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Sabato, 27 Aprile 2024
La proposta

Sui social solo con la carta di identità, ora lo chiede anche Fratelli d’Italia

Dopo il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi, propone di votare una legge che potrebbe trovare una larga convergenza

I leoni da tastiera e i potenziali criminali che si nascondono dietro nomi di fantasia sui social network potrebbero avere i mesi contati. La piccola svolta è arrivata dopo il discorso di fine anno del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Che cosa ha detto Mattarella nel suo discorso di fine anno 

Ad aprire all’ipotesi di consentire l’accesso alle piattaforme solo con registrazione certificata con documento di identità, il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi.

Antoniozzi (Fdi): "Serve una legge che sanzioni gli haters"

"Il richiamo del presidente Mattarella alle tante persone vittime di insulti di ogni genere sui social – spiega Antoniozzi – ci impone una legge che sanzioni gli haters. Non solo personaggi famosi, dal presidente Meloni a Liliana Segre, a Giorgio Napolitano fino a Fedez, sono state oggetto di insulti volgari e di minacce di ogni genere ma anche persone normali. Il Parlamento deve raccogliere l'invito di Mattarella e, insieme alla legislazione europea, chiedere ai social l'accesso con carta di identità. Su questo coinvolgeremo anche i nostri europarlamentari di Ecr". In realtà, negli ultimi anni le tecnologie utilizzate dalla Polizia Postale consentono di identificare abbastanza facilmente alle persone che si nascondono dietro profili falsi, soprattutto su Facebook e Instagram. Gli inquirenti riescono spesso a risalire al terminale e al titolare dell'utenza da cui partono commenti e messaggi.

L’impegno di Laura Boldrini

Di come arginare la piaga dell’odio in rete si discute da anni: da una parte c’è chi – soprattutto a sinistra – propone regole più severe, dall’altra chi sostiene che la "libertà d’espressione" debba essere garantita sempre e comunque. Una libertà d’espressione che però non può trascendere in comportamenti che fuori dalla rete costituiscono reato. La prima a impegnarsi in prima persona per arginare il problema fu Laura Boldrini: l’allora presidente della Camera, nel 2016 pubblicò i nomi di chi la insultava sui social network e avviò una serie di incontri con i rappresentanti delle piattaforme.

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Il 2 maggio del 2017, Boldrini organizzò un evento a Montecitorio dal titolo "#bastabufale, impegni concreti", in cui si affrontò anche l’annoso tema della diffusione di fake news sui social.

I passi avanti e le proposte depositate in Parlamento

Rispetto ad allora le policy dei principali social network sono diventate molto più severe e soprattutto c’è una maggiore collaborazione con le autorità. E anche le bugie hanno le gambe un po’ più corte, perché c’è un controllo sempre più capillare da parte dei fakt checker indipendenti che porta all’oscuramento e alla rimozione di contenuti che contengono notizie false o risultano fuorvianti. Da questo punto di vista un punto di svolta è stata la pandemia, momento in cui la circolazione di fake news ha seriamente compromesso la salute pubblica. In Parlamento, l’unica proposta di legge attualmente depositata è quella presentata dal senatore Dario Parrini del Partito Democratico, che introdurrebbe "un obbligo per i grandi editori del mondo di acquisire e tutelare l’identità digitale degli utenti". La presa di posizione di Antoniozzi è molto importante perché arriva dallo schieramento politico che più volte di è distinto in negativo per il proliferare del fenomeno, basti andare a leggere i commenti che appaiono quotidianamente sotto i post dei Matteo Salvini, Giorgia Meloni e dei maggiori esponenti di Lega e Fratelli d’Italia. Se i partiti dovessero trovare un’intesa su nuove regole, la rete potrebbe diventare un luogo decisamente più pulito.

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