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Sabato, 27 Aprile 2024
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Dopo l'alluvione

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Redazione

Legambiente: noi non boicottiamo le vasche che salvano Milano dall'acqua alta

Legambiente Lombardia interviene con questo commento nel dibattito avviato dall'editoriale "Nimby e ambientalisti stanno devastando questo Paese" di Luca Romano.

Si attribuisce al circolo Legambiente di Abbiategrasso la responsabilità del mancato raddoppio, fino al Ticino, del canale scolmatore delle piene, che dal Seveso corre fino al Fiume Azzurro. Non fu il nimby degli ambientalisti a bloccare il raddoppio, ma l’Autorità di bacino, che riscontrò l’impraticabilità dell’opera per ragioni di carattere idraulico, un decennio prima che il circolo Legambiente di Abbiategrasso, con un’azione di denuncia, portasse all’attenzione il problema causato dalle acque inquinate che dal canale già esistente si riversavano nel Ticino.

Luca Romano fa poi trapelare una responsabilità di Legambiente e del ‘nimby’ (non ha spiegato ai lettori cosa significhi, ma può eventualmente essere anche visto, in chiave positiva, come dibattito pubblico, istituzionalmente presidiato dai tavoli del contratto di bacino del Seveso) nei ritardi nella realizzazione delle vasche di esondazione del Seveso. Premesso che la discussione su questi progetti è necessaria, visto che si tratta di progetti impattanti e che cancellano le ultime aree verdi sopravvissute anche grazie alla istituzione di parchi regionali lungo il torrente più cementificato d’Italia, preme qui far presente ai lettori di cosa stiamo parlando.

La protezioni che gli ambientalisti vogliono

Tra un mese dovrebbero venire aperte le (discusse) vasche di Bresso: si tratta di un manufatto capace di contenere 250.000 metri cubi d’acqua, opera sicuramente utile per mitigare gli effetti di violenti, ma localizzati, acquazzoni estivi. Non certo per eventi estesi all’intero bacino del torrente, come quello del 1° novembre scorso. La ragione è nei numeri: il nubifragio che ha colpito il bacino del Seveso ha portato a un’onda di piena che ha prodotto l’esondazione di un volume di acqua nell’ordine dei 2 milioni di metri cubi. Stiamo parlando di un evento che, con una precipitazione media di 60-70 millimetri sull’intero bacino, può essere classificato tra i nubifragi che si ripropongono mediamente ogni 3-4 anni. Non certo tra gli eventi di natura catastrofica.

Nemmeno le altre opere contestate dai comitati, le vasche di Senago, con una capacità di 800.000 metri cubi, avrebbero potuto gestire l’onda di piena, anche per il fatto di essere collocate ‘fuori linea’ (a circa 5 km dal corso del Seveso) e dunque limitate dalla portata del canale adduttore (circa 70 metri cubi al secondo, meno della metà della portata di picco della piena). Solo le vasche di Varedo (capacità di oltre 2 milioni di metri cubi, fra l’altro sull’area dismessa di uno stabilimento industriale abbandonato da decenni) sarebbero risultate risolutive. Ma quelle vasche non sono certo bloccate da Legambiente che, al contrario, le chiede e le sollecita pubblicamente e da diverso tempo. Legambiente promuove un ambientalismo scientifico, non disinformante.

*responsabile scientifico Legambiente Lombardia

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