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Martedì, 30 Aprile 2024
La condanna / Salerno

A 15 anni uccise e fece a pezzi il padre con l'aiuto della famiglia: "Nessun pentimento"

Secondo i giudici il ragazzo avrebbe "appreso la violenza come strumento risolutore dei problemi" all'interno della famiglia, che "ha inibito lo sviluppo di un’affettività sana ed equilibrata". Il contesto disfunzionale è stato ricostruito grazie alle videocamere di sorveglianza dell'abitazione

È stato condannato in via definitiva il 17enne di Salerno che nel 2022, all'età di 15 anni, uccise e mutilò il padre Ciro Palmieri con l'aiuto della madre, Monica Milite, e del fratello maggiore.

Come ricostruito dagli inquirenti, al culmine di un litigio furibondo i tre aggredirono l'uomo con varie coltellate, il tutto davanti agli occhi del fratello più piccolo, che all'epoca aveva 11 anni. Dopodiché fecero a pezzi il corpo, e, dopo averli chiusi in un sacco di plastica, li gettarono da un dirupo. Più tardi la donna denunciò la scomparsa del marito arrivando a rivolgersi, oltre che ai carabinieri, anche alla trasmissione "Chi l'ha visto?".

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La famiglia fu però incastrata dalle immagini delle telecamere di sorveglianza della propria casa, analizzate dai Ris dopo il ritrovamento dei resti dell'uomo.

I giudici: "Nessun reale pentimento". L'omicidio maturato in famiglia 

Il 17enne è stato ora condannato a 13 anni e 4 mesi di carcere per omicidio, vilipendio e occultamento di cadavere. In rito abbreviato era stato condannato a 16 anni, ma rinunciando a ricorrere in appello ha ottenuto uno sconto di pena da parte del tribunale dei minorenni.

Secondo i giudici, il ragazzo non mostrerebbe alcun "reale pentimento". Visionando un anno di vita della famiglia Palmieri tramite i filmati girati dalle telecamere dell'abitazione - che erano stati cancellati ma recuperati dai Ris - gli inquirenti hanno ricostruito il contesto familiare nel quale è maturato il delitto.

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Secondo i giudici, il 17enne "ha appreso la violenza come strumento risolutore dei problemi" all'interno della sua stessa famiglia, che "ha inibito lo sviluppo di un’affettività sana ed equilibrata".

Il profilo borderline del padre e il ruolo della madre 

Le perizie hanno delineato il profilo psicologico del giovane e quello del padre, panettiere di di Giffoni Valle Piana, in provincia di Salerno. "Un padre-padrone dall'indole tirannica e controllante, dall'umore bordeline, capace di punizioni, anche fisiche ingiustificate ed improvvise verso tutti i figli e di violenze continue contro la madre".

Una famiglia disfunzionale con un clima di costante violenza e aggressività, nella quale la madre avrebbe rappresentato un "elemento di scontro continuo con il marito". L'adolescente avrebbe quindi maturato e vissuto l'omicidio come una "liberazione dalla oppressione della figura paterna".

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