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Martedì, 19 Marzo 2024
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Curde e curdi hanno scacciato l'Isis da Kobane

Dopo mesi d'assedio torna a sventolare la bandiera curda. Una storia di resistenza: oggi al centro del mondo non c'è l'Occidente ma la Rojava, la regione del Kurdistan dove si instaura un nuovo modello di società, da difendere

Sono passati mesi da quando a ottobre 2014 l'Isis ha cominciato l'assedio alla città di Kobane, città del nord della Siria. Ma chi ha sconfitto l'Isis oggi? Lo si capisce guardando quest'immagine girata sui social network. 

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I colori sono quelli della bandiera del Kurdistan perché chi ha battuto l'Isis sono le donne e gli uomini curdi. Mentre l'Unione europea e gli Stati uniti discutono delle nuove misure internazionali contro il terrorismo per difendere i propri confini, a Kobane donne e uomini combattevano per difendere la propria comunità e liberare una città simbolo di una resistenza. 

Curde e Curdi festeggiano la liberazione di Kobane | Foto da Twitter



GLI SCHIERAMENTI - L'Isis è il nemico, quello delle decapitazioni su youtube, del terrorismo 2.0 che crea il mostro del "male assoluto", dell'efferatezza della violenza. Sull'altro fronte la popolazione curda della Rojava, la zona in cui si trova Kobane. Rojava in curdo significa ovest, occidente.

La resistenza di Kobane non è soltanto contro l'Isis: la popolazione curda di questa zona, in tutti i giorni d'assedio, si è difesa da sola, senza l'appoggio sul territorio di altre milizie (né turche né Usa), nonostante la vittoria a Kobane fosse militarmente strategica. Passata la città curda l'Isis sarebbe arrivato alle porte dell'Occidente, entrando nel confine turco. 

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LE COMUNITA' MUSULMANE E DEMOCRATICHE DEL ROJAVA - Dopo l'inizio della guerra civile siriana il 19 luglio 2014 questa zona è passata sotto il controllo del movimento indipendetista curdo Yekîneyên Parastina Gel (Ypg), "Unità di protezione popolare". Qui donne e uomini hanno dato vita a un nuovo modello di società, paritaria, orizzontale, lontana da patriarcato e liberalismo economico, un'alternativa democratica che ricorda quella delle comunità zapatiste. Chi sta costruendo questo modello sociale e si batte in questi territori, anche per la libertà del (non troppo) lontano Occidente, è musulmano ma a differenza dello stereotipo che anche l'Isis ha fomentato con la sua propaganda, non è né razzista né misogino. Non a caso in questa zona hanno preso le armi donne e uomini per difendere tutto questo, divise in brigate femminili e maschili. 

VIDEO: LA FESTA A KOBANE DOPO LA LIBERAZIONE

LA LIBERAZIONE (MA SOLO DALL'ISIS) - Dopo quattro mesi di assedio Kobane è libera, ma "solo" dai miliziani jihadisti. Adesso bisognerà vedere che cosa farà il governo Erdogan: più volte, durante l'assedio, le brigate curde hanno accusato la Turchia di aiutare l’Isis. La notte colonne di camion sarebbero entrati in territorio siriano per rifornire i combattenti. Un’istanza politica vista la posizione di Ankara sulla questione curda. 

Il sei ottobre (giorno in cui è cominciata la guerriglia urbana a Kobane) in Turchia migliaia di giovani curdi manifestavano denunciando il rifiuto di Ankara di aiutare militarmente i combattenti. Durante quelle manifestazioni sono stati registrati trenta morti. Che farà adesso il governo Erdogan? Intanto ha aperto un campo profughi nei pressi di Kobane, al confine con Suruç: una tendopoli che accoglierà 35mila persone, con due ospedali e un centro scolastico. Secondo la direzione disastri ed emergenze Afad circa 200mila profughi sono arrivati in Turchia a causa dei combattimenti di Kobane. 

La Turchia sin dall'inizio della guerra siriana puntava alla déblacle di Assad e a un contenimento della popolazione curda. Adesso Usa e Europa dovranno decidere chi combatterà sul campo questa guerra, visto che il governo turco non ha mai dimostrato l'intenzione di negoziare con la popolazione curda, l'unica nel mondo che per ora ha battuto l'Isis sul campo di battaglia.

 

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