rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
non è tutto oro...

La (falsa) ripartenza degli spettacoli dal vivo: "Solo artisti mainstream con prezzi alle stelle"

Costi elevati per gli organizzatori ma anche per il pubblico, in pochi possono permettersi di tornare sul palco e il settore rischia grosso. Il mondo della notte, invece, è direttamente alla paralisi

L'intervallo è finito. E' lo slogan che si legge da giorni a tutta homepage sul sito del Cirque du Soleil, pronto a riprendere finalmente le sue attitivà dopo la pandemia che ha fatto calare il sipario sull'intero mondo dello spettacolo, in ogni parte del globo. La Strip di Las Vegas si è riaccesa e ha ospitato due show simbolo - 'Mystère' e 'O' - firmati da Franco Dragone, decretando ufficialmente il ritorno in vita del settore. Almeno dall'altra parte dell'oceano.

Se infatti negli Stati Uniti e in gran parte del mondo - fino alla 'nostra' Europa - la ripartenza dei live e dell'entertainment è concreta e, a quanto pare, definitiva, in Italia la campanella della prima ora non sembra ancora suonare nonostante i banchi siano già occupati da tempo. Produttori, promoter, associazioni, artisti. Gli ormai famosi lavoratori dello spettacolo - quelli di cui la stragrande maggioranza degli italiani quasi ignorava l'esistenza fino a prima del Covid (e le Istituzioni sembrano ancora ignorare) - hanno preso posto, ma nessuno sale in cattedra per sciorinare posizioni precise e soprattutto chiare.

Una falsa ripartenza

Tra i primi a denunciare la non ripartenza degli spettacoli dal vivo è Claudio Trotta, fondatore di Barley Arts e di Slow Music - promoter storico di artisti quali Kiss, Bruce Springsteen e Queen - promotore di ben due protocolli per la riapertura degli spazi dei live e degli eventi, mai presi in considerazione né dal governo tantomeno dal Cts, come fa sapere a Today: "La parte principale del mondo dei live non è quella dei grandi numeri. A regime la maggior parte degli spettacoli è tutto il resto: una dimensione piccola, media e grande, ma non di massa. Quel mondo è stato penalizzato da 16 mesi a questa parte, è stato frutto di una discriminazione e di ragionamenti non scientifici, perché il Cts non ha mai spiegato concretamente per quale motivo sono state decise delle capienze in maniera aprioristica e non, come abbiamo suggerito noi, prima con il protocollo 'Vengo anch'io per sentire l'effetto che fa' e poi con 'Ricominciamo', di considerare una serie di fattori - spiega il noto promoter - alcuni sicuramente oggettivi come le dimensioni dello spazio e i flussi, ma altri soggettivi relativamente agli spazi stessi e alle modalità organizzative e di messa in vendita dei biglietti. Non si capisce perché il mondo dello stare insieme non abbia mai potuto riattivarsi in maniera irreversibile - continua - sulla base di un protocollo organizzativo e sanitario, che vada ovviamente rispettato da tutti, artisti, pubblico, imprese e maestranze. Questo non ci è stato permesso e il danno è molto grave, perché ci sono persone che hanno cambiato definitivamente la loro attività, ci sono aziende, teatri, locali, che hanno chiuso definitivamente. Questa è una responsabilità dei nostri ultimi due governi - dice ancora - Abbiamo avuto dei complimenti enormi dall'Istituto Superiore di Sanità, abbiamo avuto un dialogo continuo con Ricciardi (consulente del ministro Speranza, ndr), con il direttore dello spettacolo dal vivo Parente, abbiamo avuto dialoghi con le amministrazioni di molte città, ma al momento di emettere il Dpcm i nostri protocolli non sono stati considerati". E a proposito di capienze, sottolinea: "Vanno stabilite su una serie di elementi. Il Dpcm invece stabilisce dei limiti massimi di capienza a prescindere, sia all'aperto che al chiuso, e questa cosa è inaccettabile".

Il vuoto legislativo

Se le aziende, così come la grande distribuzione, ma anche la televisione, i giornali, la radio e tante altre realtà non si sono in pratica mai fermate o sono potute ripartire definitivamente in base a dei protocolli, lo stesso non si può dire per il mondo dei live, dove regna il caos, l'incertezza, e non si può certo parlare di ripartenza. Continua Claudio Trotta: "La ripartenza non c'è e non c'è mai stata. Tanto per cominciare perché non è mai stata dichiarata l'irreversibilità della riapertura del mondo dello spettacolo, dei live e degli eventi. Questo fattore crea insicurezza sia negli organizzatori che nel pubblico. E poi c'è un vuoto legislativo, c'è mancanza di chiarezza su quali sono le norme che vanno rispettate e c'è una situazione che permette delle deroghe regionali, un fatto positivo ma che lascia ampio spazio a libere interpretazioni locali". Senza considerare, sempre parlando di vuoto legislativo, la confusione su temi fondamentali, come ad esempio le responsabilità economiche relative ai tamponi oppure l'utilizzo del green pass.

