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Venerdì, 26 Aprile 2024
Violenze polizia

Nove anni fa veniva ucciso Federico Aldrovandi

Aveva diciotto anni Aldro, oggi ne avrebbe 27. Fu ucciso da quattro poliziotti e all'inizio neppure i media locali parlavano della facenda. Oggi è un caso nazionale, un'associazione, una storia da non dimenticare

Federico aveva diciotto anni nel 2005, viveva a Ferrara, era appassionato di musica e come molti ragazzi della sua età e della sua zona probabilmente pensava di andare a studiare a Bologna. Tornava da quella città e da una delle sue feste la notte in cui è stato fermato da quattro poliziotti. Per comprendere cosa fosse successo da quel momento alla morte di Federico (avvenuta poco dopo quell'incontro) ci sono voluti sette anni e quattro condanne in via definitiva.

A uccidere Federico sono stati Enzo Pontani, Luca Pollastri, Paolo Forlani e Monica Segatto ma per poterlo comprendere la famiglia di Federico ha messo in piedi una lunga battaglia per chiedere verità e giustizia, con a fianco l'avvocato Fabio Anselmo e quella parte di Ferrara che voleva. Da Ferrara il loro impegno è arrivato a Roma, con Ilaria e i familiari di Stefano Cucchi, a Varese con Lucia e i parenti di Giuseppe Uva e da allora ha girato l'Italia.

Quella per Federico è stata una battaglia che ha coinvolto molte persone, fatto riaprire inchieste, portato alla luce fatti di cronaca. Il caso Aldrovandi in qualche modo ha fatto risvegliare in parte della società civile l'idea che Patrizia, madre di Aldro, stesse lottando per suo figlio ma anche per tutti: Federico era un ragazzo come tanti e quella notte al suo posto poteva esserci chiunque.

Dopo la prima sentenza, i sindacati della polizia avevano lanciato una campagna per confutare la decisione del tribunale di primo grado e chiedere la revisione del processo. Nel marzo del 2013 il sindacato Coisp aveva organizzato un sit-in di solidarietà con i colleghi condannati sotto l’ufficio di Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, che aveva commentato dicendo: "Non ho parole".

L'ultimo episodio avvenne avvenne nell'aprile 2014 durante una delle sessioni del congresso del Sindacato autonomo di polizia (SAP) al Grand Hotel di Rimini. Qui i delegati dell’organizzazione dedicarono un applauso di diversi minuti a tre dei quattro agenti condannati in via definitiva per la morte di Aldrovandi. Il portavoce del SAP, Massimo Montebove, aveva giustificato il lungo applauso spiegando che "rispettiamo le sentenze, ma abbiamo voluto esprimere solidarietà a questi ragazzi e a tutti coloro che fanno questo lavoro".

Patrizia Moretti ha spesso detto che "quello che è successo a Federico non deve ripetersi" e come darle torto? Ma non dovrebbero ripetersi neppure gli episodi avvenuti dopo la sua morte. Perché il dolore del lutto va rispettato sempre, anche ad anni di distanza. Per tutte queste ragioni Federico non va dimenticato.

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