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Martedì, 30 Aprile 2024
Le indagini / Ancona

Padre della 15enne bengalese suicida: "Nozze combinate? Non è vero. Mia figlia era troppo giovane"

Il genitore deve rispondere di istigazione al suicidio

Si continua a indagare sulla morte di Mithila, la 15enne bengalese gettatasi dal terzo piano della propria abitazione ad Ancona forse per sfuggire a un matrimonio combinato. Il padre, indagato per istigazione al suicidio, nega tutto. Non era in casa al momento dei fatti, c'erano solo la madre e la sorella. A giorni dovrebbe essere ascoltato dagli inquirenti. 

Gli esiti dell’autopsia non sono ancora stati depositati ma sembrerebbe che la giovane sia morta a causa dei gravi traumi riportati e che sul suo corpo non ci fossero lesioni pregresse, ma ci sono altre cose da appurare anche relativamente alla sua verginità. Il folle gesto della ragazza, infatti, risale al 30 ottobre scorso, il giorno seguente Mithila avrebbe dovuto fare una visita ginecologica. Non si ancora se a preoccupare la giovane, di religione musulmana, sia stata proprio quella visita.

Intanto sono stati sequestrati alcune pagine di un diario della ragazza e il suo cellulare. Il telefonino verrà analizzato per vedere se ci sono elementi che confermano l'ipotesi di reato.

Ragazza precipita dal terzo piano, indagato il padre per istigazione al suicidio

Le confidenze della ragazza a un'insegnante

Apparso molto provato all'uscita dall'obitorio, sorretto da due amici, mentre la moglie urlava abbracciata al figlio, il 49enne operaio di un cantiere navale ha dichiarato: "Nozze combinate? Non è vero. Mia figlia era troppo giovane". Eppure il sospetto che il gesto dell'adolescente sia dovuto alla prospettiva di un matrimonio combinato sembra rafforzarsi. Della vicenda si erano interessati anche i servizi sociali del comune di Ancona, dopo che la ragazzina, lo scorso anno, mentre frequentava la terza media, si era confidata con una insegnante. Aveva rivelato che il padre voleva che finite le scuole medie non continuasse gli studi per sposarsi in Bangladesh.

Il fatto era stato segnalato alla procura minorile, che aveva disposto il divieto di espatrio per la ragazza. Era stato anche avviato un percorso con un consultorio familiare, al termine del quale i genitori erano stati dichiarati idonei a esercitare la potestà genitoriale.

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