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Domenica, 28 Aprile 2024
Mondo Siria

La Siria ha annunciato di aver ritrovato il corpo dell’archeologo di Palmira decapitato dall’Isis sei anni fa

Khaled al-Asaad era stato torturato e ucciso dai miliziani perché si era rifiutato di rivelare il nascondiglio dei preziosi reperti del sito archeologico considerato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. La sua morte sconvolse il mondo

Nel 2015 la sua morte violenta sconvolse il mondo. Khaled al-Asaad, rinomato archeologo studioso dell’antica città siriana di Palmira, fu decapitato dall’Isis per non aver voluto rivelare dove erano stati nascosti i preziosi reperti del sito archeologico prima della caduta di Palmira nel mani degli uomini del Califfato. L’agenzia governativa siriana Sana ha annunciato nelle scorse ore il ritrovamento di quelle che sembrano le spoglie di Khaled al-Asaad, insieme ad altri due corpi, avvenuto nella località di Kahlul, a est di Palmira. I resti del corpo del "martire" del patrimonio culturale di Palmira sono ora a Damasco in attesa del test del DNA che dovrà confermare o smentire l'identità. 

L’82enne Asaad aveva ricevuto diverse onorificenze durante la sua attività e anche post mortem. In Italia, nell'ottobre del 2015 il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva intitolato all'archeologo siriano l'area di interesse culturale degli Arsenali della Repubblica a Pisa, allora appena restaurati. Sempre nel 2015 Khaled al Asaad era stato onorato come "giusto" al Giardino dei Giusti a Milano. 

Khaled al-Asaad, il martire di Palmira

Lo studioso aveva lavorato per più di 50 anni come direttore degli scavi e del museo di Palmira ma aveva continuato a svolgere attività di ricerca nel sito anche dopo la fine del suo incarico nel 2003.

Chris Doyle, direttore del Council for Arab-British Understanding, aveva rivelato all’epoca che Asaad era stato fermato dai miliziani e interrogato a lungo. Dopo essere stato torturato perché si rifiutava di collaborare, l'archeologo era stato infine giustiziato e il suo corpo appeso a un palo nella piazza principale della vicina Tadmor. L’Isis aveva fatto circolare una fotografia che mostrava il corpo martoriato di Asaad, con un cartello a fianco che lo accusava di essere “il direttore dell’idolatria” di Palmira. Tre dei suoi figli e il marito della figlia, tutti archeologi, erano riusciti a fuggire prima che arrivassero i miliziani, portando con loro centinaia di preziosi manufatti dal museo di Tadmor, per sottrarli all’Isis, ma Khaled al-Asaad si era rifiutato di lasciare quella che per lui era la sua “casa”, pur sapendo che avrebbe rischiato la vita, come ricorda la Bbc.

Le rovine di Palmira - Infophoto

La distruzione di Palmira

Poco dopo l’omicidio di Asaad, i miliziani dell’Isis avevano distrutto gran parte della città vecchia di Palmira, dichiarata patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, radendo al suolo i templi di Bel e di Baalshamin, l’Arco di Trionfo, le colonne nella Valle delle Tombe e parte del Teatro Romano. Le forze governative hanno ripreso il controllo dell’area nel 2017, ma i lavori per la ricostruzione del sito archeologico di Palmira procedono a rilento a causa della guerra civile in corso in Siria.

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