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Domenica, 28 Aprile 2024
Legge elettorale

Legge elettorale: Renzi, Letta e l'offerta che il premier non potrà rifiutare

Quello del segretario non è un aut aut. E' molto di più: è l'impronta di un cambio di passo necessaria prima al Pd, poi al Paese. Ma dietro c'è altro: la necessità di chiudere le porte del Parlamento alle "mine vaganti" per non fare la fine di Prodi

Nel giorno in cui il premier Enrico Letta – dopo le dimissioni di Nunzia De Girolamo (e già si vocifera il probabile rientro in Forza Italia) – assume l’interim alle Politiche agricole; nello stesso giorno in cui il vicepremier e segretario di Ncd, Angelino Alfano, non nasconde i suoi timori per la sopravvivenza dell’esecutivo, Renzi tira un rigo nero. Di qua o di là. Lo spartiacque è tratto. Così, senza troppi patemi, per il caso dell’ex ministro. Così, ma con sopra il carico da nove, per la legge elettorale.

DE GIROLAMO CHI? – Renzi non ha rivolto all’ex ‘ministra’ l’affetto riservato per il ‘compagno’ Fassina ma non si è neppure strappato i capelli dal dolore. “Le dimissioni – ha detto all’ora di pranzo, dopo aver presentato il regolamento del piano urbanistico a volumi zero del Comune di Firenze – riguardano il ministro e il presidente del Consiglio. Ho massimo rispetto, in Italia non lo fanno in tanti”. Tutto qui, nel merito. Qualche parola in più nel metodo, l’eventuale rimpasto di governo. Precisazioni più che richieste: “Il rimpasto? Chiedete a Letta”. E ancora: “A me la logica del ‘Che ci tocca?’ non interessa. E’ lo stile della vecchia politica”. Traduzione: Renzi non vuole immischiarsi troppo con questo governo. O meglio, non è interessato ad imbarcarsi ulteriormente nel vascello pilotato da Letta. Cosa che lo obbligherebbe ad una fedeltà troppo faticosa. Sta bene da battitore libero.

LEGGE ELETTORALE AL TEMPO DELI AUT -AUT – Perché? E qui arriviamo al secondo capoverso di quel rigo nero scolpito nel fine settimana. Con tanto di aut-aut: o la nuova legge elettorale o salta il banco. “Ciao, ciao” legislatura (lo ‘ciao, ciao’ piace molto al sindaco) e di corsa alle urne.

Riepilogando, in pillole. Fatto l’accordo con Berlusconi, su riforme e Italicum, un pezzo di Pd, la minoranza interna, e i piccoli e medi partiti (quelli che Renzi chiama “partitini”), hanno alzato la voce: no alle liste bloccate, soglie di sbarramento più basse, candidature multiple nelle 100 circoscrizioni previste. E visto che il gioco ora è quello di chi alza la posta più in alto (e in casa c’è aria di franchi tiratori, ‘do you remember l’affaire Romano Prodi?), il segretario del Pd ha fatto lo squalo. “Questa legge elettorale non può saltare per uno 0,5%. Se si affossa la legge elettorale è difficile pensare a uno spazio di speranza per questa legislatura”. E ancora: “Ci sarà da discutere sugli emendamenti. Ci sarà da trovare un accordo complicato. Ma io sono ottimista” (QUI IL VIDEO).

Accordo tanto complicato che Berlusconi, l’altro capo dall’altra parte del filo, ha deciso di tagliare la testa al toro. Il grosso del patto non si tocca: la soglia del 5% è un limite invalicabile, al ribasso; le liste rimarranno bloccate.

Eccoci quindi al gioco delle parti. Da una parte ‘Matteo’, dall’altra ‘Silvio’, gli estremi di peso del puzzle; in mezzo, stritolato, il governo. Se i dissidenti del Pd proveranno il tiro mancino, Renzi staccherà la spina a Letta. Se la maggioranza sarà cattiva con il Cav, l’ex primo ministro si chiamerà fuori dagli impegni presi con il sindaco, che a suo volta darà il ben servito al titolare di Palazzo Chigi. Da questa logica, compreso riabilitazione della cordata Arcore (ipotesi grazia inclusa), non c’è scampo.

RENZI – Il fatto è che Renzi vuol finalizzare in fretta e senza troppi intoppi. Proprio ora che ha il vento in poppa (con tanto di promozione internazionale, quella che questa mattina è arrivata dal Finantial Times: “Renzi ha intrapreso una strada difficile, ma e' la migliore speranza dell'Italia”),  vuol portare a casa in tempi record il ‘malloppo’: la legge elettorale, certo, ma anche le riforme costituzionali. “Di cui, in Italia, si discute dai primi anni ottanta”: monocameralismo e revisione del titolo V della Costituzione. Un pacchetto, a suo dire, fondamentale per la stabilità in Europa e nei mercati “molto più di una finanziaria”. Una fretta legata a doppio filo ad una scadenza certa: il sindaco, a maggio, alle Europee vuol dar la dimensione plastica del salvatore della patria. Senza e senza ma. Aut-aut, compresi.

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