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Lunedì, 29 Aprile 2024

Il commento

Alessandro Rovellini

Direttore responsabile

Il corso di giornalismo di Selvaggia Lucarelli a 150 euro

Selvaggia Lucarelli vende un corso di giornalismo a 150 euro. Tre videolezioni dove la scrittrice e polemista condenserà quanto imparato in 20 anni di attività. L'iniziativa ha alzato il solito polverone che l'accompagna qualsiasi cosa faccia. La critica di fondo è una: non è giornalista. Non ha mai dato l'esame da professionista e, la scorsa estate, si è disiscritta dall'elenco pubblicisti dell'Ordine. Inoltre, è giudice di Ballando con le stelle, intrattenimento leggero. Può insegnare giornalismo chi giornalista non è? 

Io non credo sia questo il punto. Lasciamo perdere i tweet blateranti sull'"esercizio abusivo della professione". Lei formalmente giornalista la è stata. Ci sono testate che del disprezzo totale di qualsiasi precetto deontologico ne fanno una cifra costitutiva. Eppure i loro cronisti sono regolarmente iscritti all'Ordine. Selvaggia Lucarelli, sebbene sia da molti considerata scostante, ha il merito di aver inventato un vero e proprio genere, una sorta di inchiesta-massiva che, quasi sempre, funziona. Negli anni - con talento, bravura e innegabile furbizia - ha creato intorno a sé un ecosistema massmediatico dalla rara potenza di fuoco. Non vedo pari in Italia. Perfino in termini di imitazioni e pallide copie.

Il metodo Lucarelli

Il suo procedimento funziona più o meno così: parte da una segnalazione (malasanità, sociale, errori giudiziari, bufale), anche casuale, e scava all'inverosimile. E fino a qui niente di nuovo. Questo dovrebbe essere il giornalismo d'approfondimento. Lei, tuttavia, aggiunge al lavoro tradizionale un megafono intermediale con numeri da capogiro: i podcast, le ospitate in tv, Instagram, X (ex Twitter), Facebook, i libri, la radio, i giornali con i quali collabora, gli eventi live. Lo stile poco asettico, unito a giudizi affilati e repliche piccate alle critiche, alimenta l'eco sulle altre testate (il solito titolo "Selvaggia Lucarelli vs qualsiasi cosa"). Marchio di fabbrica, poi, gli screen con nomi e cognomi di odiatori seriali.

"E se mi becca?"

Rimasi impressionato, in un evento a Milano qualche tempo fa, quando una donna, vedendola a una decina di metri, disse qualcosa del tipo "Oddio c'è la Lucarelli, e se mi becca qualcosa?". Non so a cosa si riferisse quel "beccare", ma si toccò convulsamente i capelli e spense il cellulare. Il senso è che Selvaggia Lucarelli si è costruita una scia di riverenza e rispetto, anche se la si pensa al suo opposto. Questo dà forza e credibilità al suo lavoro, nonostante, inevitabilmente, sia ammantato di personalismo. Il cortocircuito che lei spesso lamenta - "Non sono io contro il mondo" - è corroborato dal suo stile, frastagliato da contraddizioni (ricordo, ad esempio, una patetica arrampicata sugli specchi con una giornalista di Focus sui vaccini e la magistrale risposta del direttore Raffaele Leone).

Tuttavia, tutto è funzionale all'obbiettivo. Se il metro di giudizio è l'efficacia del "suo" giornalismo, credo che sia titolarissima a tenere corsi. Le frodi sulla beneficenza, e il modo opaco con cui si imbastiscono raccolte fondi (decine di storie torbide, compresa quella che ha coinvolto Chiara Ferragni), sono un vaso di Pandora scoperchiato da un asfissiante battage che Selvaggia Lucarelli ha avuto il merito di accendere. Ma è solo uno dei tanti temi. Non è poco. Questo, con ogni probabilità, vale ben di più di tanta retorica chiusa entro i confini accademici.

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