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Lunedì, 29 Aprile 2024
Alta tensione / Cina

Lo scontro tra Cina e Filippine combattuto con cannoni ad acqua

Pechino è accusata di aver attaccato le navi di Manila nel mar Cinese Meridionale

Ancora colpi, sempre sparati con cannoni ad acqua. È questa la tecnica che la guardia costiera della Cina usa da tempo per colpire le navi delle Filippine al largo delle secche di Second Thomas, dove dal 1999 è arenata la nave Sierra Madre, fatta incagliare volontariamente dalle Filippine. I resti del relitto fungono da avamposto presidiato dai militari di Manila, per reclamare la sovranità dell'atollo all'interno dell'arcipelago delle Spratly, che altro non è che un centinaio di piccole isole nel Mar cinese meridionale rivendicate dalla Cina e da alcuni Paesi del Sud-est asiatico. Pechino e Manila hanno una lunga storia di controversie territoriali marittime e negli ultimi mesi si sono verificati ripetuti scontri tra le loro navi vicino alle barriere coralline contese.

Se i confini vengono difesi con i cannoni. Ad acqua

I feriti dell'equipaggio filippino

La Cina usa così una strategia di offensiva soft, non ricorrendo alle armi pesanti. Almeno per ora. I colpi, però, seppur con cannoni ad acqua, hanno provocato ingenti danni e ferito il personale di bordo filippino. È dello scorso weekend l'accusa di Manila - l'ennesimo di questo tipo - mossa contro Pechino per aver ferito quattro membri dell'equipaggio a bordo dell'imbarcazione che si stava dirigendo all'atollo per rifornire le truppe filippine sulla Sierra Madre. 

I militari di Manila hanno diffuso brevi video sulla vicenda con al centro l'unità da rifornimento 'Unaizah May 4', bersaglio di potenti getti d'acqua di due motovedette, tanto forti da provocarne un cambio di rotta.  "La nave di rifornimento UM4 ha subito gravi danni intorno alle 08.52 locali (1.52 in Italia) a causa dei continui colpi di idranti delle navi cinesi", hanno riferito i militari filippini, senza descrivere la natura del danno o se ci siano state vittime.

La lettura contestata dalla Cina

Lettura contestata dalla parte cinese, la cui guardia costiera ha replicato di "aver legalmente adottato misure precauzionali contro la nave che si era intromessa senza permessi" in acque sotto il suo controllo. Pechino, infatti, rivendica la sovranità su Second Thomas Shoal, così come sulla maggior parte del Mar cinese meridionale, nonostante l'area si trovi a oltre 600 miglia dalle coste cinesi e all'interno della zona economica esclusiva (ZEE) delle Filippine, riconosciuta a livello internazionale.

Pechino avverte: saranno intraprese misure forti contro le Filippine se continueranno a mettere in atto nel Mar cinese meridionale "azioni offensive e provocatorie". Il portavoce del ministero della Difesa cinese, Wu Qian, ha chiesto la cessazione delle "ripetute sfide alle linee rosse" della Cina. Secondo Wu, le Filippine avrebbero violato gli accordi siglati con interventi su una nave arenata a Second Thomas Shoal, noto come Ayungin nelle Filippine e Ren'ai in Cina. L'esercito popolare di liberazione, ha detto il portavoce, è pronto a difendere la sovranità territoriale e i diritti marittimi della Cina. È questo il secondo avvertimento in tre mesi di Pechino, da quando i due Paesi si scontrano in mare per le rivendicazioni territoriali nelle Isole Spratly.

A seguito dell'ennesimo scontro, Manila ha convocato nella giornata del 25 marzo un inviato cinese per "azioni aggressive" da parte della guardia costiera cinese e di altre navi vicino alle secche di Second Thomas mentre Pechino ha presentato la propria denuncia. Anche l'ambasciata filippina a Pechino ha presentato una protesta simile al ministero degli Esteri cinese. "In queste iniziative, le Filippine hanno sottolineato, tra gli altri, che la Cina non ha il diritto di trovarsi ad Ayungin Shoal", ha affermato il dipartimento degli Esteri di Manila. Gli Stati Uniti sostengono le Filippine nel condannare le "azioni pericolose" della Cina. Anche Giappone, Regno Unito, Germania, Francia, Canada e Australia hanno rilasciato dichiarazioni per supportare la posizione di Manila.

Resta tesa la relazione tra i due Paesi, che si è ulteriormente raffreddata da quando al governo filippino è salito il presidente Ferdinand Marcos Jr., che cerca di approfondire la cooperazione con gli Stati Uniti e i vicini regionali, a discapito della Cina. 

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