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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cosa accadde quel giorno

Acca Larentia: la storia dell'agguato contro i militanti del Fronte della Gioventù

La strage del 7 gennaio è un appuntamento importante per la destra italiana. Nel 1988 furono identificati come responsabili cinque militanti di Lotta Continua, in seguito assolti per insufficienza di prove

La strage di Acca Larentia è da decenni un appuntamento importante per la destra italiana. L'ultima adunata commemorativa di ieri, 7 gennaio, ha visto migliaia di militanti sfilare con il braccio teso davanti alla storica sede dell'Msi, nel quartiere Tuscolano di Roma: immagini che sembrano arrivare direttamente dal Ventennio e che hanno suscitato un'ondata di polemiche. 

L'assalto alla sede dell'Msi

Le commemorazioni si riferiscono al duplice omicidio del 7 gennaio 1978, quando persero la vita Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta, due studenti militanti nel Fronte della Gioventù, l'organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano. Erano circa le 18 del 7 gennaio e, insieme ad altri militanti, i due giovani stavano uscendo dalla sede dell'Msi in via Acca Larentia per diffondere alcuni volantini che pubblicizzavano un concerto degli "Amici del Vento",  gruppo musicale italiano tra i fondatori della musica alternativa di destra. I giovani furono sorpresi da una serie di colpi provenienti da armi da fuoco automatiche. Franco Bigonzetti, 20enne, morì sul colpo, mentre Francesco Ciavatta, 18 anni, morì in ambulanza durante il trasporto in ospedale, dopo aver cercato di fuggire ed essere raggiunto e colpito nuovamente dagli aggressori.

Illesi altri tre militanti che riuscirono a sfuggire all'agguato riparandosi all'interno della sede del partito; mentre qualche ora più tardi, nel corso degli scontri con le forze dell'ordine, perse la vita anche un terzo giovane, Stefano Recchioni. Con il diffondersi della notizia, infatti, una folla di manifestanti si era riunita in un sit-in di protesta nel corso del quale si registrarono presto tensioni con il conseguente intervento della polizia. 

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I responsabili dell'agguato e l'assoluzione per l'insufficienza di prove

Il gesto fu inizialmente rivendicato dai "Nuclei Armati per il Contropotere Territoriale" con una cassetta audio. Ben dieci anni più tardi, nel 1987, vennero però identificati quali responsabili dell'agguato e del duplice omicidio cinque militanti di Lotta Continua. Quattro di loro, Mario Scrocca, Fulvio Turrini, Cesare Cavallari e Francesco de Martis furono arrestati, mentre l'unica donna, Daniela Dolce, fuggì in Nicaragua riuscendo a scampare la cattura.

Gli imputati furono tuttavia assolti in primo grado per insufficienza di prove. Tra le armi utilizzate, venne ritrovata in un nascondiglio delle Brigate Rosse una mitraglietta Skorpion già utilizzata in altri tre omicidi, quello dell'economista Ezio Tarantelli nel 1985, dell'ex sindaco di Firenze Lando Conti nell'86 e del senatore Dc Roberto Ruffilli nell'88.

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