Carabinieri arrestati a Piacenza, Ilaria Cucchi: “Basta parlare di mele marce, il problema è nel sistema"
“Bisogna andare fino in fondo e non fare sconti a nessuno”, dice la sorella del geometra romano morto nel 2009
"La vicenda di Piacenza è un fatto enorme e gravissimo che ricorda il caso di mio fratello". A parlare così è Ilaria Cucchi, commentando l’indagine della Procura di Piacenza su alcuni carabinieri accusati tra l’altro di traffico di droga, estorsioni e tortura.
"Bisogna andare fino in fondo e non fare sconti a nessuno, come hanno dimostrato magistrati coraggiosi nell'inchiesta sulla morte di mio fratello e anche in questa indagine”, ha detto la sorella del geometra romano arrestato il 15 ottobre 2009 per droga e deceduto una settimana dopo all’ospedale Sandro Pertini di Roma. Lo scorso novembre sono stati condannati in primo grado a dodici anni per omicidio preterintenzionale due carabinieri accusati del suo pestaggio. Un altro processo, il “Cucchi ter”, è stato aperto sui presunti depistaggi nelle indagini sulla morte di Stefano Cucchi, con imputati otto carabinieri accusati a vario titolo di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia.
“Basta parlare di singole mele marce, i casi stanno diventando davvero troppi. Il problema è nel sistema. Mi vengono in mente i tanti carabinieri del nostro processo che vengono a testimoniare contro i loro superiori e mi chiedo con quale spirito lo facciano quando poi spuntano comunicati dell'Arma, come successo subito dopo la testimonianza del loro collega Casamassima".
La madre di Federico Aldrovandi: "Quanti cesti di mele marce abbiamo accumulato?"
“Quanti cesti di mele marce abbiamo accumulato?”, si chiede amara Patrizia Moretti, la madre di Federico Aldrovandi, il ragazzo appena diciottenne morto a Ferrara nel 2005 durante un controllo di polizia. Quattro agenti sono stati condannati a tre anni e sei mesi di reclusione per “eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi”.