rotate-mobile
Sabato, 27 Aprile 2024
Allarme consumi e investimenti

La svista del governo sul Pil: l’economia italiana rallenta più del previsto

L'Istat taglia le stime di crescita segnalando problemi di domanda interna su consumi e investimenti. Le associazioni dei consumatori parlano di un "calo allarmante" mentre c'è ancora chi pensa che sia tutta colpa del rallentamento della Germania e della Cina

I primi di agosto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, aveva detto di essere "prudentemente e responsabilmente ottimista" sul futuro dell’economia italiana, dichiarandosi convinto "di centrare la crescita prevista a dicembre dell'1 per cento, anzi di superarla", nonostante alcuni fattori di destabilizzazione come il rialzo dei tassi e la guerra. Un mese dopo l’Istat ha rivisto al ribasso le stime di crescita dell’economia per il secondo trimestre dell’anno, aggiornando di conseguenza in negativo la variazione acquisita del Pil per il 2023: +0,7 per cento dal +0,8 indicato a luglio. Il rischio di una recessione tecnica è alle porte, avvertono le associazioni dei consumatori preoccupate dal forte calo dei consumi e degli investimenti. Gli esponenti del governo Meloni, però, continuano a dire che il rallentamento è da attribuirsi a fattori esterni: alla frenata della Germania, ai problemi economici della Cina. Come stanno davvero le cose?

L'economia italiana frena, Meloni dà la colpa alla Germania ma c’è altro

Pil, l’Istat taglia le stime per il 2023

Brutte notizie per l’Italia. Nel secondo trimestre del 2023 il Pil è diminuito dello 0,4 per cento rispetto al trimestre precedente ed è cresciuto dello 0,4 per cento nei confronti del secondo trimestre del 2022. Lo rende noto l'Istat, rivendo al ribasso la stima diffusa in via preliminare a fine luglio (-0,3 percento su trimestre e +0,6 su anno). Rispetto al trimestre precedente, risultano in calo tutti i principali aggregati della domanda interna: con i consumi che segnano un -0,3 per cento e gli investimenti un -1,8 per cento. In calo anche le importazioni e le esportazioni, entrambe in misura pari allo 0,4 per cento. Rallentano tutti i principali comparti produttivi, con agricoltura, industria e servizi diminuiti rispettivamente dell'1,3, dell'1,4 e dello 0,1 per cento.

Il governo Meloni, stando a quanto dichiarato dal ministro dell’Economia meno di 30 giorni fa, si sarebbe accorto del rallentamento in atto nella seconda metà dell’anno, ma aveva notato anche "un’inversione di tendenza". Inversione, che a quanto pare, non c’è stata, come segnalato anche da S&P. "Il settore manifatturiero italiano - si legge in un rapporto - è rimasto impantanato in una fase di contrazione nel mese di agosto". 

La frenata dell’economia era stata più volte attribuita alle difficoltà della Germania e della Cina, ma questa volta i dati parlano chiaro: sono i consumi e gli investimenti a languire. Cresce così il rischio stagflazione anche per l’Italia (ne abbiamo parlato qui), che potrebbe iniziare con una recessione tecnica, come segna l’Unc – Unione nazionale consumatori. "Se ci salveremo e non varcheremo quel tunnel sarà solo perché nel terzo trimestre le vacanze degli italiani faranno da volano alla ripresa dei servizi - afferma il presidente Massimiliano Dona -. Il dato più preoccupante è la variazione nulla della spesa delle famiglie residenti, un indicatore evidente della difficoltà delle famiglie di arrivare a fine mese e un segno premonitore del pericolo di finire in una fase di stagflazione. Bisogna mettere in campo misure urgenti per ridare capacità di spesa agli italiani. Non basta certo confermare il taglio del cuneo fiscale. Serve molto di più!".

Torna il pericolo stagflazione: come salvare i risparmi

Visioni opposte

Parla di "dati preoccupanti" anche Confcommercio, invitando il governo "alla riflessione: in un quadro in cui le nascite di imprese del commercio sono crollate, con una sola apertura ogni due chiusure di attività nei primi sei mesi dell'anno, con l'erosione del potere d'acquisto delle famiglie che non si arresta e una inflazione che potrebbe registrare un andamento al rialzo nei prossimi mesi, occorrono interventi immediati e decisi a sostegno dell'economia. A partire proprio dai consumi: gli spazi di manovra si restringono, per cui è necessario puntare con forza su misure che possano far ripartire la spesa delle famiglie. Da questo punto di vista, la detassazione degli aumenti contrattuali e delle tredicesime è la via maestra da seguire per dare un impulso determinante alla domanda interna. Senza dimenticare di accelerare le procedure di spesa dei fondi del Pnrr, fondamentali per la crescita e il rilancio della nostra economia".

Preoccupate anche le forze di opposizione: "I dati del Pil sono sconfortanti e dimostrano che i nostri timori erano fondati", dichiara Tiziana Beghin capodelegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, mentre il capogruppo M5s al Senato Stefano Patuanelli tuona: "Hanno eliminato tutto ciò che portava crescita economica. Era solo questione di tempo, ma per il governo il ritornello è e sarà: tutta colpa del Superbonus".

Conte (M5s): "Meloni raccoglie quello che semina"

Poi c'è il commento dell'ex premier Giuseppe Conte: "Oggi Meloni raccoglie quello che ha seminato in tutti questi mesi a Palazzo Chigi con il cappello in mano di fronte ai falchi dell'austerità. Due consigli non richiesti a Giorgia Meloni - aggiunge il presidente M5s in un post - smettere di dare sempre la colpa a qualcun altro e, piuttosto, rimboccarsi le maniche per rimediare ai propri errori. Fino ad oggi si è vantata per la crescita del Pil, che in realtà è letteralmente crollato a causa dell'inerzia e dell'incapacità del Governo, che sta dilapidando l'eredità di crescita di quasi l'11% nel biennio 2021-2022".

"Non dobbiamo preoccuparci - afferma invece Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo mostrandosi in linea con il pensiero del governo Meloni -, "perché questa frenata viene da lontano, dalla Cina che a sua volta ha creato una difficoltà per la Germania che è molto esposta, l'Italia molto meno. L'Italia ha dei mercati più distribuiti geograficamente come settori ma naturalmente siamo dei grandi fornitori della Germania". Il banchiere, proprio come Giorgetti, dichiara di aspettarsi "per l'anno prossimo una crescita del Pil dell'1 per cento, un po' più veloce nella seconda parte dell'anno un po' più lenta nella prima metà".

Continua a leggere su Today.it...

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La svista del governo sul Pil: l’economia italiana rallenta più del previsto

Today è in caricamento