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Sabato, 27 Aprile 2024
Il contributo

Il bonus anziani da 850 euro al mese è per pochi

Il Consiglio dei ministri di lunedì 11 marzo ha dato il via libera al decreto attuativo che istituisce un contributo universale valido per il biennio 2025-2026 e destinato a chi è già titolare dell'indennità di accompagnamento. I 4 requisiti per questa misura prevista dal Pnrr restringono molto la platea dei beneficiari. Tutto quello che c'è da sapere

Il bonus anziani c'è, ma è per pochi. Dal 1° gennaio 2025 l'indennità di accompagnamento si rafforza, perché nel Consiglio dei ministri di lunedì 11 marzo il governo Meloni ha approvato la riforma dell'assistenza agli anziani, istituendo un assegno universale mensile da 850 euro. Si tratta di una misura prevista dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e finanziata con 500 milioni di euro per il biennio 2025-2026, in risposta alle gravi carenze italiane sulla cura e la presa in carico degli anziani. La sperimentazione biennale del nuovo bonus partirà a gennaio 2025 e, salvo futuri possibili ampliamenti dei requisiti previsti, coinvolgerà circa 25mila persone (su un totale di circa 4 milioni di persone anziane non autosufficienti). La platea è molto ristretta, dunque. Ma andiamo con ordine.

I 4 requisiti per avere il bonus da 850 euro al mese

Come previsto dal primo decreto attuativo della legge 33/2023, ai cittadini di età superiore agli 80 anni e non autosufficienti verrà riconosciuto un contributo all'assistenza valido fino al 31 dicembre 2026. L'assegno di assistenza dal valore di 850 euro si cumula così con l'indennità di accompagnamento da 531,76 euro, per un totale di circa 1.380 euro al mese. Oltre all'età e alla condizione di non autosufficienza, un altro requisito per il bonus anziani è un'attestazione Isee non superiore ai seimila euro annui. In sostanza e in sintesi, quindi, per ottenere questo bonus sono necessari 4 requisiti: aver superato gli 80 anni d'età, avere un bisogno assistenziale "gravissimo" (definito e certificato dall'Inps), essere già beneficiari dell'indennità di accompagnamento e avere un indicatore della situazione economica equivalente non superiore ai seimila euro. 

A cosa serve e quando può essere revocato

Il bonus anziani è finalizzato unicamente al pagamento di badanti o di imprese che erogano servizi di assistenza. La revoca scatta in caso di un utilizzo diverso. In altre parole, il contributo verrà revocato nel caso in cui non venisse speso per i servizi previsti dal decreto legge, ovvero per retribuire il lavoro di cura e assistenza svolto da badanti o caregiver, o per pagare strutture di cura. Le modalità di assegnazione e la procedura per fare domanda non sono ancora state specificate, ma potrebbe essere l'Inps a verificare automaticamente che il richiedente rispetti i requisiti.

E i soldi?

E veniamo al capitolo delle risorse a disposizione, nel dettaglio. Per quanto concerne i fondi (500 milioni di euro in totale per il 2025 e il 2026), il contributo può contare su 150 milioni di euro dal "Fondo nazionale per le non autosufficienze" e 250 milioni dal "Programma nazionale inclusione e lotta alla povertà 2021-2027". Altri 100 milioni di euro arrivano dalla "missione 5" del Pnrr.

Le critiche delle opposizioni

Maria Teresa Bellucci, viceministro del lavoro e delle politiche sociali del governo Meloni, ha detto che la riforma varata da Palazzo Chigi "inizierà a dare certezze alle persone anziane in termini di miglioramento della qualità della vita, della possibilità di scongiurare isolamento e solitudine, di semplificare l'accesso ai servizi e promuovere questa stagione della vita in maniera dignitosa". Dalle opposizioni, invece, sono arrivate forti critiche al provvedimento. Per la senatrice del Partito democratico Sandra Zampa, "non c'è traccia della riforma dell'assistenza domiciliare, vero fiore all'occhiello della legge delega a cui bisognava dare gambe grazie anche agli infermieri e ai medici di comunità". Il Movimento 5 stelle, invece, ritiene "la platea limitata a fronte di 4 milioni di anziani non autosufficienti".

Pochi mesi fa 57 associazioni e organizzazioni della società civile coinvolte nell'assistenza e nella tutela degli anziani - dalle Acli alla Caritas, da Cittadinanzattiva al Forum terzo settore - avevano lanciato un appello al governo Meloni per una riforma sulla non autosufficienza, attesa da 26 anni, parlando di "immobilismo non più tollerabile".
 

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