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Domenica, 28 Aprile 2024
L'addio

Ettore Rosato preso di mira dalla "bestiolina" renziana: "Mi ricoprono di insulti, ma non rinnego nulla"

L'ex braccio destro di Matteo Renzi: "Non rientro nel PD, non è più la mia casa. Immagino un centro con Zaia, Fedriga e Guerini"

"Qualcuno che aveva chiesto a gran voce la democrazia interna se n'è andato appena c'è stata la possibilità di un confronto sui contenuti, peccato: ma mi entusiasma l'idea che molti di più di quelli che se ne sono andati, sono arrivati e stanno arrivando per costruire insieme una comunità in cui se ci sono idee diverse ci si confronta e si vota. Viva la politica che dialoga e non fugge". Le parole sono di Matteo Renzi e il "fuggitivo" a cui si riferisce è Ettore Rosato, che nei giorni scorsi ha lasciato Italia Viva. Un addio forse più doloroso di altri, perché il deputato è stato uno degli uomini più vicini all’ex premier, sin dalle prime Leopolde.

Il suo è solo l’ultimo di molti addii, un addio pesante. Tra i tanti che lo hanno lasciato più d'uno dice che negli anni Renzi sia molto cambiato, in negativo ovviamente…

"Ci mancherebbe che uno non cambi. Su Matteo non voglio dare né giudizi negativi né positivi. Abbiamo condiviso tante battaglie, oggi non condivido l’impostazione che lui ha dato sia sulla rottura del terzo polo sia sul percorso che sta configurando: io penso che stare al centro voglia dire essere costruttori di dialogo e costruttori di alleanze. La nostra funzione, in particolare in questo momento storico e con questo Governo, dovrebbe essere quella di cercare di aiutare il Paese a fare passi avanti, ma questo succede se si trovano soluzioni condivise e non si alimentano le divisioni. A sinistra vediamo un’opposizione molto strumentale, a destra ci sono spinte molto divisive all’interno della maggioranza; si rischia di fermarsi in un pantano. Ci tengo però a ribadire che non rinnego nulla di quello che ho fatto e del sostegno che ho dato a Matteo: le nostre strade si sono divise ma da me non arriverà mai nessuna nota negativa, anche se continuo a essere insultato sui social con una violenza che nemmeno i cinque stelle dei tempi d’oro riuscivano tirar fuori…". 

Quindi la “bestiolina" di cui parlano alcuni colleghi che subiscono shitstorm se si "permettono" di criticare Renzi esiste…

"Io faccio la vittima silenziosa, non mi piace lamentarmi. Dico solo che non mi piaceva quando altri venivano presi di mira in questa maniera, adesso che sono io, semplicemente non li guardo. Però il problema esiste, basta andare a vedere cosa sta accadendo sui miei profilo social per rendersi conto".

In un’altra intervista ha detto che il centro non è bacchettare tutti a destra e sinistra, ma trovare soluzioni di mediazione tra le parti. Di fatto immagina un centro "ago della bilancia". Non è un po’ poco per un’area politica che un tempo rappresentava quasi l’intera bilancia?

"La storia non si ripete. Il sistema elettorale che c’era nella Prima Repubblica era un sistema proporzionale: oggi tutto questo non c’è più, ma bisogna trovare un modello che possa esprimere quei milioni di italiani che hanno bisogno di essere rassicurati da un Governo che possa fare gli interessi del Paese e non solo quelli di una fetta di elettorato".

Il problema è che servono anche gli interpreti: Renzi e Calenda vanno ognuno per conto suo, Forza Italia, dopo Berlusconi, è un oggetto misterioso.

"Sicuramente in Forza Italia possono esserci degli interlocutori credibili e validi, ma penso anche alla Lega 'moderata' di Zaia e Fedriga, fino ad arrivare a Guerini nel Partito Democratico: sono persone che potrebbero tranquillamente stare insieme e collaborare in una stessa coalizione e un domani addirittura in uno stesso partito, ma bisognerebbe rompere questo bipolarismo con una proposta politica efficace e rappresentativa".

Mi concederà che l'ipotesi al momento è lontanissima dalla realtà.

"Assolutamente. Io non la vedo in questa legislatura e non so se avverrà mai. Anzi: anche sulle riforme costituzionali, dall’idea del "sindaco d’Italia" al presidenzialismo, vedo forti spinte a rafforzare l’attuale bipolarismo, tutto sono meno che la ricostruzione di uno spazio che metta ai margini gli estremismi". 

Qualcuno del PD ti ha chiamato dicendo "torna a casa"?

"Qualcuno simpaticamente lo ha fatto, ma quella non è più casa mia. Il PD oggi sta assolvendo a un’altra funzione, che è quella di rappresentanza della sinistra con uno sguardo più radicale: è una funzione lecita, certo è che l’alleanza tra loro e il Movimento 5 Stelle certamente non produrrà mai un Governo". 

Però un Governo l’avevano fatto e voi lo faceste cadere...

"Quando è accaduto c’era una gamba riformista fondamentale per tenere insieme quel tipo di alleanza. La scelta di staccare la spina fu giusta. E dopo è arrivato Draghi, il miglior premier che potessimo avere".

Parliamo di Giorgia Meloni.

"Sta facendo uno sforzo serio e a mio giudizio anche credibile, ma è ostaggio di una campagna elettorale continua tra le forze di maggioranza, da promesse elettorali roboanti che sono state fatte in campagna elettorale, ma soprattutto che sono state fatte negli anni di opposizione in cui tutto era semplice e soprattutto non c'erano responsabilità. Le responsabilità ora sono arrivate: il blocco navale non esiste, i respingimenti di massa dei migranti non esistono, la finanza facile non esiste. Esiste la fatica del Governo. Certo è che bisogna riscrivere le priorità; la prima è sicuramente la sanità, perché investire in salute vuol dire anche risparmiare: le liste d’attesa incredibili che ci sono persino sugli screening oncologici costano sia in vite umane che in prestazioni sanitarie da erogare dopo. E poi c’è da investire nella nostra politica di cooperazione con l’Africa".

Renzi dice che se Meloni porta in aula la divisione delle carriere lui la vota subito.

"Magari la portasse, la voterei anche io; temo però che non arriverà mai. Il ministro Nordio sta lavorando bene, potrebbe però lavorare più rapidamente".

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