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Domenica, 28 Aprile 2024

Stefano Pagliarini

Responsabile redazione

Cerchiamo sempre un alibi agli stupratori

Dopo l'omicidio di Giulia Tramontano, una donna incinta di 29 anni uccisa dal suo fidanzato a Milano lo scorso giugno, è emersa un'altra notizia sui social media. Un bodyguard ha offerto di accompagnare gratuitamente le donne che volevano terminare una relazione con un uomo, per garantire la loro sicurezza durante l'ultimo incontro. Questo bodyguard ha reclutato 200 colleghi per creare un servizio di protezione disponibile 24 ore su 24, ovunque. "Le donne devono sentirsi libere di terminare una relazione quando e come vogliono", ha detto il bodyguard del Friuli Venezia Giulia.

Ho scoperto questa storia sul profilo social della pagina di informazione "Storie degli altri", curata dal giornalista Carmelo Abbate. Ho lasciato un commento: "È un'ottima iniziativa, ma vorrei una società in cui un servizio del genere non sia necessario". Il mio commento ha suscitato molte reazioni, alcune sarcastiche, altre violente. "Svegliati e ringrazia invece di lamentarti", mi hanno detto alcuni. Qualcuno mi ha suggerito di "cambiare pianeta".

Nello stupro colpevolizziamo la vittima

Recentemente, è scoppiato un altro caso, quello di Leonardo Apache La Russa, accusato di aver stuprato una donna di 22 anni. Su social media, ho visto commenti di uomini che sostenevano che se una donna prende droghe, dovrebbe aspettarsi di essere stuprata. Se una donna va a letto con un uomo, non può poi dire "no". Mi sono chiesto come reagiamo a due altri problemi: i furti e gli incidenti stradali. Quando un ladro entra in una casa, non sento mai dire che se non hai un sistema di allarme, "te la sei cercata". Quando una persona ubriaca guida e investe qualcuno, non vedo mai le persone biasimare la vittima. "Se non guardi mentre attraversi la strada, te lo sei cercato". Non succede mai. La colpa è sempre del ladro o del guidatore ubriaco.

Allora perché dobbiamo accettare che una donna non possa muoversi liberamente senza la necessità di una guardia del corpo? Se un ladro ruba, è colpa del ladro; se un guidatore ubriaco fa del male a qualcuno, è colpa del guidatore; ma se un uomo stupra una donna, è colpa della donna. Questo è assurdo.

Se non riusciamo a cambiare questa mentalità, significa che accettiamo socialmente lo stupro, lo tolleriamo, significa che in qualche modo non consideriamo lo stupro così grave. Accettiamo il "rischio" dell'uomo che stupra perché nella nostra testa è normale. Di sicuro più normale di un furto o un guidatore ubriaco.

Tutti condannano, nessuno alza un dito

In pratica, la nostra è una società che tollera e difende lo stupro. Potremmo quasi dire che siamo una società di stupratori. Ecco perché non riusciamo mai a condannare l'aggressore come faremmo in altre circostanze. Perché in un certo senso ci identifichiamo in quel violento e non riusciamo a condannarlo come faremmo con altri criminali. Se dobbiamo accettare che un uomo possa stuprare con meno scandalo di un rapinatore o un omicida, allora almeno non facciamo i moralisti quando le donne si arrabbiano. Basta con le lezioni di buone maniere alle donne che alzano la voce e si difendono dagli uomini.

È frustrante vedere come tutti condannino verbalmente la violenza sulle donne, ma poi non facciano nulla di ciò che le donne chiedono per migliorare la loro vita. Se non riusciamo a vedere lo stupro come una delle cose più aberranti che si possa fare a un essere umano, allora forse ha ragione chi, al mio commento, ha risposto: "Caro Stefano, per esistere una società come la vorresti tu, non dovrebbe più esistere l'uomo". Ne prendiamo atto.

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