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Domenica, 28 Aprile 2024
Il reportage

Quel museo su Mussolini che non troverete in nessuna guida turistica. C'è pure il fantasma

Si trova a Forlì e contiene centinaia di cimeli tra cui l'ultima divisa del Duce, la sua scrivania, i guanti e il berretto indossati a Campo Imperatore o il tavolo da riunioni su cui si sarebbe tenuta la prima riunione di governo della Repubblica di Salò. Non è un luogo segreto, ma spesso ci si arriva solo grazie al passaparola. Noi ci siamo stati e ve lo raccontiamo

C'è un museo dedicato a Benito Mussolini, alle porte di Forlì, che non troverete sulle guide turistiche ufficiali. Sono esposti centinaia di cimeli, come il suo violino, la sua ultima divisa, il tavolo da riunioni su cui si sarebbe tenuta la prima riunione di governo della Repubblica di Salò, così come il tavolo della sala da pranzo di famiglia, con sotto la campanella che il duce usava per chiamare i figli a tavola (pena un "tozzone" della moglie Rachele, una sberla in dialetto romagnolo, se non arrivavano subito).

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Ci sono la sua scrivania e i suoi occhialini da lettura, che avrebbe tenuto lontano dalle macchine fotografiche per non danneggiare la sua immagine virile. Sparsi in giro doni da tutto il mondo, da una pagoda votiva omaggio dell'imperatore giapponese Hirohito ad un prezioso arazzo del negus etiope, passando dai guanti e berretta indossati a Campo Imperatore, fino a una presunta e dubbia lettera di Mussolini a Padre Pio in cui lo ringrazierebbe "per averlo riportato a Dio, da fascista a fascista". E si potrebbe andare avanti a lungo.

Questo museo privato non è presente negli itinerari, non ha depliant all'ufficio informazioni turistiche, né lo si trova nella miriade di siti web dedicati alla scoperta di un territorio, sicuramente non in quelli istituzionali, ma neanche in quelli dedicati alle curiosità più strampalate. Solo il sito internet di un hotel vicino ne fa timidamente cenno, e tutto sommato a buona ragione: ci sarebbero circa ventimila visitatori paganti ogni anno, da tutte le parti d'Italia e molti anche dall'estero, dalla Finlandia fin agli Stati Uniti. Ci arrivano anche comitive e interi pullman.

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Al museo dedicato a Mussolini ci si arriva grazie al passaparola, in gran parte nell'ambito di un "tour nero" che vede come epicentro la tomba di Predappio. "Se chiedete in giro nei paraggi, vi depistano e vi mandano da un'altra parte", dice ai visitatori Adele Grana, moglie del proprietario, l'imprenditore lombardo Domenico Morosini. Va detto, però, che non è un luogo segreto: è ovviamente conosciuto dalle autorità, è su Wikipedia, è recensito su Google e su TripAdvisor, ha il suo sito internet 'Casa dei Ricordi' (questo il nome esatto del museo) in cui si promette "un'esperienza storica indimenticabile". Ci sono anche un paio di cartelli pubblicitari in strada, uno con la freccia che indica la stradina di campagna da imboccare per arrivarci, un altro sulla strada provinciale tra Forlì e Predappio. Ed infine, ci sono una marea di servizi di giornali e tv, tra i cui uno recente della Cnn.

Casa dei Ricordi - Lo studio di Mussolini

La visita ha luogo a Villa Carpena, la casa di famiglia di Benito Mussolini, quella in cui non svolgeva alcuna attività politica, ma in cui si rinchiudeva per stare con la moglie e i figli, quando si trovava a Forlì, libero di parlare in dialetto romagnolo e giocare coi bambini in giardino. Si visitano così la cucina, il soggiorno, lo studio, anche il bagno, e le camere da letto dei genitori e dei figli (in una avrebbe dormito anche Maria Scicolone, sorella di Sophia Loren e madre di Alessandra Mussolini). Qui Rachele Guidi, moglie di Mussolini, è tornata a vivere dal 1957, quando l'edificio le fu restituito dopo essere stato requisito per gli sfollati della guerra. Alla sua morte, nel 1979, ci ha continuato ad abitare Vittorio Mussolini, ed infine la vendita dell'immobile con l'idea, realizzata nel 2001, di farci un museo che assomiglia più ad un baule dei ricordi nella casa del nonno, un sogno di Domenico Morosini, imprenditore di Lodi arrivato appositamente a Forlì.

