rotate-mobile
Sabato, 27 Aprile 2024

Chiara Tadini

Responsabile redazione

La copertina del New Yorker è la risposta più forte alla senatrice Mennuni

"Deadline". Scadenza. L'anno appena trascorso giunge al termine, "scade", e noi ci prepariamo a festeggiare quello nuovo, tra tante speranze e buoni propositi. Ma nella copertina del primo numero del 2024 del celebre settimanale americano The New Yorker, intitolata appunto "deadline", la "scadenza" cela un gioco di parole: nell'immagine è rappresentata una giovane donna intenta a lavorare davanti al computer, mentre fuori il mondo festeggia. E lei, troppo concentrata sul suo lavoro, sembra quasi accorgersi di cosa sta succedendo solo nel momento in cui fuori dalla sua finestra esplodono i fuochi d'artificio.

Il lavoro a mezzanotte

È mezzanotte, inizia un nuovo anno. Le luci nelle case sono quasi tutte spente: le persone sono fuori a festeggiare, tranne qualcuno che probabilmente ha preferito celebrare il Capodanno in casa, magari cenando con gli amici o i familiari. Ma non la nostra lavoratrice, no: lei è in tuta e calzini seduta alla sua scrivania, unica compagnia quella del suo gatto acciambellato su fogli e scartoffie al suo fianco. L'immagine, ideata dall'artista italiana Bianca Bagnarelli (che collabora con il New Yorker dal 2016), offre tanti dettagli che ci fanno capire che quella della ragazza è stata una lunga giornata: sulla scrivania c'è un bicchiere ormai vuoto e una tazza, probabilmente lì dalla colazione, con all'interno una buccia di banana, spuntino consumato come spesso succede davanti allo schermo, senza staccare neanche un attimo. E sulla stampante si intravede anche un piatto, che probabilmente poche ore prima conteneva il pranzo o la cena. Il cestino dietro di lei è pieno di cartacce arrotolate, forse idee e progetti naufragati. 

Il New Yorker scrive che l'illustratrice italiana "cattura i sentimenti tempestosi che molti di noi provano riguardo alla nostra vita lavorativa". E la stessa Bagnarelli spiega: "Lavoro spesso durante le vacanze. All’inizio penso di sfruttare i piccoli ritagli di tempo in cui il mondo si ferma, ma poi mi rendo conto che mi sto perdendo tutto il divertimento, e la cosa può essere agrodolce". Vale allora la pena riflettere sul titolo della copertina, "deadline": letteralmente si può tradurre in "linea della morte" o "linea mortale". E questa traduzione, accostata al tema delle scadenze lavorative, fa un po' accapponare la pelle: stiamo sacrificando la nostra vita in nome del lavoro? Abbiamo bisogno che ci esplodano i fuochi d'artificio di fronte agli occhi per farci risvegliare dall'assuefazione lavorativa? Abbiamo ormai rinunciato a lavorare per vivere e siamo inevitabilmente tutti finiti con il vivere per lavorare?

L'illustrazione di Bagnarelli, pur statica e silenziosa, quei "sentimenti tempestosi" e contrastanti li urla a gran voce: è perfettamente percepibile l'agrodolce, come dice la stessa disegnatrice, di una donna divisa tra il voler portare a termine il suo lavoro e il terrore di perdersi la vita che c'è fuori dalla sua camera. E il fatto che il soggetto sia una donna rende l'immagine ancora più potente perché, come si è immaginato qualcuno nel dibattito sui social, quella donna prima di mettersi al computer potrebbe aver preparato il cenone per tutta la famiglia, pulito la cucina, messo a letto i figli e ricordato alle nuove generazioni che "tutto questo è cool".

Quando ho visto la copertina del New Yorker non ho potuto non pensare alle parole della senatrice di Fratelli d'Italia Lavinia Mennuni, tanto criticate nei giorni scorsi, che sostiene che diventare madre debba essere la prima aspirazione di una donna, la sua "missione" di vita (parole sue), tanto meglio se la donna è giovanissima, 18-20 anni. Poco importa se poi quei figli non sappiamo come mantenerli, se a 18 anni la stragrande maggioranza delle donne italiane non abbia ancora una stabilità economica o sentimentale. E se, anche parecchi anni dopo il compimento della maggiore età, molte di noi abbiano ancora un contratto precario e si ritrovino costrette a condividere l'appartamento con degli estranei per poter sopravvivere. 

Ma se anche un'illustratrice di 35 anni che è arrivata al punto di collaborare con nientemeno che il New Yorker si ritrova a lavorare la sera di Capodanno per riuscire a far quadrare i tempi e i conti della sua vita, forse la Mennuni dovrebbe spiegarci in termini concreti come sia possibile - per chi lo desidera - portare a termine quella che definisce la nostra "missione". Perché ci sono migliaia, milioni di donne che vorrebbero diventare madri, ma che non possono farlo perché quei figli tanto desiderati non saprebbero come mantenerli. Perché per riuscire ad arrivare alla fine del mese la sera del 31 dicembre sono costrette a restare davanti al computer per rispettare le scadenze lavorative, ignorando la scadenza più importante, la "deadline" vera e propria, il tic-tac dell'orologio biologico e del Cupo Mietitore che inesorabilmente avanza spazzando via tutto con la sua falce, anche le scadenze lavorative. Les jeux sont faits, rien ne va plus. "Arrivo subito signora Morte, mi dia solo un attimo per chiudere questo lavoro: a mezzanotte scade la consegna".

Si parla di

La copertina del New Yorker è la risposta più forte alla senatrice Mennuni

Today è in caricamento