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Lunedì, 29 Aprile 2024
Le regole di boss e affiliati / Palermo

Le regole della mafia scritte in uno "statuto" tramandato da generazioni

Sette persone sono state arrestate nell'ambito di un'indagine della Dda di Palermo. Individuati "uomini d'onore riservati" legati a Provenzano e Messina Denaro. Un'intercettazione svela l'esistenza della "Costituzione" di Cosa nostra

Nulla accade per caso, la mafia avrebbe un vero e proprio "statuto" scritto dai suoi "padri costituenti" al quale gli affiliati si rifanno anche oggi. È quanto emerge dall'inchiesta dalla Dda (direzione distrettuale antimafia) di Palermo che oggi ha fatto scattare sette arresti.

Il blitz condotto all'alba del 24 gennaio tra Palermo, Riesi (Caltanissetta) e Rimini è culminato nell'esecuzione di sette ordinanze: cinque di custodia in carcere e due ai domiciliari. Gli indagati rispondono di associazione di tipo mafioso ed estorsioni, consumate e tentate, "con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività mafiosa e di essersi avvalsi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva".

L'indagine ha permesso di  smantellare la famiglia mafiosa palermitana di Rocca Mezzomonreale, inquadrata nel mandamento di Pagliarelli. Secondo l'accusa è stato confermato il peso di "storiche figure di vertice". Si tratta di uomini già coinvolti nella gestione operativa della trasferta in Francia del capomafia Bernardo Provenzano per sottoporsi a cure mediche. Gli stessi avrebbero tenuto i contatti con l’allora capomafia trapanese latitante Matteo Messina Denaro, arrestato la scorsa settimana a Palermo.

Uomini d'onore "riservati"

Dalle indagini è emersa la presenza di "uomini d’onore riservati" rimasti finora del tutto estranei alle cronache giudiziarie. "Pur dimostrando una piena adesione al codice mafioso universalmente riconosciuto da cosa nostra, godrebbero di una speciale tutela e verrebbero chiamati in causa soltanto in momenti di particolare criticità dell’associazione", spiegano i carabinieri.

Il rispetto del "codice mafioso scritto"

I militari hanno intercettato una riunione della famiglia mafiosa di Palermo-Rocca Mezzomonreale, che si è tenuta nelle campagne di Caltanissetta: in questo contesto è arrivato da parte di alcuni indagati il richiamo al rispetto delle regole e dei principi più arcaici che sarebbero compendiati in una sorta di "carta costituzionale" di Cosa nostra. Un compendio scritto dai “padri costituenti” e ritenuto baluardo dell’esistenza stessa di cosa nostra. 

Il gip che ha dato l'ok agli arresti definisce la conversazione captata "di estrema rarità nell'esperienza giudiziaria" dal momento che viene fatto esplicito richiamo all'esistenza del "codice mafioso scritto".

L'architetto condannato a morte

L'indagine ha consentito poi di sventare un progetto di omicidio nei confronti di un architetto. Il professionista era finito nel mirino del clan perché ritenuto responsabile di una serie di "mancanze" nello svolgimento del proprio lavoro.

L'inchiesta ha portato alla luce anche una serie di estorsioni mirate a rimpinguare le casse della famiglia mafiosa:commercianti e imprenditori subivano le richieste di denaro o l'imposizione di ditte riconducibili a Cosa nostra. Ricostruito anche un episodio inquietante: gli indagati appesero al cancello della vittima del pizzo una bambola con un proiettile conficcato in fronte.

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