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Sabato, 27 Aprile 2024
Microbiota intestinale

Quando i fermenti lattici non bastano arrivano i donatori di feci

Le alterazioni della flora batterica intestinale predispongono all'insorgenza di infezioni, problemi alimentari e persino gravi patologie sistemiche. Nei casi più gravi oggi si può ricorrere al trapianto di microbiota da un donatore sano. Vediamo di cosa si tratta

Un microbiota intestinale in salute ci protegge dalle infezioni, produce sostanze benefiche, tiene a bada infiammazioni, patologie cardiovascolari e tumori. Quando il suo equilibrio risulta alterato, invece, può predisporre all’insorgenza di malattie gastrointestinali e di un’infiammazione cronica che rappresenta, a sua volta, un fattore di rischio per molte, gravi, patologie. Di norma basta fare attenzione agli stili di vita corretti, all’alimentazione, e magari ricorrere a qualche probiotico, per riequilibrare la flora intestinale. Quando la situazione si fa più grave, invece, è possibile ricorrere al cosiddetto trapianto fecale, o trapianto di microbiota intestinale. Marialuisa Novi, gastroenterologa dell’Azienda Ospedaliera Universitaria SS Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria, e Consigliere del Direttivo AIGO (Associazione Italiana Gastroenterologi Ospedalieri) del Piemonte/Valle d’Aosta, ci spiega di cosa si tratta, quando si può utilizzare e quali effetti ha sulla salute del nostro intestino.

Dottoressa, cos’è il microbiologa intestinale e perché è così importante?
"Il Microbiota intestinale è costituito da più di 100.000 miliardi di microorganismi che colonizzano il nostro intestino in maniera simbiotica, cioè senza provocarci danni. In questo ambiente microbico abbondante e variegato i batteri  sono sicuramente la popolazione maggiormente rappresentata (i famosi "batteri buoni"), ma sono presenti anche virus e funghi, che convivono in un complesso e delicato equilibrio, benefico per il nostro stato di salute. Il microbiota intestinale svolge numerose importantissime funzioni: contribuisce, ad esempio, alla sintesi di vitamine e acidi grassi a catena corta, indispensabili per il corretto funzionamento di tessuti e organi, e costituisce la parte più esterna della barriera intestinale, a diretto contatto con tutti gli antigeni alimentari e le sostanze esogene che introduciamo dall’esterno attraverso il tubo digerente."

Influenza anche il funzionamento del sistema immunitario?
"Certamente: il microbiota intestinale, così strategicamente posizionato, è coinvolto nei meccanismi di tolleranza alimentare e, mediante una complessa rete di comunicazione con cellule del sistema immunitario locale, contribuisce a mantenere un corretto equilibrio tra stato pro-infiammatorio e anti infiammatorio. La distruzione di questo equilibrio predispone a infezioni intestinali, intolleranze alimentari (secondarie alla disbiosi), e perfino all’insorgenza di malattie sistemiche sostenute dall’infiammazione cronica."

Come nascono i problemi al microbiota intestinale?
"Molti fattori possono danneggiare il suo delicato equilibrio: uno stile alimentare non equilibrato, un’infezione intestinale, l’uso di antibiotici e antiacidi. Persino durante la vita fetale e nei primi mesi di vita ci sono fattori che possono influenzare a lungo termine la salute del microbiota: l’alimentazione della mamma in corso di gravidanza, l’uso di farmaci, l’allattamento artificiale, l’ambiente, sono tutti fattori che possono influenza negativamente e in maniera anche permanente il microbiota."

