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Domenica, 28 Aprile 2024

Il commento

Alessia Capasso

Quel fan della monnezza libera che piace tanto al governo Meloni

Rivolgo un appello accorato ai milioni di italiani che da oltre vent'anni fanno la raccolta differenziata: aiutate per favore Luca Beatrice a distinguere il secco dall'umido. Non stiamo parlando purtroppo di un anziano signore in difficoltà, ma di un curatore d'arte fresco di nomina come presidente della Quadriennale di Roma, uno degli eventi artistici più importanti della capitale. Appena dopo il conferimento da parte del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, il signor Beatrice in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera si lamentava della "follia" di un gesto semplice, come pulire un vasetto di yogurt e metterlo nella plastica, parlando di "inutilità" della differenziata dato che tutto finisce poi insieme "vanificando sforzi e paranoie". Potremmo ridurre il tutto ad una boutade, ma nella ventata anti-ecologista di questi ultimi tempi, che punisce chi protesta anziché chi inquina, la sua uscita suona serissima. Ci aspetteremmo di più da un uomo di cultura, chiamato ad organizzare e gestire un evento come la Quadriennale, in una capitale già troppo spesso seppellita da sacchetti e bidoni stracolmi. Pensa di dare così il suo esempio? Certo, l'impegno sui rifiuti neppure va fatto ricadere tutto sulle spalle dei singoli cittadini.

La ventata anti-ecologista che punisce chi protesta anziché chi inquina

La responsabilità delle imprese, come quelle degli imballaggi prodotti a dismisura e di chi li smaltisce, così come di chi favorisce gli sprechi alimentari, è essenziale per una svolta. Di questo se n'è accorta anche l'Unione europea. Nonostante la pressione inesauribile delle lobby (soprattutto italiane) di plastica e fast-food, un accordo di massima per ridurre imballaggi e contenitori monouso Bruxelles è riuscita a trovarlo.

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Beatrice non si limita ad esaltare la sua pigrizia nel distinguere i rifiuti, passa poi al delirio delle soluzioni. "Per lo smaltimento corretto c'è solo una parola e si chiama inceneritore", incalza il curatore. Venendo dalla martoriata Terra dei fuochi, la pelle si fa d'oca e il petto mi trema a leggere la superficialità di soluzioni prêt-à-porter. Lo scorso anno ad un compleanno un gruppo di nuove amiche ha brindato ad Anna (nome di fantasia), che non era con noi a godersi il clima mite di settembre nel golfo di Napoli. Prima dei 40 anni se l'è portata via un cancro, divorandola così in fretta che non ho fatto in tempo a conoscerla. Anna veniva da Acerra, una delle aree della Campania più devastate dall'inquinamento ambientale da rifiuti. Nel 2009, in piena emergenza, venne inaugurato un inceneritore per togliere sbrigativamente la "munnezza" da Napoli e dintorni. Tra rifiuti tossici seppelliti e quelli bruciati, le diossine hanno fatto una strage in quel fazzoletto di terra che include anche Caivano, Marcianise, Villa Literno e altri comuni dell'hinterland partenopeo. Tutti territori che visitai una decina d'anni fa per realizzare un approfondito reportage col collega Lorenzo Giroffi. La questione dell'inceneritore è tuttora motivo di battaglia. Nel 2022 il Consiglio nazionale delle ricerche ha incluso gli inceneritori - definiti come "impianti insalubri" - nella lista dei fattori ambientali che causano i tumori. I numeri di questa pandemia silenziosa sono stati oscurati, visto che non si è mai dato vita al registro tumori, richiesto da anni dalla popolazione locale.

Così ci prendono in giro mentre i rifiuti ci uccidono 

Sfortunatamente dati e nomi di chi si è ammalato a causa di una cattiva, e per molti versi criminale, gestione dei rifiuti, non sono giunti alle orecchie di Luca Beatrice. Forse è sordo a quel che succede fuori dal centro di Torino, una delle poche aree in Italia dove ancora non si distingueva tra umido e secco. Per giustificare il protrarsi di questo "privilegio", il neo presidente della Quadriennale scomoda addirittura lo scrittore Houllebeq. Si immagina poi ad uscire nel cuore della notte, "come Arsenio Lupin", per scovare bidoni dell'indifferenziata "dove buttare tutto con la leggerezza di un ragazzo che fuma di nascosto dai genitori". Solo che oggi i ragazzi ci implorano di fermare lo scempio del pianeta.

Più che lo scaltro ladro francese, Beatrice ricorda il personaggio di un brano dell'ultimo album dei No Braino, uno di quei cowboy pro-Trump che restano asserragliati nel cortile di casa invocando i "tempi di una volta". Con voce profonda, Lorenzo Kruger canta: "L'ultimo uomo a cavallo sul pianeta / Ha un'idea piccola ed insignificante / Cresciuta dove è sotterrata una moneta / E non fa più rima con niente". Forza Beatrice! Facci ricredere.

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