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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Divorzio, addio all'assegno basato sul "tenore di vita": i nuovi parametri

Quattro saranno gli indici che, dopo la storica pronuncia degli Ermellini, sarano presi in considerazione per accertare la sussistenza o meno dell'indipendenza economica dell'ex coniuge che richiede l'assegno di divorzio

Una sentenza che fa scuola, una pronuncia che rivoluziona il diritto di famiglia, un tornado che sovverte non solo la giurisprudenza, ma anche il modo di pensare (e di vivere) i rapporti patrimoniali in costanza di matrimonio. 

La pronuncia numero 11504/17 della Cassazione, pubblicata ieri in materia di assegno di divorzio, spazza via anni di consuetudine che, a partire da 1970, anno della legge sul divorzio, collegava la sua entità al parametro del "tenore di vita matrimoniale" di cui aveva goduto durante il matrimonio stesso la parte economicamente più debole della coppia (solitamente la donna) . 

Ammesso che ancora ci sia chi ritiene che il matrimonio garantisca una qualche sistemazione economica vita natural durante, il tenace propugnatore è chiamato a ricredersi, adesso più che mai. La Cassazione, trattando la causa dell’ex ministro dell’Economia Vittorio Grilli e l’ex moglie Lisa Caryl Lowenstein, è stata chiarissima: la quantificazione dell'assegno divorzile avente natura “assistenziale” avrà come parametro "l'indipendenza o autosufficienza economica” dell’ex coniuge che lo richiede. 

ASSEGNO DI DIVORZIO, I NUOVI INDICI. Addio al "tenore di vita" come punto di riferimento per quantificare l'assegno, dunque. Adesso sono 4 i parametri introdotti dagli Ermellini per "per accertare" la sussistenza o meno "dell'indipendenza economica" dell'ex coniuge, l'adeguatezza dei "mezzi" e la possibilità di procurarseli".

1 - Il possesso di redditi di qualsiasi specie;
2 - Il possesso di cespiti patrimoniali mobiliari ed immobiliari, tenuto conto del costo della vita nel luogo di residenza (dimora abituale) della persona che richiede l'assegno;
3 - le capacità e le possibilità effettive di lavoro personale, in relazione alla salute, all'età, al sesso ed al mercato del lavoro indipendente o autonomo;
4 - la stabile disponibilità di una casa di abitazione. 

Sarà a carico dell'ex coniuge che chiede l'assegno "allegare, dedurre e dimostrare di non avere i mezzi adeguati e di non poterseli procurare per ragioni obiettive". "Tale onere probatorio" - precisa la Cassazione - "ha ad oggetto i predetti indici principali, costitutivi del parametro dell’indipendenza economica, e presuppone tempestive, rituali e pertinenti allegazioni e deduzioni da parte del medesimo ex coniuge, restando fermo, ovviamente il diritto all’eccezione e alla prova contraria dell’altro ex coniuge al quale l’assegno è chiesto". 

I PARERI DELLE AVVOCATE. "Con la sentenza di oggi (ieri, ndr) le donne finalmente impareranno a difendere il loro diritto alla dignità, all’autonomia e al lavoro. Adesso dovranno alzarsi anche i mariti, quando di notte i figli piangono. Se vogliono che la moglie non lavori, lei dovrà pretendere la comunione dei beni": commenta così, al Corriere della Sera, Annamaria Bernardini de Pace, la "matrimonialista temutissima dai mariti" certa che "la dignità sta nell’autoresponsabilità e nell’autonomia economica".

"Ci sono ex mogli ed ex mogli" dice poi, dal canto suo, sempre al Corriere della Sera,la collega Giulia Bongiorno: "Se si tratta di una donna che, come spesso accade, ha destinato tempo e risorse alla famiglia, allora credo che abbia diritto a un riconoscimento concreto per il suo impegno".  

Per la Bongiorno si tratta di "una sentenza a due facce": "Da un lato vedo l'aspetto innovativo. Il riconoscimento della donna come soggetto indipendente e non come ultima ruota del carro. Ecco, da questo punto di vista è un vero riconoscimento (...)". L'altra faccia? "Il principio che sancisce non dovrebbe essere applicato nei confronti di una donna che si preoccupa dei più deboli in famiglia".  

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