I prezzi dei biglietti alle stelle

Una falsa ripartenza, dunque, e non per tutti. Dando per assodato che immaginare dei grandi spettacoli dal vivo oggi è ancora impossibile, non è così scontato potersi permettere anche quel 'poco'. Ci sono due mondi, spiega Trotta, "quello degli indipendenti, che con grande coraggio sta provando a fare delle cose, ma nella maggior parte dei casi non sono sostenibili economicamente" e quello degli artisti mainstream, "che sta lavorando con dei prezzi dei biglietti altissimi". In altri termini: qualsiasi genere di spettacolo non può sostenersi con queste norme che determinano delle capienze che non garantiscono la sostenibilità economica. Insomma, "a parte qualche iniziativa coraggiosa, sia in campo musicale che teatrale, solo chi ha accesso a denaro pubblico o chi ha sponsor può permettersi spettacoli di costo più elevato e produzioni più complesse" spiega ancora il patron di Barley Arts. Una goccia nell'oceano del settore. Il rischio? "La carenza culturale - conclude Claudio Trotta - l'omologazione della proposta e i prezzi dei biglietti sempre più alti. Il mondo dello stare insieme è fondamentale quando condiviso e accessibile, quando diventa un oggetto di lusso perde la sua identità principale e diventa un'altra cosa. Una società dove non si sta insieme è una società di cui avere tanta paura".

Il mondo della notte: c'è l'ok del Cts ma il governo fa muro

Il settore dei live arranca ma cammina. Ad essere completamente fermo, da quasi un anno, è invece quello del clubbing. Discoteche e sale da ballo hanno avuto vita breve la scorsa estate, tornate a riaffacciarsi sulla scena approfittando di una tregua del virus, e dopo la breve parentesi - chiusa a ferragosto con il caso Billionaire - le porte si sono serrate ancora una volta e di riaprire non se ne parla. Anzi, se ne parla e basta. Da parte del governo ancora nessuna risposta, mentre quella del Cts è arrivata da un pezzo. "Al momento non c'è ancora una data" fa sapere Antonio Flamini, vicepresidente di Silb (Associazione Italiana Imprese di Intrattenimento da Ballo e di Spettacolo, che rappresenta più del 90% di tutto il settore) e presidente di Silb Roma e Lazio, che aggiunge: "E' tutto molto strano. Di solito il governo si nasconde dietro alle decisioni del Cts, stavolta che ha dato l'ok per la riapertura delle discoteche, con green pass o tampone, non si muove. Il motivo è certamente politico, non vedo altre ragioni. Il Cts ha dato l'ok, qual è il problema?". Una beffa per il mondo della notte che si sente preso in giro dalle istituzioni, continua Flamini: "Si balla ovunque. Feste abusive sulle spiagge, negli stabilimenti, per non parlare dei festeggiamenti per la vittoria degli Europei. Nelle scorse settimane dopo le partite dell'Italia ho visto duemila ragazzi a piazza del Popolo che ballavano con il dj set sul palco. Un evento autorizzato dal Comune, dalla Prefettura. Una follia". 

Si balla ovunque tranne in discoteca

Un "accanimento" controproducente, visto che i locali da ballo sarebbero perfettamente in grado di garantire il rispetto delle norme: "Considerando quello che succede in giro, le discoteche potrebbero rappresentare l'antidoto perché si entrerebbe solo con tampone o green pass, quindi si crea un ambiente covid free - assicura il vicepresidente Silb - All'esterno è l'anarchia, il caos, non esiste nessun controllo. Quello che succede sulle spiagge o in certi luoghi pubblici è completamente abusivo e non capisco, dato che lo sanno tutti, perché le autorità non vadano a controllare e sanzionare. Non è vero che siamo tutti uguali davanti alla legge". Così, mentre regna la confusione e gli imprenditori hanno perso milioni di fatturato - per non parlare della drammatica situazione economica in cui ormai versano i lavoratori del settore, fermi da oltre un anno - si aspettano risposte che faticano ad arrivare: "Se la data non arriva subito è inutile, soprattutto per i locali all'aperto in città, dove la stagione finisce la prima settimana di agosto - conclude Flamini - E poi ci auguriamo che arrivi una data anche per i locali al chiudo. Abbiamo necessità di ripartire nella seconda metà di settembre e dobbiamo saperlo prima perché le attività vanno programmate, non si può fare da un giorno all'altro. Possiamo riaprire in sicurezza anche noi, il governo deve prendere una decisione il prima possibile". Nel frattempo in Italia pare si balli ovunque, tranne che in discoteca. 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La (falsa) ripartenza degli spettacoli dal vivo: "Solo artisti mainstream con prezzi alle stelle"

Today è in caricamento