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Sabato, 27 Aprile 2024
Politica

Province, la mappa delle modifiche: cosa cambia nel 2014

Ci sono quelle che si fonderanno nelle aree metropolitane e quelle che spariranno. Dal Piemonte alla Puglia, dal Veneto alla Calabria, ecco la mappa dei tagli previsti dal governo. Ce la faranno?

ROMA - La Camera ha approvato il disegno di legge sulle Province e le città metropolitane, non senza polemiche. In attesa che il provvedimento passi all'esame del Senato, c'è chi parla di legge-beffa e legge truffa (i deputati 5 stelle e quelli di Forza Italia), chi invece di "passo avanti enorme per semplificare gli enti locali più discussi della storia repubblicana".

Le Province non spariranno del tutto ma, in attesa del disegno costituzionale di abolizione, "si trasformano in enti più leggeri con poche funzioni, molto utili ai Comuni", dice il ministro Graziano Delrio, promotore del disegno di legge. 

Vediamo nel dettaglio cosa cambia nel 2014. Sono 52 le province italiane "commissariate" dalla Legge di stabilità appena varata dal governo. Il mandato elettorale di queste amministrazioni provinciali scadrà il prossimo maggio. Ci sono quelle che si fonderanno nelle aree metropolitane (enti che dovranno coordinare il territorio intorno alle grandi città) e quelle che, semplicemente, spariranno. Fatto sta che la prossima primavera scadranno i mandati, ma non si tornerà alle urne. A queste, si aggiungono altre 20 province - tra cui Roma - già commissariate dall'esecutivo Monti nel 2012. 

LA MAPPA - Scorrendo le province da nord verso sud, si comincia dalle quattro piemontesi: Alessandria, Cuneo, Novara, Torino e Verbano-Cusio-Ossola.In Lombardia, invece, sono sette i consigli a venire commissariati: Bergamo, Brescia, Cremona, Lecco, Milano, Monza-Brianza e Sondrio. In Emilia Romagna cadono otto province: via Piacenza, Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Modena, Parma, Reggio Emilia e Rimini. Tre i consigli commissariati in Veneto (Padova, Venezia, Verona e Rovigo), uno in Liguria (Savona).

Per il centro-sud, invece, in Toscana saltano 8 province: Arezzo, Firenze, Grosseto, Livorno, Pisa, Pistoia, Prato e Siena. Nelle Marche finiscono commissariate Ascoli Piceno, Fermo, Pesaro e Urbino. In Abruzzo cadono Chieti, Teramo e Pescara, mentre in Umbria finiscono Perugia e Terni. Nel Lazio non sopravvive alle misure della legge di Stabilità Latina, mentre in Puglia saltano Bari e Bat (Barletta-Andria-Trani). In Calabria sono depennate Cosenza e Crotone, nel Molise Isernia, dalla Puglia Lecce e dalla Basilcata Matera e Potenza. In Campania spariscono le province di Napoli e Salerno

A queste 50 province si aggiungono quelle commissariate dal 2012 (Ancona, Asti, Belluno, Biella, Brindisi, Como, Genova, La Spezia, Roma, Vibo Valentia, Vicenza) e quelle commissariate dal 2013 sono (Avellino, Benevento, Catanzaro, Foggia, Frosinone, Massa Carrara, Rieti, Taranto e Varese).

GLI EFFETTI E I RISPARMI - Gli effetti concreti della riforma Delrio, molto complessa, si potranno giudicare solo fra un paio d’anni. I risparmi certi sono modesti rispetto agli 800 miliardi di spesa pubblica: nel 2010 i politici provinciali sono costati agli italiani circa 135 milioni. Nel 2013, dopo la cura dimagrante degli ultimi anni, la politica provinciale è costata solo 32 milioni (dati dell'Unione delle Province italiane). Sugli effetti della riforma esistono opinioni molto diverse. Secondo il ministro degli Affari Regionali, Graziano Delrio, si raggiungerà il miliardo a regime. La Corte dei Conti ha sostenuto di non poter fare alcuna cifra.

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