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Sabato, 27 Aprile 2024
La ricetta del "Peluca" / Argentina

Cosa significa che Milei vuole "dollarizzare" l'Argentina

Il piano del nuovo presidente argentino per risanare l'economia prevede una graduale introduzione della banconota verde al posto del peso, un modo per frenare la crescita dell'inflazione e il rischio svalutazione. Una strategia già sperimentata, con scarsi risultati, in altri Paesi dell'America Latina

Il dollaro al posto del peso. Una ricetta economica che sa di "Revolución" quella che ha in mente Javier Milei, il candidato anarco-populista di estrema destra eletto nuovo presidente in Argentina dopo aver vinto il ballottaggio contro Sergio Massa. Noto come "El Peluca" (Il Parrucca) per la sua folta chioma, Milei ha puntato tutta la sua campagna elettorale sulla "dollarizzazione" dell'Argentina, una svolta epocale per un Paese così grande, che mira a eliminare il rischio di svalutazione, riducendo debito e inflazione, e avvicinando sempre di più Buenos Aires all'Occidente. Una soluzione drastica per un problema enorme: a ottobre in Argentina è stato registrato un tasso di inflazione del 142,7%, nel mese di settembre era al 138,3%, numeri coerenti con la media mantenuta negli anni tra il 1944 e il 2023 (189,81%), ma con picchi astronomici, come il 20.262,8% registrato nel marzo del '90.

Il piano per "dollarizzare" l'Argentina

In un momento di crisi, sia economica che social, l'Argentina si è affidata al candidato di centrodestra del partito Libertad Avanza (La libertà avanza), personaggio controverso e noto per le sue colorite apparizioni in motosega durante i comizi elettorali, dove mostrava come avrebbe sfoltito il bilancio dello Stato. Al di là della presenza scenica, l'idea di Milei è stata chiara fin da subito: affiancare il dollaro statunitense al peso, per poi procedere ad una graduale sostituzione. L'obiettivo della dollarizzazione è quello di porre fine ad un'inflazione tra le più alte del mondo, aumentare la fiducia degli investitori esteri e stimolare la crescita. Una vera e propria sfida, facile a dirsi ma meno a farsi: la disastrosa gestione economica degli ultimi anni ha completamente azzerato le riserve della banca centrale argentina, motivo per cui non sarà semplice per Milei reperire la liquidità iniziale per mettere in circolazione le "banconote verdi".

Javier Milei insieme alla fidanzata Fatima Florezi (Foto LaPresse)

Non sarebbe la prima volta in cui un Paese dell'America Latina passa al dollaro, ufficialmente o non, sempre con l'obiettivo di raggiungere una stabilità economica e finanziaria che le loro valute non potevano offrire. Tuttavia, i risultati non sono stati sempre in linea con le aspettative, nonostante si trattasse di Paesi di dimensioni ridotte. Ma mai un Paese grande come l'Argentina, terza economia dell'America Latina con oltre 46 milioni di abitanti, aveva neanche ipotizzato di passare al dollaro.

Gli altri Paesi che hanno scelto il dollaro

L'Ecuador, con 17 milioni di abitanti, ha adottato il dollaro nel 2000 per frenare il forte deprezzamento della sua valuta, il sucre, il forte aumento dei prezzi ed evitare l'iperinflazione. La transizione non è stata semplice ed è avvenuta dopo un congelamento temporaneo del 50% dei depositi in banca, ma il Paese è riuscito a raggiunere bassi livelli di inflazione e addirittura alcuni periodi di deflazione. Il tasso di inflazione per il 2023 dovrebbe attestarsi intorno al 3%. Gli esperti parlano di economia tornata stabile, ma tra la popolazione regna il malumore, tra prezzi ancora più alti e povertà.

El Salvador, con 6,3 milioni di abitanti, ha cambiato la sua valuta, il colon, nel gennaio del 2001. Il governo del presidente Francisco Florès, al potere tra il 1999 e il 2004, decise di adottare il dollaro Usa per rendere El Salvador più attraente per gli investitori stranieri, riducendo i rischi di svalutazione. Nel 2021 il Paese ha adottato anche bitcoin come moneta legale. Per quanto riguarda l'inflazione, nel 2022 è stata del 7,3%, mentre nel 2023 dovrebbe attestarsi al 3,3%

Secondo l'economista salvadoregno Cesar Villalona, intervistato da Afp, la dollarizzazione ha avuto effetti opposti a quelli desiderati: "I prezzi dei beni e dei servizi sono esplosi. In queste situazioni sono sempre i più poveri a pagare. Inoltre, in questo modo non abbiamo una politica monetaria, ma dipendiamo da quello che decidono di fare gli Stati Uniti con la loro valuta". Diverso il discorso di Panama, "nato" con il dollaro, moneta utilizzata dal 1904 insieme al balboa, la valuta locale, di cui vengono coniate soltanto monete e nessuna banconota. Panama registra livelli di inflazione inferiori al 3% annuo e un’invidiabile proiezione di crescita del 6% per il 2023, un successo influenzato anche dalle dimensioni ridotte del Paese, che conta 4,2 milioni di abitanti. L'esempio che come dimensioni potrebbe avvicinarsi all'Argentina è quello del Venezuela, che dal 2018 ha optato per una "dollarizzazione informale".

Cinque anni fa il governo ha deciso di allentare i controlli sui cambi per uscire da una crisi acuta, con iperinflazione e carenza di liquidità nella valuta locale, il bolivar, svalutato a tal punto da non essere utilizzabile per pagare beni e servizi. Soltanto dopo quattro anni il Paese è riuscito a riemergere dall'iperinflazione, mantentendo comunque uno dei tassi di inflazione più alto al mondo: a settembre, secondo la Banca Centrale, l’inflazione su base annua era del 317%. Un caso paradossale quello del Venezuela, risollevato proprio da quel biglietto verde, simbolo dell'imperialismo americano. In altri paesi del Sud-America, come Perù e Uruguay, il dollaro viene utilizzato soltanto per acquistare determinati beni e servizi, come contratti di locazione, veicoli o elettrodomestici, ed è possibile aprire dei conti bancari sia in dollari che in valuta locale.

Le idee di Javier Milei

Milei, nato a Buenos Aires da una famiglia di origini italiane, ha puntato tutta la sua campagna elettorale sulla dollarizzazione e sull'abolizione della banca centrale, promettendo agli elettori la salvezza dell'Argentina. Una sfida non da poco per El Peluca, ex docente universitario di macroeconomia, che dal suo ingresso in politica ha giurato guerra alla "casta", facendo però "comunella" con Donald Trump e l'ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro. Dal cambiamento climatico che "non esiste" all'abolizione dell'aborto, fino all'ipotesi di liberalizzare le armi, sono diverse le idee di Milei che hanno scatenato le polemiche sulla sua elezione. Problematiche che il candidato di centrodestra ha "nascosto" con un biglietto verde e un colpo di motosega, in attesa di vedere se la dollarizzazione sarà la soluzione ai problemi economici dell'Argentina. 

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