Casa dei Ricordi - La cucina di Rachele

"Qui non si fa politica e non si fa polemica" è la premessa della visita turistica, che scorre per oltre un'ora a cavallo tra gli aspetti intimi e famigliari del duce e le riletture storiche più classiche degli eventi del Ventennio, tra cui il sempreverde "se ha fatto degli errori, li ha fatti dal '40 al '45 su pressione di Hitler", il tutto poi unito all'altrettanto classico "amava l'Italia e non si è mai arricchito a livello personale", seguito all'immancabile riferimento attuale "questo lo possiamo dire anche dei politici di oggi?".

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A garantire sulla ricostruzione filologica degli ambienti e degli oggetti dell'epoca, sarebbero gli stessi figli Vittorio e Romano Mussolini, che negli anni - a detta della guida - avrebbero ricostruito tutti gli ambienti come un tempo. "Il babbo questa scrivania la teneva qui", "la libreria lì", "la mamma la cucina la ordinava così", etc. Ai cimeli di casa Mussolini si sono poi aggiunti centinaia di altri oggetti raccolti da Morosini, tra cui la divisa del 1945, comprata per ventimila dollari negli Stati Uniti – così almeno viene spiegato dalla guida - e stesa in visione sul suo letto. Anzi, la prima volta che la divisa entrò nella camera da letto del duce un giovane avrebbe avuto un mancamento e, con voce gutturale non sua, avrebbe esclamato 'Lui è qui' e la sua immagine la si poté all'improvviso scorgere nelle parti annerite dello specchio sul comò. Perché poi, alla fine, in ogni visita che si rispetti, arriva sempre il momento del fantasma. E la guida lo indica con distacco, lasciando comunque il beneficio al visitatore di non riconoscere “lui” tra alcune strisce opache del vecchio specchio.

Casa dei Ricordi - divisa di Mussolini

È evidente che chi approda qui lo fa in massima parte per una non celata simpatia nei confronti dell'ex padrone di casa. E quello che ottiene in cambio è esattamente la narrazione che si aspettava, secondo il canone "Tutto quello che non vi hanno mai detto del duce e che non avranno mai il coraggio di dirvi". Si va così dall'americano che chiede di potersi sedere a capotavola del desco originario del duce per farsi una foto da mandare agli amici, all'italiano proveniente da ogni regione in camicia nera che va in pellegrinaggio a Predappio, che da qui dista pochi chilometri.

Casa dei Ricordi - Lo specchio con l'immagini di Mussolini 2

Chi visita la 'Casa dei ricordi' e si aspetta una smaccata apologia di fascismo resterà però deluso. La visita si conclude così: “Qui si approfondisce la storia (anche se a modo loro, ndr), il fascismo non tornerà più”. E se l'americano di turno chiede se c'è il rischio che l'Italia ridiventi fascista, “rispondiamo assolutamente di no con una risata”, spiega la guida. La visita si chiude con la consegna gratuita del calendarietto 2024 con 'Gli ultimi pensieri del duce' e la pergamena che riporta la 'Poesia del pane' nel negozietto attiguo, pieno di "souvenir" a tema.

Certo, ora sarà facile indignarsi su come sia possibile che sia stata realizzata - e già da oltre vent'anni sia visitabile - un tale raccolta di oggetti e di proporla come un museo privato dedicato bonariamente all'artefice di una delle pagine più nere della nostra storia. Un museo che però non ha niente di feroce né di macabro, e alla fine intrattiene il visitatore disposto a pagare 15 euro di biglietto. Ma, dopo l'indignazione, è forse più utile chiedersi come sia possibile che - a quasi 80 anni dalla morte di Mussolini - non sia stata un'istituzione pubblica a farsi carico dell'aneddotica mussoliniana e dell'interesse turistico che questa suscita, facendolo col massimo rigore scientifico, con la giusta distanza e nel giusto contesto. E possibilmente senza fantasma nello specchio.

Casa dei Ricordi - Tavolo del governo di Salò

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