È in questi casi che si ricorre al trapianto fecale?
"Al giorno d’oggi l’unica indicazione terapeutica per il trapianto di microbiota approvata dal Sistema Sanitario Nazionale è il trattamento della colite ricorrente da Clostridium Difficile resistente ai farmaci. Si tratta di un’infezione che potremmo definire opportunistica, in quanto il Clostridium difficile, in condizioni di equilibrio intestinale, sarebbe un  batterio commensale innocuo del nostro organismo. La sua tossicità si manifesta in paziente fragili, immunodepressi, ospedalizzati, sottoposti a terapie antibiotiche protratte. Soggetti, pertanto, affetti da verosimile disbiosi intestinale. Da qui è nata l’intuizione di trattare un’infezione batterica non con un’ulteriore terapia antibiotica, bensì promuovendo la ricostituzione della normale ecoflora intestinale, per ridurre così la tossicità del batterio. Il modo più efficace e più rapido per farlo consiste proprio nel trapianto di microbiota."

In cosa consiste la procedura?
"In estrema sintesi, è un processo attraverso cui si estrae il microbiota intestinale di un individuo sano per trasferirlo nell’intestino di una persona malata. La procedura inizia con il reclutamento di un donatore, che viene effettuato dal gastroenterologo, selezionando attraverso esame clinico, fisico e anamnestico soggetti con elevate chance di possedere un'ecoflora intestinale varia ed equilibrata. Il microbiologo esegue test accurati sul sangue e sulle feci del donatore per escludere potenziali infezioni trasmissibili in corso di procedura. Viene quindi estratto il microbiota dalle feci donate, e poi, una volta preparato adeguatamente, viene infuso nel soggetto ricevente. La tecnica di infusione che risulta più efficace, seppur invasiva, è la colonscopia, una modalità che, anche nella nostra esperienza, è risultata priva di eventi avversi maggiori. È comunque possibile effettuare il trapianto anche utilizzando un clistere, o speciali concentrati da assumere per via orale."

Quali sono i benefici di questa procedura? 
"Il trapianto di microbiota estratto da un donatore accuratamente selezionato, permette al soggetto ricevente di ottenere un equilibrio delle specie microbiche della sua ecoflora intestinale. Questo riduce lo stato di infiammazione cronica indotta, in condizioni di disbiosi, dal costante stimolo al sistema immunitario intestinale. Inoltre, il ripristino della barriera intestinale nella componente costituita dal microbiota aumenta le difese dalle specie microbiche patogene.

Nel caso di infezioni di clostridium difficile ricorrenti resistenti ai farmaci, è dimostrato che il trapianto di microbiota aiuta a eliminare le recidive di malattia. Questa è l’unica indicazione terapeutica per cui è attualmente approvato nel nostro Paese, ma esiste una lunga lista di altre patologie, non solo intestinali, contro cui rappresenta un’opzione terapeutica promettente. Parliamo, fondamentalmente, di tutte le patologie che sono legate a uno stato infiammatorio cronico: malattie cardiache, metaboliche, neurodegenerative. E perfino oncologiche: esistono infatti numerosi studi che hanno già dimostrato che la modulazione efficace dell’ecoflora intestinale migliora la risposta ad alcune chemioterapie. Sostenere la ricerca clinica e laboratoristica sul tema del microbiota permetterà quindi in futuro di ampliare le indicazioni cliniche di questa procedura a molte altre condizioni patologiche indotte dalla disbiosi intestinale."

Quali rischi può comportare il trapianto?
"Ogni procedura terapeutica prevede dei rischi, e per il trapianto di microbiota consistono in un rischio infettivo derivante dalla trasmissione di specie microbiche patogene con il microbiota del donatore. È chiaro che il processo di selezione clinica eseguito dal gastroenterologo, e l’esecuzione di accurati e meticolosi esami microbiologici sul sangue e sulle feci del donatore, riduce il rischio quasi a zero. Per questo si tratta di una procedura molto sicura quando viene eseguita in centri accreditati. In Italia sono circa 10 strutture ad aver superato i criteri di certificazione. Noi ad Alessandria abbiamo ottenuto la certificazione a giugno 2022, primi nella Regione Piemonte, e ad oggi abbiamo eseguito 19 trapianti  in soggetti affetti da colite ricorrente da C. difficile, e due trapianti a scopo compassionevole, fuori indicazione standard previa approvazione del comitato etico."

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