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Domenica, 28 Aprile 2024
L'intervista

Lupi nemico numero 1 del Reddito di cittadinanza: "L'avrei portato a 6 mesi"

Con un emendamento di Noi moderati alla manovra, aumentano i finanziamenti alle donne vittime di violenza. "Aiutiamo la loro indipendenza" ha detto a Today Maurizio Lupi. L'intervista

Il deputato e capo politico di Noi moderati Maurizio Lupi è il nemico giurato del Reddito di cittadinanza perché, nonostante rappresenti la minoranza delle forze del Governo Meloni, si è battuto per modificare il Reddito di cittadinanza nella manovra di bilancio, riducendolo ai minimi termini. Direttamente a Today, Lupi spiega come è cambiato l'impianto del cavallo di battaglia (o quel che ne rimarrà) del Movimento 5 Stelle.

Lupi, "Noi moderati" ha chiesto e ottenuto un rilevante ridimensionamento del Reddito di cittadinanza. Cosa cambierà adesso?
"C'è una questione di fondo che per me è decisiva per il futuro del nostro Paese e soprattutto per le nuove generazioni: tra lavoro e assistenzialismo io scelgo il lavoro. La dignità che ogni persona ha per il solo essere nata si sostanzia nell'utilità di sé per gli altri e per la società di cui uno fa esperienza proprio nel lavoro. La "sconfitta della povertà" non è in un reddito comunque garantito, è nella capacità di creare e offrire lavoro. Il 49% delle imprese che cerca certe figure tecniche o professionali non le trova. Bisogna aiutare chi non ce la fa, chi non può lavorare, per gli altri, penso che sia meglio guadagnare lavorando, naturalmente rispettando i contratti nazionali, piuttosto che non facendo niente. Per questo ho chiesto e ottenuto che chi rifiuta un'offerta di lavoro perde il diritto al reddito di cittadinanza".

Reddito di cittadinanza, l'offerta resta congrua ma "laureato deve fare anche cameriere"

Però Conte la accusa di aver eliminato il concetto di "congruità" per cui un laureato in giurisprudenza del Sud, accettando qualsiasi offerta, potrebbe finire a fare il lavapiatti in Friuli. Conte ha ragione? Lei ha fatto saltare l'ascensore sociale?
"L'aggettivo congrua era ambiguo e forniva alibi a chi, potendo lavorare, preferiva un reddito garantito senza fare niente. Questo al netto delle truffe scoperte e documentate".

Ci è andato pesante e ha preteso (e ottenuto) un'ulteriore riduzione di un altro mese ancora il reddito di cittadinanza, più di quanto non fosse già nei piani della maggioranza della maggioranza. Si sente un po' il nemico numero uno del Reddito di cittadinanza?
"Sono contrario sin dalla sua istituzione e i fatti mi hanno dato ragione. Altro che sconfitta della povertà, dopo tre anni è chiaro che non ha funzionato. Ci costa nove miliardi l'anno, usiamone tre per chi è impossibilitato a lavorare e gli altri sei diamoli alle imprese che assumono dalle liste dei percettori di reddito. Insisto, bisogna incentivare il lavoro, non l'assistenzialismo. Ho sempre in mente la testimonianza di una ragazza figlia di un minatore del Sulcis, decenni di ammortizzatori sociali, che disse: "Non ho mai visto mio padre andare a lavorare, la mattina mi alzo sempre prima di lui. È questa la prospettiva di vita che vogliamo dare ai nostri giovani?"

È quanto avreste voluto o si poteva fare di più?
"Io avevo chiesto che i mesi garantiti fossero sei, nei quali approntare lo strumento per chi veramente non ha possibilità di occupazione, ci sarebbero state più risorse per chi effettivamente crea lavoro, le imprese".

Rivendicate anche un "aumento rilevante per il fondo a favore delle donne vittime di violenza". Di quanto parliamo? Quando c'era prima o quanto oggi con la manovra del governo Meloni. A cosa serviranno questi finanziamenti in più?
"1.850.000 euro in più per il 2023, che si vanno ad aggiungere ai nove milioni precedentemente stanziatii. È un sussidio economico istituito per garantire e favorire l'indipendenza economica e l'autonomia per le donne vittime di violenza che si trovano in condizioni di povertà. C'è la denuncia, poi il processo, e poi la vita di queste donne continua, spesso in situazioni difficili".

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