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Sabato, 27 Aprile 2024
Operazione "Gordio" / Palermo

Droga, armi e corruzione: blitz antimafia nel palermitano, decine gli arrestati

L'operazione di carabinieri e Dia di Palermo ha colpito il mandamento storico di Partinico

Blitz contro il mandamento di Partinico. Alle prime ore di oggi i carabinieri del comando provinciale di Palermo e la Direzione Investigativa Antimafia hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare per 85 persone, ritenute responsabili a vari titolo di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di droga, reati in materia di armi, estorsione e corruzione. L'operazione si è svolta nella provincia di Palermo e in altre regioni italiane, con il coordinamento della Dda. In sessantatré sono finiti in carcere, 18 si trovano agli arresti domiciliari e quattro sono sottoposti  a obblighi di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria.

Come evidenziato dal gip nell’ordinanza cautelare è emersa "l’immagine di una vera e assai allarmante balcanizzazione degli scenari criminali partinicesi" che consente di "presagire futuribili scenari di nuove e forse imminenti guerre di mafia nella provincia palermitana storicamente nota come tra le più attive nell'ambito criminale del traffico di stupefacenti".

L'operazione di carabinieri e Dia

L'operazione, denominata 'Gordio' e effettuata con il supporto di unità cinofile, del nucleo elicotteri e dello squadrone cacciatori di Sicilia, ha riguardato le province di Palermo, Trapani, Latina, Napoli, Roma e Nuoro dove sono stati eseguiti 70 dei provvedimenti cautelari complessivi per imputazioni di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti (5 organizzazioni individuate) e reati come produzione e traffico di stupefacenti (marijuana, cocaina e hashish), ma anche reati in materia di armi e contro la pubblica amministrazione (corruzione di un agente della polizia penitenziaria in servizio presso il carcere Pagliarelli di Palermo). 

Quattordici le persone arrestate dalla Dia, nelle province di Palermo, Trapani, Roma, Milano, Reggio Calabria e Cagliari: dieci sono in carcere, quattro ai domiciliari e una è sottoposta all'obbligo di dimora nel comune di residenza e di presentazione alla polizia giudiziaria. Per loro le accuse, a vario titolo, sono di associazione finalizzata alla coltivazione, alla produzione e al traffico illeciti di sostanze stupefacenti.

Il blitz nel feudo della famiglia Vitale di Partinico

L'inchiesta è nata dagli accertamenti avviati dai carabinieri della compagnia di Portinico nel novembre 2017 su un imprenditore del settore viticolo, Ottavio Lo Cricchio, e Michele Vitale, esponente della famiglia mafiosa dei Vitale, storici capi del mandamento mafioso di Partinico e noti come 'Fardazza'.

Tra gli arrestati c'è anche la collaboratrice di giustizia Giusi Vitale, da poco estromessa dal programma di protezione. L'ex capomafia della famiglia 'Fardazza' in passato aveva dato un contributo importante per raccontare i retroscena di Cosa nostra. Secondo l'accusa, corroborata dalle intercettazioni, la donna avrebbe gestito un imponente traffico di cocaina dalla località segreta dove viveva, d'accordo con i parenti in Sicilia. Avrebbe acquistato la droga dai Casamonica e in Calabria.

Tra i destinatari delle misure cautelari c'è anche un agente di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere Pagliarelli di Palermo. È accusato di corruzione aggravata e si trova ai domiciliari: avrebbe favorito le comunicazioni all'esterno di Francesco Nania, tratto in arresto per associazione mafiosa nel febbraio 2018, perché individuato quale referente della famiglia di Partinico. L'agente avrebbe inoltre rivelato agli indagati informazioni relative all’organizzazione della struttura carceraria per ostacolare le indagini ed evitare le intercettazioni. I servizi resi dall’agente sarebbero stati retribuiti con piccoli regali come generi alimentari (ricotta, arance, carne di capretto), capi di abbigliamento (felpe, tute), il lavaggio mensile dell’auto e l’acquisto di carburante ad un prezzo inferiore a quello di mercato.

Sarebbero emersi anche legami tra boss e alcuni politici locali di Partinico. Un anno fa il Consiglio comunale fu sciolto per i condizionamenti mafiosi dell'attività amministrativa.

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