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Sabato, 27 Aprile 2024
Politica

Consultazioni, Di Maio al Colle con il chiodo fisso del "contratto alla tedesca"

Il M5s cerca sponde per un contratto di governo che contempli il reddito di cittadinanza: gli consentirebbe di superare l'imbarazzo per il compromesso coi "partiti". Chiusura totale, la coalizione di centrodestra "tiene". Almeno fino alla fine del primo giro di consultazioni

Un contratto scritto per il governo, un accordo "alla tedesca": con quest'idea fissa i capigruppo 5 stelle Giulia Grillo e Danilo Toninelli si presentano oggi alle consultazioni al Quirinale con il candidato premier Luigi Di Maio. Un contratto che contempli, tra i temi chiave, il reddito di cittadinanza (colonna portante del programma di governo M5S) e norme anticorruzione più severe. Il contratto di programma consentirebbe al M5S di superare l'imbarazzo per il compromesso con i "partiti". Ma il richiamo alla formula tedesca porta con sé anche la suggestione, ripetuta ossessivamente in questi giorni dagli esponenti del M5S, del "rispetto della volontà popolare". Ovvero: nessun possibilità di non mandare Di Maio a Palazzo Chigi. Sarà una coincidenza, ma il 32,68 per cento raccolto dai "gialli" stellati somiglia tanto al 32,9 raccolto da Cdu/Csu guidate da Merkel, il cui posto da cancelliera alla fine non è stato messo in discussione.

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Il capo politico del Movimento smuove le acque e attende le mosse di Lega e Pd, che però non hanno motivo di accettare un accordo che preveda Di Maio a Palazzo Chigi: così il loro ruolo subalterno sarebbe difficile da spiegare ai propri elettori. "Speriamo - scrive oggi sul blog delle stelle Di Maio - di poter incontrare il prima possibile i due partiti per capire quali siano le loro proposte, e per capire con chi si possa iniziare a scrivere questo contratto". Nei mesi passati la musica era diversa: "La sera delle elezioni - diceva a dicembre - faremo un appello pubblico alle altre forze politiche che sono entrate in Parlamento presentando il nostro programma e la nostra squadra. E governeremo con chi ci sta". Il 7 marzo, a risultato acquisito, stessa linea: "Ho detto in ogni città dove sono stato in campagna elettorale che il governo per noi si sarebbe potuto fare in base a convergenze sui temi (...). Tutte le forze politiche devono manifestare responsabilità in tal senso", scriveva Di Maio in una lettera pubblicata su Repubblica.

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La scommessa del M5S è quindi oggi sulle rotture in campo avverso, che preparino il terreno per una possibile intesa di governo. "La Lega, come già detto, è la forza politica - scrive - che ha preso più voti all'interno di una coalizione di centrodestra che di fatto non esiste, e che alle elezioni si è presentata con tre programmi e tre candidati premier differenti. La Lega deve decidere da che parte stare: se contribuire al cambiamento che il M5S vuole realizzare per il Paese o se invece rimanere ancorata al passato e a Silvio Berlusconi". Ma "anche il Pd è chiamato a scegliere. Scegliere se seguire la linea di Renzi, che per fare un dispetto al MoVimento 5 Stelle vuole lavarsene le mani dei problemi del Paese, o la linea di chi invece vuole contribuire a lavorare per i cittadini".

Chiusura totale di Lega, Forza Italia e Pd. Proposta irricevibile. A questo punto resta da verificare se le mosse di Di Maio non siano già un modo per guardare oltre le consultazioni, oltre il possibile fallimento di un accordo di governo con chicchessia. Con la dichiarata esclusione di Silvio Berlusconi e di Forza Italia dall'interlocuzione per il governo Di Maio disegna una sorta di "bipolarismo del futuro", puntando ad assorbire ulteriori consensi da un elettorato di centrosinistra che ha tollerato a fatica, e alla fine punito alle urne, accordi e rapporti di collaborazione che a vario titolo negli ultimi anni il Pd ha avuto con l'ex cavaliere o con una parte dei suoi, nei governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni. Se poi ci fosse spazio in questa legislatura almeno per cambiare la legge elettorale reintroducendo un premio di maggioranza, la sfida a due Di Maio-Salvini sarebbe probabilmente questione di mesi.

Di Maio apre le danze, ma il veto su Berlusconi non piace a Salvini

In casa Lega l'offerta del M5s a Salvini ("Lascia perdere Berlusconi e dialoghiamo per il governo") per ora viene respinta. Al primo giro di consultazioni, pur se con delegazioni distinte (sarà Berlusconi a guidare quella di Forza Italia, con le due capogruppo Bernini e Gelmini), il centrodestra terrà il punto. Ma lo scenario futuro sarà senz'altro più frastagliato. Ci sono i movimenti di Giovanni Toti e dei suoi amministratori 'arancioni' che inquietano Forza Italia. C'è una parte dei parlamentari di Fi che potrebbe costituire un nuovo gruppo parlamentare e rinforzare la posizione di Salvini nel rapporto col M5s. Per ora la coalizione tiene. Almeno fino alla fine del primo giro di consultazioni.

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