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Lunedì, 29 Aprile 2024

L'approfondimento

Giulio Zoppello

Giornalista

La prima regista donna per un film di Star Wars

Star Wars riporterà sul grande schermo Rey Skywalker, ma appare chiaro che Bob Iger ne avrà ancora di lavoro da fare per smussare certi angoli e per cercare di recuperare l'interesse del pubblico generalista. Sharmeen Obaid-Chinoy, prima donna regista di un film di Star Wars, due Oscar all'attivo, già fa discutere con una serie di dichiarzioni molto nette su un film che vuole riportare al centro uno dei personaggi meno amati della saga. Insomma, non c'è ancora pace nella Galassia e le prospettive appaiono quanto meno instabili. 

La prima regista donna per un film di Star Wars

Sharmeen Obaid-Chinoy è una delle registe più stimate su piazza. Pakistana, con una sfilza di premi non da nulla, ha avuto un impatto unico con i suoi film sulla difficile condizione femminile nel suo paese d'origine. Star Wars ha in lei la prima regista donna di sempre, con cui si cerca di ricominciare un iter che nella saga sequel ha avuto più un ostacolo che un alleato. Daisy Ridley tornerà nei panni di Rey Skywalker in un sequel ambizioso, ambientato 15 anni dopo la Trilogia Sequel e con un nuovo Ordine Jedi. Ma è chiaro che il compito che spetta alla Chinoy è alquanto arduo, visto che proprio Rey è ad oggi uno dei personaggi su cui si sono accumulate più critiche in assoluto.

Tutto questo avrebbe suggerito magari un tono più conciliante in questa fase, contando quanto tossico e aggressivo è il fandom di Star Wars, ma la Chinoy, coerentemente con il suo vissuto, ha agito diversamente, soprattutto quando qualcuno le ha fatto notare che la sua nomina era stata osteggiata dalla parte più conservatrice e anti-woke del fandom e degli opinionisti. "Il mio obiettivo è mettere gli uomini a disagio. Mi piace mettere gli uomini a disagio. È solo quando ti senti a disagio e sei costretto ad avere conversazioni difficili che, forse, deciderai di guardarti allo specchio e scoprirai che non ti piace ciò che ci vedi riflesso" ha sentenziato la Chinoy. Ha poi rincarato la dose asserendo che era ora che l'universo di Star Wars fosse guidato dalle donne, insomma non esattamente un ramoscello d'ulivo.

Se da un lato tutto ciò ha sicuramente acceso l'interesse attorno ad un film che ne ha assolutamente bisogno, dall'altro non può che sembrare qualcosa assolutamente in controtendenza alle intenzioni di Bob Iger. Tornato alla guida del colosso Disney in fretta e furia, dopo una serie di flop e perdite economiche che però in questo 2023 non si sono comunque arrestate, Iger, oltre ad aver allontanato una serie di figure chiave e rivisto il ruolo di Disney+, ha richiamato tutti all'ordine: "Per quanto riguarda i nostri contenuti, e in particolare la presenza dei cosiddetti personaggi 'woke', posso solo dire che la nostra priorità deve sempre essere quella di intrattenere: creare prodotti in grado di intrattenere e divertire il pubblico". Ma allora perché scegliere la Chinoy? Perché non rivedere la posizione di Kathleen Kennedy, Presidente di Lucasfilm e che non è riuscita in questi anni a creare un nuovo corso convincente?

Iger, la Kennedy e una progettualità nebulosa

Il film su Rey Skywalker comincia il suo iter dopo che sul piccolo schermo serie come, Ahsoka, Kenobi, Andor, the Mandalorian, the Book of Boba Fett e i diversi progetti d'animazione hanno comunque fatto tornare la pace tra il fandom e la Disney. La nomina di un pasdaran come Dave Filoni a Chief Creative Officer è stato un altro momento di forte rassicurazione per chi spera di avere sempre più prodotti di qualità in Star Wars e meno sottomessi all'agenda Woke. Il punto è che secondo molti Kathleen Kennedy da quest'orecchio non ci vuole ancora sentire, come dimostra la faida con Gina Carano e la scelta di continuare con l'universo creatosi dalla saga sequel. il paradosso? Le accuse dal fronte opposto per aver cancellato i progetti di Kevin Feige e Patty Jenkins.

Al netto delle serie tv infatti, la sfida vera rimane sul grande schermo, dove l'ultima trilogia e lo stand alone su Ian Solo non hanno prodotto quei risultati che ci si aspettava. Ciò non riguarda solo gli incassi che sono andati a scendere, ma un'affezione pari a zero verso i nuovi personaggi. In particolare Rey è apparsa un mix sgraziato di scarsa originalità e overpower assolutamente ingiustificato, Daisy Ridley una brutta copia di Luke skywalker, senza averne però iter, profondità e una scrittura adeguata. Chi riduce tutto ad un pubblico maschilista da ignorare, si dimentica però che proprio questa saga ci ha donato personaggi come la Principessa Leila, Padme, Assaj Ventress, Jyn Erso e naturalmente Ahsoka, che sono adorati in modo trasversale. A dispetto delle indicazioni di Iger, sulla cui sincerità è ancora tutto da dimostare, la Kennedy pare ignorare i feedback insindacabili ricevuti dal pubblico.

Il fatto che la stessa Disney sia andata gioiosamente al massacro con l'ultimo The Marvels e ora voglia comunque insistere su quella linea femminista e teen nel Multiverse, è un'altra dimostrazione di quanto ad Iger evidentemente non basterà dire a Rachel Zegler di cambiare dichiarazioni su Biancaneve, tagliare progetti in eccesso, se poi quelli rimasti continuano a non dare al pubblico ciò che vuole. Insistere su una costruzione narrativa basata su personaggi femminili perfetti, potentissimi e vincenti sempre e comunque non appare molto saggio, ma forse la realtà è che solo quando la Kennedy non sarà più della partita il mondo di Star Wars tornerà ad offrire ciò che ci si aspetta. Ma prima di allora, probabilmente a casa Disney arriverà una drammatica resa dei conti interna, soprattutto se il film di Sharmeen Obaid-Chinoy non dovesse aver successo. 

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