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Martedì, 30 Aprile 2024
Nuovo governo

No ai saggi al governo: i partiti pensano al grande compromesso

La decisione di Giorgio Napolitano di affidare le redini del programma politico a due gruppi ristretti sembra non piacere a nessuno. E così da più parti si invoca la strada dell'accordo tra Pd, Pdl e Scelta Civica. Critiche anche dalla Germania

Se anche la Germania ci guarda storto e contesta la decisione di Giorgio Napolitano di affidare le redini del programma politico italiano a "dieci saggi" significa che qualche problema c'è. Se poi l'attacco arriva da uno dei giornali più europeisti e, in questi mesi, filo Italia di Monti, il Frankfurter Allgemenie Zeitung (Faz), c'è da preoccuparsi.

Secondo la Faz, il mondo politico italiano "continua a guardare il proprio ombelico e ha completamente perso il senso della realtà: l'unico punto di consenso tra i partiti sembra essere l'aumento della spesa pubblica".

DIECI SAGGI AL GOVERNO: ECCO CHI SONO

"Nessun politico vuole dolorose riforme strutturali per una maggiore competitività", osserva il quotidiano. La Faz spiega che "non si vede da nessuna parte un salvatore o un'idea politica salvatrice, capace di portare l'Italia fuori dalla crisi, i saggi possono anche essere saggi, ma non sostituiscono un parlamento eletto". Per la Faz, la scelta dei saggi appare "una mossa della disperazione, cosa si farà delle loro proposte, lo sa solo Dio".

Critiche alla scelta dei dieci saggi arrivano anche dal progressista Berliner Zeitung, secondo il quale "ciò di cui ha bisogno l'Italia è chiaro a tutti: per prima cosa i politici devono abolire i loro privilegi". Secondo il giornale, i saggi sono "un mezzo per guadagnare tempo, continua a dominare lo stallo, ma si agisce come se si muovesse qualcosa. Invece di far ricorso a volti freschi e idee nuove, il presidente Napolitano punta sulla vecchia guardia, sui rappresentanti di quei partiti che hanno portato l'Italia al caos".

Cosa fare, quindi? Ogni partito ha la sua ricetta. Ogni partito tranne uno: il Movimento 5 Stelle il cui unico programma, in questo momento, sembra essere un freddo "No" a qualunque soluzione che non sia un governo grillino.

SCELTA CIVICA. Per il capogruppo montiano alla Camera, Lorenzo Dellai, l'unica strada possibile è quella del compromesso: "In questi venti anni si è perduto il valore profondo della politica, che in un quadro come questo avrebbe spinto sin dall'inizio verso la ricerca di un compromesso nobile per salvaguardare l'interesse del Paese".

La colpa: di Pd e Pdl.  "Il Pd ha scelto la strada dell'arroccamento, che rischia di condurre verso un processo di grillizzazione", afferma. Il Pdl, invece, "ha proposto la strada delle larghe intese scommettendo sul fatto che il Pd dicesse di no, e quindi legando la propria iniziativa solo a un buon viatico per il ritorno al voto in tempi molto rapidi". In questo quadro le commissioni indicate da Giorgio Napolitano "puntano a far mettere le carte in tavola a tutti, è una mossa per stimolare una politica che non si voglia suicidare a farsi carico della proprie responsabilità: una prova d'appello per i partiti".

PDL. Il capogruppo alla Camera dei 'berlusconiani', Renato Brunetta, non risparmia critiche, invece, all'operato di Napolitano: "Non voglio parlare dei dieci saggi ma del governo che dopo quaranta giorni l'Italia non ha, è una melina insopportabile. La sinistra ha detto mai e poi mai, se ci fosse una crisi come quella di Cipro troverebbe il paese senza un governo: l'Italia deve avere un governo, chi si mette di traverso su questo si prende una responsabilità enorme". Quindi, la ricetta di Brunetta: "O si fa un governo di larga coalizione da subito o si torna a votare, qualunque altra strada è irresponsabile".

M5S. "Se si fosse trattato di persone esterne al sistema, avrei pensato a dei facilitatori che potessero aiutare le forze politiche a fare le cose che servono al Paese. Così non è stato: anche i cosiddetti esterni, Violante e Onida per la parte che riguarda le riforme istituzionali e Pitruzzella e Giovannini per quelle economiche, non sono certo nomi nuovi. Niente che ci faccia ben sperare".

Per il capogruppo al Senato del Movimento, Vito Crimi (intervistato da Repubblica e Fatto Quotidiano, ndr), quello dei saggi è "un finto governo a tutti gli effetti. A questo punto, era meglio l'altro scenario che il Presidente ci aveva prospettato: Bersani poteva andare avanti, ottenere la fiducia alla Camera, non averla al Senato, ma restare in carica per gli affari ordinari. Quanto meno - rileva Crimi - avrebbe rappresentato buona parte delle nuove Camere. E intanto il Parlamento avrebbe lavorato. Adesso, invece, siamo davanti a una specie di commissariamento".

Crimi spiega che Napolitano durante i colloqui non aveva accennato alla possibilità di nominare dei saggi. "Nel nostro secondo colloquio il capo dello Stato ci ha confermato che solo un governo politico poteva essere fatto. Lo ha detto senza mezzi termini. Non c'è mai stato spazio per i nostri nomi''.

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