rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024
Imu

Dall'Imu alla service tax: "Non è un piano casa ma un piano sfratti"

L'Unione inquilini attacca la riforma del governo Letta. "Il passaggio dall'Imu alla service tax aggraverà il fenomeno della morosità". Così facendo "il governo è intervenuto per drogare il mercato al fine di mantenere alti i prezzi delle case. L’opposto di quello che dovrebbe fare"

Imu sì o Imu prima casa no? Imu no, anzi sì, o meglio: si passa dall’Imu alla Service Tax. Con buona pace per i redditi più bassi. Come accadrà il passaggio? Saranno i sindaci a stabilire gli importi delle aliquote in base ai metri quadrati dello stabile (prima ipotesi) o in base alla rendita catastale. Quindi metri quadrati abitativi, rendite e il classico rigo nero che precede il totale: somma che sarà pagata sia da inquilini, o affittuari, che dai proprietari.

Come dire, si tassa il padrone di casa che, mettendoci le mura, si garantisce il bonus mensile; si tassa anche chi ci vive in quelle mura visto che illuminazione pubblica e spazzatura sono a suo vantaggio. E’ per questo che Walter De Cesaris, segretario generale dell'Unione Inquilini (che il 10 ottobre sarà in tutte le piazze italiane per la seconda giornata nazionale ‘Sfratti Zero’), ha deciso di picchiar duro contro il provvedimento dell’esecutivo. Tanto da fargli dire: “Il piano casa del governo Letta rischia di trasformarsi in un piano sfratti”. 

Perchè un giudizio così duro?
“Siamo in una condizione di sofferenza abitativa molto grave e il picco di questo fenomeno è dato dalla piaga degli sfratti. Sfratti che negli ultimi 5 anni, nel complesso, sono quasi raddoppiati: le sentenze di sfratto da 40mila nel 2007 sono diventate circa 70mila nel 2012. All’interno di queste cifre gli sfratti per morosità da 20mila sono passati a 60mila. In pratica ormai ogni dieci sfratti emessi, nove sono per morosità. E questi dati numerici sono solo la punta dell’iceberg. Qui il problema vero è quello della sofferenza abitativa che progressivamente sta stritolando un fetta della società sempre più consistente. Così, tanto capirci, vi do un po’ di numeri: per ogni sfratto emesso sono dieci famiglie in difficoltà che vivono in una situazione praticamente borderline. Lo spiega bene uno studio recente condotto su Roma e Milano: il 40% dei proprietari lamenta una o due mensilità di ritardo nei pagamenti degli affitti”. 

E questo è il drammatico quadro generale. Andando all’osso del provvedimento Letta, perché vi state mobilitando?
“Il governo è intervenuto con una manovra fiscale che alla fine trasferirà una parte consistente del prelievo sulle spalle degli inquilini, quindi dei più deboli. Traslare questo peso avrà come effetto immediato l’ulteriore acutizzazione di una situazione casa di per sé già grave. Quelle stesse famiglie dell’area borderline rischiano di precipitare nel baratro della morosità”. 

Voi parlate del 75% degli inquilini con un aggravio medio annuo stimabile sui mille euro.
“Queste sono stime ma il rischio per noi è questo. Sento che il governo vuol intervenire con tanto di massimali e condizioni precise. Vedremo. Per adesso ciò che ha annunciato e fatto concretamente va in una direzione incomprensibile. Noi ci batteremo e chiederemo che vengano messe nero su bianco le modifiche necessarie per correggere questo decreto sbagliato”.

Quali?
“Hanno osato chiamare il provvedimento piano casa, senza rispondere tuttavia a due questioni dirimenti. La prima, dare una risposta alle 700mila famiglie che sono in attesa di una casa popolare. Seconda, come si abbassano gli affitti, oggi incompatibili con i redditi. Noi pensiamo che si debba intervenire anche utilizzando metodologie drastiche: siamo favorevoli ad un abbattimento della tassazione della proprietà in cambio però di un dimezzamento degli affitti. Invece il governo ha agevolato la proprietà immobiliare senza chiedere alcuna contropartita, senza calmierare il mercato. Questo è inaccettabile”.

Alla fine, quindi, che colore ha questa manovra?
“Chiaramente il provvedimento è targato dal centro-destra. Ma c’è di più, c’è qualcosa di più profondo. E’ il peso di quello che viene chiamato blocco immobiliare, questa gigantesca parentesi parassitaria tutta italiana, che alla fine trasversalmente coinvolge parti consistenti del centro-sinistra. Dai tempi di Fiorentino Sullo e della mancata legge sui suoli che in Italia vegeta un blocco reazionario immobiliare che detta quelle che sono le linee fondamentali delle politiche urbanistiche e più in generale della casa. 

A questo punto, però, non era meglio lasciare stare l’Imu così come pensata dal governo Monti?
“No, le cose andavano cambiate ma nella direzione opposta rispetto a quanto fatto dal governo. Era giusto intervenire sull’Imu dei ceti medio-bassi. Ma non si può trattare nella stessa maniera le rendite milionarie e chi vive con la pensione minima. Si doveva intervenire esentando i più deboli. La cosa, per noi, è molto semplice: una tassazione alla rendita immobiliare per una ridistribuzione sociale in funzione di una vera politica per la casa. In questo senso il segno del governo è fortemente regressivo. Lo dimostra per esempio una misura interna al pacchetto appena varato: l’esenzione dell’Imu per le case invendute dei costruttori. Cioè il governo interviene per drogare il mercato al fine di mantenere alti i prezzi delle case; praticamente l’opposto di quello che dovrebbe fare. E ancora: è sparita la tassa al 50% sulle seconde case o su quelle sfitte. Annunciata in lungo e in largo, è sparita. Perché? A noi pare che si tratti dell’ennesimo regalo alle lobby immobiliari che hanno avuto un potere specifico ed evidente sulle scelte dell’esecutivo”. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Dall'Imu alla service tax: "Non è un piano casa ma un piano sfratti"

Today è in caricamento