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Martedì, 30 Aprile 2024
La riforma fiscale

Cosa significa portare l'Iva a zero sui beni essenziali e quanto si risparmia

Il Governo lavora alla riforma fiscale. Allo studio la possibilità, già prevista dall'Ue, di ridurre l'imposta sul valore aggiunto su alcuni prodotti. Che impatto avrà e quali sono gli altri punti della riforma

Portare l'Iva (imposta valore aggiunto) a zero, riducendo quindi i prezzi, su una serie di prodotti di prima necessità. Questo uno dei punti della riforma fiscale 2023 a cui lavora il Governo. Il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, dovrebbe portare il testo in Consiglio di ministri la prossima settimana. Il Cdm in programma oggi 9 marzo a Cutro sarà dedicato quasi per intero al tema migranti.

Ad anticipare le intenzioni dell'Esecutivo per la riduzione dell'Iva è stata il sottosegretario all'Economia Sandra Savino rispondendo a un'interrogazione di Fratelli d’Italia, in commissione Finanze alla Camera."La nuova legge delega di riforma fiscale in corso di elaborazione - ha spiegato il sottosegretario - prevederà il riordino della normativa Iva nazionale per garantire il pieno allineamento tra quest’ultima e quella dell’Unione europea, nonché per razionalizzare e semplificare la disciplina dell’imposta nell’ottica del miglioramento del rapporto tra il fisco e il contribuente". 

Savino parla di "ipotesi di esenzioni, nel rispetto dei presupposti e dei limiti posti dalla direttiva Iva, nonché per razionalizzare la struttura e i livelli delle aliquote Iva ridotte". Il sottosegretario cita la direttiva dell'Unione europea 2022/542, è infatti proprio questo provvedimento concede agli Stati maggior flessibilità nell'applicazione di aliquote Iva (dal 1° gennaio 2025). La direttiva specifica prevede che l’aliquota Iva "normale" che tutti gli Stati membri devono applicare a beni e servizi sia almeno del 15 per cento. Gli Stati membri possono applicare aliquote ridotte su un elenco di beni e servizi. L'Iva zero è possibile per un massimo di sette voci scelte dagli Stati membri tra le cessioni o prestazioni destinate "a coprire esigenze di base". Non è possibile invece, ad esempio, su beni ritenuti inquinanti.

L'idea è quella di un carrello della spesa con aliquote ridotte, a cominciare da pane, pasta, latte, carne, pesce, acqua minerale. Oggi per fare qualche esempio l'Iva è al 4 per cento pane e pasta, al 10 su carne e pesce. Se oggi il pane costa in media 4 euro chilo, portando l'Iva a zero costerebbe 3,84 euro al chilo. Risparmio esiguo in sè, che può avere un impatto se inserito in una cornice più ampia di interventi.

Alessandra Mussolini -Twitter

I beni con Iva zero non devono essere necessariamente alimentari. Già col governo Draghi l'Iva sugli assorbenti femminili era passata dal 22 al 10 per cento. Con la legge di Bilancio 2023 del governo Meloni si è decisa la riduzione dell’Iva dal 10 al 5% per i prodotti per l’infanzia e l’igiene femminile. Proprio ieri in occasione della Festa della donna l'eurodeputata di Forza Italia, Alessandra Mussolini, ha chiesto al commissario europeo per gli Affari economici Paolo Gentiloni di portare l'Iva a zero sugli assorbenti femminili in tutta l'Ue. Mussolini ha consegnato a Gentiloni un assorbente sul quale era stato scritto in rosso "Iva 0%" sotto al nome del commissario europeo.

La rimodulazione dell'Iva è solo uno dei punti su cui lavora il Mef. Nella riforma dovrebbero trovare posto:

C'è l'idea di ridurre da quattro a tre gli scaglioni Irpef, con relativo ritocco delle aliquote. Attualmente i contribuenti italiani sono divisi in quattro fasce. La prima è quella di 15 mila euro di reddito, con prelievo del 23%. Poi c’è quella da 15 a 28 mila euro, con un prelievo del 25%. Da 28 a 50 mila si arriva al 35%. Oltre i 50 mila l’aliquota è al 43%. 

Con la riforma si dovrebbero accorpare gli scaglioni centrali e prevedere uno schema con aliquota al 23% per i redditi fino a 15mila euro, al 27% per i redditi da 15mila euro a 50mila euro e 43% per redditi oltre i 50mila euro. 

Per recuperare il mancato gettito saranno sfoltite le agevolazioni fiscali, le detrazioni e le deduzioni. Le tax expeditures infatti oggi costano allo Stato circa 156 miliardi.

Per le imprese invece verrà riscritto il meccanismo di funzionamento dell’Ires (Imposta sui redditi delle società). L’intenzione è di introdurre una sorta di aliquota mobile. Il prelievo, oggi al 24 per cento, potrà scendere fino al 15 per cento per quelle imprese che investono in beni strumentali, assumono over 50 o percettori del Reddito di cittadinanza. 

La Riforma punta rivedere il sistema di accertamento per rafforzare la lotta all'evasione fiscale oggi stimata intorno a un valore che oscilla tra gli 85 e 100 miliardi annui. Si ipotizza che sia l'Agenzia delle Entrate a preparare una dichiarazione precompilata biennale per le piccole imprese. Le realtà che aderiranno, per due anni non subiranno accertamenti. Controlli immediati in caso contrario.

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