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Domenica, 28 Aprile 2024
L'orrore / Napoli

Cuginette stuprate dal branco a Caivano: l’inchiesta si allarga

Picchiate e violentate per mesi da più di sette ragazzi. La procura avrebbe sequestrato 10 cellulari e gli smartphone di una delle vittime e della madre

Ci sarebbero anche due figli di camorristi tra i 15 ragazzini del branco che avrebbe abusato per mesi di due cuginette di 11 e 12 anni di Caivano, in provincia di Napoli, nelle zone più isolate e degradate del Parco Verde. Sarebbero giovanissimi, quasi tutti minorenni. Sembra che il branco inizialmente fosse composto da 6 o 7 ragazzini ma poi con il passare del tempo si sarebbe allargato. Potrebbero essere coinvolti anche ragazzi con meno di 14 anni, non imputabili. Sembra che filmassero le violenze con i cellulari minacciando le vittime di far girare le immagini se si fossero ribellate. Non solo abusi sessuali, ma anche botte e pressioni psicologiche. Le violenze contro le bambine sarebbero andate avanti per mesi, potrebbero essere iniziate a gennaio di quest’anno. Attraverso varie chat, un filmato o alcune immagini sarebbero finite sul telefonino del fratello di una delle vittime, portando i genitori dalle forze dell'ordine.

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Le indagini

Sul caso che sta sconvolgendo l’Italia, dopo quello dello stupro di gruppo di Palermo, vige il massimo riserbo da parte degli investigatori. Non è stato confermato nemmeno il fermo dell'unico maggiorenne indagato. La procura dei minorenni di Napoli ha persino aperto un fascicolo sulla fuga di notizie. Dopo la denuncia degli stupri fatta ai carabinieri dai familiari delle due vittime si cercano i video e altre prove per ricostruire l’accaduto. Sembra che almeno 10 telefoni cellulari degli indagati siano stati sequestrati e che la procura abbia disposto anche l’acquisizione degli smartphone di una delle vittime e della madre, per cercare di capire quanto le cuginette fossero seguite dalle rispettive famiglie.

La mamma di una delle vittime respinge le accuse di incuria avanzate dagli assistenti sociali e avallate dal tribunale minorile che hanno fatto collocare la figlia e la cuginetta in una comunità protetta, sottraendole alle famiglie. "Non abbiamo colpe. In questo degrado umano e sociale abbiamo fatto sempre il possibile per il bene di mia figlia, sono accuse che non meritiamo. Io devo andare via, per il bene di mia figlia e per la nostra famiglia".

Il rione maledetto

Le due vittime vivono in un contesto sociale particolarmente difficile, quello del Parco Verde di Caivano, regno della criminalità organizzata. Il rione è finito spesso in passato sotto i riflettori della cronaca per episodi di violenza. Al Parco Verde c'è un clima "di morte e di deserto", ammette il parroco Maurizio Patriciello che da anni denuncia le malefatte della camorra e le colpevoli assenze delle istituzioni.

"Non riesco più a sopportare l'idea di dover continuare a vivere in questo posto. Qui c'è un inferno", avrebbe dichiarato la mamma di una delle vittime. "Abbiamo avuto fiducia nelle istituzioni, ma al Parco Verde la politica è sempre stata assente".

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