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Domenica, 28 Aprile 2024
Secondigliano

I fidanzati uccisi dal gas in un garage: tutto quello che sappiamo

Disposta l'autopsia per far luce sulle ultime ore di Vincenzo Nocerino e Vida Shahvalad, i due fidanzati ventenni morti in un box auto a Secondigliano, seminudi nell'autovettura lasciata accesa

Vincenzo Nocerino era nato nel 1999 ed era un webdesigner, ma aiutava anche suo padre Alfredo Nocerino, co-titolare di una pizzeria a Fuorigrotta. Vida Shahvalad, quattro anni più giovane, si era trasferita da anni con la sua famiglia dall'Iran a Caserta, e a Napoli frequentava l'università. La notte di venerdì 16 marzo erano usciti con gli amici, per poi decidere di concedersi un po' di intimità prima di tornare a casa. Si erano così fermati nel garage davanti alla casa dove abitava Vincenzo, a Secondigliano, periferia nord di Napoli, lasciando l'autovettura accesa per scaldarsi, senza rendersi conto che il monossido di carbonio di lì a poco li avrebbe uccisi.

Si appartano nel garage con l'auto accesa: morti due fidanzatini 

Li hanno trovati ancora abbracciati nella Fiat Panda rossa all'interno del box auto poco dopo le nove del mattino di sabato: l'autovettura aveva ancora il motore acceso. È stato Alfredo Nocerino, il padre di Vincenzo, a trovare per primo i cadaveri del figlio e della ragazza in via Fosso del Lupo cercando di rianimarli senza rendesi conto subito che fosse già troppo tardi. Sul posto sono arrivate due ambulanze, ma per il personale del 118 era rimasto solo il compito burocratico di annotare il decesso. Il sostituto procuratore Maria Sofia Cozza ha aperto un fascicolo di inchiesta e l'autopsia potrà verificare la fondatezza o meno dell'ipotesi principale, quella della tragedia, anche se nessuna pista viene esclusa al momento dagli inquirenti.

Mentre il padre di Vincenzo non si dà pace. Certo il fatto che i due siano stati trovati semi svestiti potrebbe spiegare il gesto di accendere il motore dell’auto per scaldarsi: una leggerezza costata cara ai due giovani, che poi si sarebbero addormentati senza più risvegliarsi.

La morte di Vincenzo e Vida ricorda quella, altrettanto tragica, dei tre bambini morti insieme alla madre nel loro appartamento a Bologna nella tarda serata di giovedì 14 marzo scorso: qui Stefania Alexandra aveva acceso una stufetta elettrica su comodino della stanza da letto in cui dormiva con i figli di 6 e 2 anni: un corto circuito del calorifero o della presa elettrica avrebbe sprigionato qui fumi tossici che non ha dato loro speranza.

Così Stefania ha cercato di salvare i figli dal rogo della stufetta elettrica: cosa sappiamo dell'incendio di Bologna

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