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Sabato, 27 Aprile 2024
Propaganda e realtà / Regno Unito

Flop totale della Brexit, nel Regno Unito mai così tanti immigrati

Gli ultimi dati ufficiali affermano che nel Paese sono entrate oltre 600mila persone lo scorso anno. Dal 2010 ad oggi smentite tutte le promesse fatte da conservatori e sostenitori del divorzio dall'Ue

Nella campagna per il Leave è stato il tema principale, quello che più ha fatto presa sulla pancia degli elettori e alla fine ha portato alla vittoria del divorzio dall'Unione europea: con la Brexit ridurremo il numero di immigrati in arrivo nel Regno Unito. Questa affermazione nella propaganda in vista del referendum del 2016 era ripetuta come un mantra. Ma da allora invece per il Paese, da questo punto di vista, le cose sono andate sempre peggio.

I dati rilasciati oggi dall'ufficio di statistica nazionale britannico mettono in forte imbarazzo il governo conservatore di Rishi Sunak: la migrazione complessiva per il 2022 è stata di 606mila persone, con un aumento del 20% rispetto al precedente massimo di 504mila dello scorso anno. In tutto 1,2 milioni di persone si sono trasferite nel Regno Unito nel 2022 e 557mila sono emigrate. Ciò significa che l'anno scorso l'immigrazione ha aggiunto alla popolazione della nazione l'equivalente di una città grande più o meno come Glasgow.

I numeri sono più del doppio del livello registrato nel 2019, quando il partito conservatore, allora guidato da Boris Johnson, si era impegnato a ridurre l'immigrazione complessiva nel suo manifesto elettorale. Il dato è particolarmente imbarazzante non solo per il premier Sunak, ma anche per la sua Segretaria di Stato agli Interni, la dura della Brexit e della lotta ai migranti Suella Braverman. La media della migrazione netta prima della Brexit era compresa tra 200mila e 250mila unità all'anno. L'anno scorso la Braverman aveva dichiarato di voler ridurre l'immigrazione complessiva a "decine di migliaia" e Sunak si è in precedenza attenuto all'impegno assunto da Boris Johnson nel 2019 di far scendere le cifre complessive al di sotto delle 245mila unità. Nella realtà le cose stanno andando in maniera completamente diversa, nonostante la stretta fortissima voluta dal governo.

E la sfilza delle promesse mancate sul tema da parte dei conservatori inizia oltre dieci anni fa. Già nel 2010, durante la campagna elettorale che portò poi alla sua elezione a premier, David Cameron aveva promesso di ridurre l'immigrazione netta a "decine di migliaia". All'epoca, la cifra era di circa 250mila persone ogni anno. Cameron ribadì la sua promessa l'anno dopo, quando era ormai in carica come primo ministro, affermando che l'obiettivo di ridurre l'immigrazione netta al di sotto delle 100mila unità sarebbe stato raggiunto entro le elezioni del 2015. Ma quando queste si sono tenute, l'immigrazione netta ha raggiunto il livello record di 379mila persone. Durante la campagna elettorale di quell'anno i Tory ribadirono nuovamente l'impegno, affermando di "mantenere la nostra ambizione di ottenere una migrazione netta annuale nell'ordine delle decine di migliaia, non delle centinaia di migliaia".

Furono poi Johnson, Nigel Farage e i sostenitori della campagna Vote Leave a promettere di riprendere il controllo dei confini e dell'immigrazione, e lo stesso fece nel 2017 Theresa May. L'ultima promessa, non mantenuta, è appunto quella dell'ultima campagna elettorale del 2019, che portò al trionfo di Johnson, quando i conservatori promisero di ridurre il tasso complessivo di migrazione netta dall'attuale livello di 245mila unità. I dati reali oggi sono quasi tre volte più alti.

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