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Martedì, 30 Aprile 2024
Lo scenario

Cos'è l'articolo 5 della Nato e come si attiva la difesa comune

L'Alleanza atlantica si basa sul principio secondo cui dopo un attacco a uno dei suoi membri, tutti gli altri devono scendere in guerra al suo fianco. Ma il principio è aperto a interpretazioni

La notizia che un drone russo è esploso in territorio rumeno ha fatto di nuovo temere un allargamento del conflitto ucraino. L'incidente sarebbe avvenuto in seguito a un attacco delle forze di Vladimir Putin ai porti ucraini, ma potrebbe essere interpretato come un attacco diretto alla nazione. La caduta dei frammenti di drone russo sul territorio della Romania "è una situazione completamente inaccettabile, che costituisce una grave violazione della sovranità e dell'integrità territoriale di uno Stato alleato della Nato", ha detto il presidente romeno Klaus Iohannis.

I trattati dell'Alleanza Atlantica, nello specifico l'Articolo 5, affermano che un attacco a un suo membro è un attacco all'intera Nato e merita una risposta comune. La Nato è stata creata nel 1949 allo scopo dichiarato di garantire la sicurezza dell’Europa e del Nord America contro possibili minacce in arrivo dal blocco comunista. In risposta l’Urss, per la ragione opposta, creò nel 1955 la sua organizzazione parallela: il Patto di Varsavia. L’Alleanza Atlantica, di cui fanno parte 31 Stati (di cui 29 europei) si basa sul principio della difesa collettiva, sancito dall’articolo 5 della sua carta. Ognuno dei membri, recita l'articolo, "assisterà la Parte o le Parti attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre Parti, le azioni che ritenga necessarie, compreso l'uso della forza armata", il tutto "nell’esercizio del diritto degli Stati all’autodifesa individuale o collettiva (articolo 51 della Carta Onu)".

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Lo scopo principale di questo articolo è di dissuadere i potenziali avversari della Nato dall'attaccare i suoi membri, soprattutto i più piccoli, che sarebbero indifesi senza i loro alleati. L'Islanda, ad esempio, non ha un esercito permanente. Nei fatti però l'articolo 5 è stato attivato solo una volta nella storia, e dalla principale potenza del club: gli Stati Uniti d'America. Ad invocarlo fu l'allora presidente George W. Bush dopo gli attacchi alle Torri gemelle dell'11 settembre 2001. Bush chiese agli alleati di combattere insieme a lui non uno Stato in sé, ma un'organizzazione terroristica, Al-Qaeda, e per farlo diede il via all'invasione dell'Afghanistan.

La scelta di Bush sollevò diverse critiche e un dibattito sull'opportunità o meno in quel caso di utilizzare l'articolo 5. Il punto allora, così come ora ipoteticamente nel caso della Romania, o della Polonia quando fu colpita da un missile che si pensava essere russo (ma poi si scoprì essere invece ucraino), è che non è chiaro cosa costituisce o meno un attacco ai danni di un Paese membro. Il principio resta vago e sta alla stessa organizzazione stabilire, di volta in volta, se ci sono gli estremi per rispondere positivamente a una eventuale richiesta di attivazione del principio di difesa comune. Per alcuni addirittura un cyberattacco o un attacco non convenzionale potrebbero essere sufficiente a scatenare una guerra.

A decidere, in ultima istanza, è il Consiglio Nord Atlantico (Nac), il più alto organo decisionale della Nato. Se quest'ultimo raggiunge un consenso sul fatto che si è verificato un attacco, gli Stati membri della Nato sono obbligati ad assistere la vittima. Tuttavia, spetterebbe a ciascun Paese decidere come rispondere esattamente.

Quando il trattato fu negoziato, nel 1948 e nel 1949, le nazioni dell'Europa occidentale erano favorevoli a un articolo che implicasse un impegno automatico e incondizionato degli Stati Uniti a difendere l'Europa con il suo esercito. Gli Usa, tuttavia, temevano che una formulazione troppo forte li avrebbe automaticamente coinvolti nelle guerre europee, cosa che il Congresso non voleva accettare. Per questo la formulazione finale (" le azioni che ritenga necessarie, compreso l'uso della forza armata"), lascia la porta comunque a diverse interpretazioni sul cosa fare.

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Il principio di difesa comune (o quantomeno la sua evocazione) comunque va oltre gli attacchi al territorio nazionale. L'Alleanza in passato ha adottato quelle che definì misure di difesa collettiva in diverse occasioni, tra cui il dispiegamento di missili Patriot nel 2012 al confine turco-siriano e il rafforzamento delle forze in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia dopo l'annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014. Dal crollo dell'Unione Sovietica nel 1991, la Nato si è evoluta diventando più attiva in azioni "fuori area", allo scopo dichiarato di preservare la sicurezza e proteggere i diritti umani.

Fu invocando questi principi che l'Alleanza, sempre scatenando forti critiche e anche proteste in piazza, schierò ad esempio le sue forze in Bosnia-Erzegovina nel 1995 e in Kosovo nel 1999 durante la guerra di Jugoslavia, arrivando a bombardare anche Belgrado. Nei primi anni 2000, la Nato ha dispiegato forze al di fuori dell'Europa per la stabilizzazione e l'addestramento in Afghanistan, l'addestramento in Iraq e la sicurezza marittima nel Golfo di Aden.

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