Il gaming come opportunità per trovare lavoro
Le abilità acquisite nel gioco possono essere riconvertite nella proprio professione
Quella del gaming è tra le industrie più in crescita del mondo digitale. Secondo un rapporto Klecha & Co. oggi vale circa 336 miliardi di dollari, e potrebbe raggiungere i 522 miliardi entro nel 2027.
Una realtà che cambia spesso e in maniera rapida, e che impiega molte figure come game designer, graphic designer, programmatori, ingegneri, animatori 3D, ma anche sceneggiatori e tester.
In Italia, come afferma una ricerca Censuswide, le soft skill nel gaming possono essere d’aiuto nella ricerca di un lavoro. Il 69% dei recruiter, infatti, ha affermato che la passione per i videogiochi è ben vista in fase di colloquio e – cosa ancora più sorprendente – potrebbe portare in alcuni casi a un esito finale positivo.
Il gaming prepara al lavoro
D’altronde le competenze acquisite col gaming possono essere impiegate anche sul posto di lavoro. Alcuni esempi? Alta capacità di problem solving, di gestire stress e pressione, un uso del pensiero strategico efficace e un ottimo spirito di adattamento che derivano dall’abitudine ad ambienti e circostanze in continuo cambiamento (dettate dal gioco).
Chi studia i legami tra il gaming e le skill che servono per svolgere una professione, come Matthew Barr, Senior Lecturer presso l’Università di Glasgow, afferma senza mezze misure che chi è abituato a giocare saprebbe “creare connessioni tra ciò che sta facendo in un videogame e ciò che potrebbe dover fare nel lavoro”.
Allegare il gaming al proprio curriculum
Nonostante lo scetticismo di alcuni, le competenze che si acquisiscono indirettamente attraverso il gaming possono essere spese in diversi settori, a partire da quello tecnologico: se un candidato per una posizione in questo settore includesse nel proprio curriculum il gaming, probabilmente avrebbe una marcia in più rispetto ad altri.
