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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Livorno

Morti in corsia a Piombino, scarcerata l'infermiera: "Non ci sono prove"

La donna era stata arrestata con l’accusa di aver provocato la morte di tredici pazienti del reparto di rianimazione dell’ospedale Villamarina di Piombino con dosi di eparina

Colpo di scena nella vicenda di Fausta Bonino. L'infermiera di Piombino, in carcere dal 31 marzo scorso, ha lasciato l'istituto don Bosco di Pisa. Il tribunale del riesame di Firenze ha annullato l’ordinanza d’arresto: la donna è libera dopo ventuno giorni in cella.

Fausta Bonino era stata arrestata con l’accusa di aver provocato la morte di tredici pazienti del reparto di rianimazione dell’ospedale Villamarina di Piombino con dosi di eparina, una sostanza che avrebbe procurato una morte pressoché istantanea. Al riesame si era rivolto il difensore Cesarina Barghini. Solo qualche giorno fa per il caso della presunta infermiera killer la procura aveva disposto la riesumazione di sette corpi. Durante il riesame, la donna si è sempre dichiarata innocente, ribadendo attraverso il suo legale l'inesistenza di motivi medico-scientifici che ne attestino la colpevolezza.

LE INDAGINI - Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, l'obiettivo degli investigatori è quello di trovare tracce identiche su tutti i cadaveri, segno tangibile di una forte emorragia causata da iniezioni in dosi massicce di eparina, l’anti coagulante che secondo gli investigatori la Bonino avrebbe usato nel suo disegno di morte tra il 2014 e il 2015, gli anni in cui sono avvenuti questi decessi misteriosi, sempre durante i turni dell’infermiera. Ed è proprio questo punto uno dei perni su cui si era basato l’arresto, scrive il Corsera. La Procura avrà a disposizione i corpi di solo sette delle tredici presunte vittime complessive, dato che gli altri sei sono stati cremati subito dopo la morte.

La 56enne ha lasciato il carcere Don Bosco accompagnata dal figlio. E' stata lei stessa a chiamare il marito, Renato Di Biagio, dicendogli di andarla a prendere. Intanto la difesa, che aveva chiesto la scarcerazione perché non sussistevano "i pericoli di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove", fa sapere di non conoscere ancora i termini della decisione del Tribunale del Riesame.

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