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Sabato, 27 Aprile 2024
Caso Elena Ceste

Omicidio Elena Ceste: Buoninconti incastrato da un unico "errore"

Un delitto a lungo premeditato, scrivono i magistrati nelle motivazioni della sentenza di condanna. "L'uomo ha agito con straordinaria freddezza, ha aspettato una mattina in cui era a casa dal lavoro"

"Pur avendo agito con straordinaria freddezza", Buoninconti ha commesso "un unico errore" che ha permesso agli inquirenti di incastrarlo. Lo si legge nelle motivazioni della sentenza di primo grado che ha condannato il coniuge di Elena Ceste ad una pena di trent’anni di reclusione.

L'errore di cui parla il giudice Roberto Amerio si riferisce alle chiamate effettuate da Michele al cellulare della moglie il giorno dell’omicidio, nel timore che l’apparecchio fosse stato smarrito in un luogo compromettente.  

Così, preso dall’ansia di ritrovarlo, l'uomo ha commesso uno sbaglio che si è rivelato decisivo per la sua condanna: l'analisi delle celle telefoniche ha dimostrato che Buoninconti era "nell'area del ritrovamento del corpo di Elena in un orario compatibile" con quello del delitto.

UN DELITTO PREMEDITATO - Quello di Elena Ceste, inoltre, fu un omicidio a lungo premeditato, elemento che ha pesato non poco sull’entità della condanna: secondo il magistrato è probabile che Buoninconti abbia ideato il piano già "nell'autunno del 2013" dopo "un primo confronto con la moglie", ma poi vi ha soprasseduto in attesa che la donna tornasse "nei controllati ritmi famigliari".

HA AGITO IN UN GIORNO DI FERIE - La svolta il 21 gennaio quando il vigile del fuoco ha visto per caso i messaggi inoltrati da Elena a un amico. La scelta di agire il 24 è stata "consapevolmente sfruttata" perché l’imputato proprio quella mattina era a casa dal lavoro.

Ma c’è un altro elemento che ha convinto i magistrati sull’esistenza della premeditazione: quei dodici minuti che intercorrono tra il delitto e il momento in cui il cellulare di Buoninconti viene intercettato nell’area del Rio Mensa. Troppo pochi per un omicidio commesso d’impeto. Il ragionamento che fa il giudice è dunque il seguente: Buoninconti sapeva già dove occultare il cadavere di Elena, avendo preparato con cura e a lungo il delitto.

Il giudice sottolinea inoltre "la tristezza" manifestata da Elena il 22 gennaio durante un incontro con un'amica, che dimostra "il disagio della donna di fronte ai contrastati sentimenti provocati contemporaneamente dal suo desiderio di evasione e dall'amore per la famiglia, identificata soprattutto nei figli"
 

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