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Martedì, 30 Aprile 2024

Alessandro Rovellini

Direttore responsabile

I record dei record non ne fanno (ancora) un signore

Primo uomo in era Open ad aver vinto, almeno due volte, tutti gli slam. A 19 tacche alita sul collo di Nadal e Federer, quota 20, per diventare il più vincente di sempre, il goat. Non parliamo solo di tennis, ma di storia dello sport. È un treno in corsa verso il Grande slam; ci potrebbe riuscire quest'anno. Melbourne e Parigi in saccoccia, mancano Londra e New York. A 34 anni è tutto fuorché a fine carriera. Se non dovesse farcela, ha ancora davanti due, forse tre stagioni ad altissimo livello, dove polverizzare e triturare record.

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Non c'è molto da dire sul Djokovic giocatore, cannibale feroce. I numeri lo precedono, i numeri raccontano la sua fisicità maniacale, i numeri descrivono la sua esplosiva grandezza. Ha lasciato sfogare Tsitsipas, l'ha studiato e ne ha preso le misure: il quinto set è la solita ragnatela fitta fitta di recuperi mozzafiato, rovesci geometrici che pizzicano righe e gambe divaricate ad arrivare ovunque. Il copione è il solito, così uguale e così diverso a quello degli altri 18 titoli. Non è capitato spesso sul Philippe Chatrier che il serbo alzasse la coppa (solo nel 2016); ma soprattutto nessuno ci era mai riuscito, almeno nel tennis moderno, recuperando due set di svantaggio in due partite diverse.

L'almanacco è così gonfio e felice. Dati e statistiche, però, sono solo rappresentazione parziale del reale e spesso non sincera. Djokovic che bacia la Coppa dei moschettieri non cancella la fastidiosa stizza del serbo nel match con Berrettini: sputi in terra, un calcio a un cartellone, insulti assortiti. Atteggiamenti che il 34enne reitera con metodica continuità, esattamente al passo delle vittorie. Perfino nell'essere sportivo, o presunto tale, è snervante: quante volte lo abbiamo visto applaudire punti spettacolari degli avversari - l'immancabile clap clap con la racchetta - per poi sfruttare con subdola sapienza ogni squarcio del regolamento mentre si trova in difficoltà.

E così questa carriera tutta slam e stelle è, anche e soprattutto, un'infinita sequela di medical time-out bislacchi (Thiem ne sa qualcosa), infortuni ancor più peregrini, scenate, lampi d'ira terrificanti e sparate mediatiche da tso. E rimaniamo solo nell'ambito del giocato, perchè fuori dal campo si potrebbe srotolare il papiro Harris: chakra e fluidi energetici, teorie complottiste e l'ormai mitologica Ptpa, Professional tennis players association, partorita idealmente da Djokovic per fronteggiare l'Atp in pompa magna e ancora in stato larvale dopo 10 mesi. I mattoni ai libri dei record non correggono, per ora, la sua strabordante, eccessiva e maleducata personalità. Può farlo il tempo. E questo, sì, sarebbe lo slam più grande.

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