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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Coronavirus, le sei regole per ripartire con la fase 2

Dalla trasmissione del contagio controllata alla capacità di rilevare ogni caso e rintracciare ogni contatto, l'Organizzazione mondiale della Sanità detta le regole per poter allentare la morsa. E avvisa: al momento nessuna nazione risponde a tutti i criteri

Sei regole per poter ripartire con la fase 2. Sei criteri per allentare - con prudenza e gradualità - le misure restrittive in vigore per contenere la diffusione del nuovo coronavirus. Mentre i vari Paesi, in ordine sparso, pensano alla strategia migliore per uscire dal lockdown da coronavirus e iniziare la fase 2, dall'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) arriva una sorta di vademecum: sei punti per ripartire.

Si tratta di linee guida che l'Oms ha elaborato per guidare gli Stati verso una lenta e graduale riapertura, fermo restando che "le decisioni dei governi devono essere basate innanzitutto sulla protezione della salute pubblica e guidate da ciò che sappiamo finora sul nuovo coronavirus e su come si comporta". L'Oms mette in guardia sui rischi del coronavirus, spiegando che l'epidemia non si è affatto arrestata: "Sappiamo che Covid-19 si diffonde rapidamente e che è dieci volte più letale dell'epidemia di influenza del 2009".

L'epidemia potrà essere fermata solo quando si troverà un vaccino. E per questo ci vorranno ancora molti mesi. Questo significa che le misure restrittive non devono essere revocate in una sola volta, ma allentate molto lentamente: "Ogni governo deve valutare la propria situazione, tutelando al contempo tutti i cittadini, soprattutto i più vulnerabili".

"I dati raccolti in diversi Paesi ci danno un'immagine più chiara di questo virus, del suo comportamento, del modo per fermarlo", ha dichiarato il leader dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, dal quartier generale dell'organizzazione a Ginevra in Svizzera. "Ogni Paese dovrebbe attuare una serie completa di misure per rallentare la trasmissione del Covid-19 e salvare vite umane, con l'obiettivo di raggiungere una condizione stabile di basso livello o nessuna trasmissione".

Ecco dunque in sintesi i criteri raccomandati dagli esperti che i Paesi dovrebbero seguire per uscire dalla fase di contenimento della pandemia di Covid-19 e avviarsi verso la riapertura.

  • La diffusione del contagio deve essere tenuta sotto controllo. In altre parole, il numero dei contagi deve avere una decrescita forte e costante; 
  • il sistema sanitario deve essere in grado di rilevare, testare, isolare e trattare ogni caso e rintracciare ogni contatto. In altre parole, nel caso dell'Italia, andrebbe allargata la strategia di tamponamento, combinandola ad un sistema di tracking tecnologico che permetterebbe di ricostruire gli spostamenti e i contatti di chi risulta positivo;
  • i rischi di epidemia devono essere ridotti al minimo in contesti speciali quali le strutture sanitarie e le case di cura (e questo è un problema particolarmente evidente in Italia);
  • vanno messe in atto misure preventive nei luoghi di lavoro, nelle scuole e in altri luoghi dove le persone devono recarsi;
  • i rischi di importazione di contagio devono essere gestiti;
  • le comunità devono essere pienamente istruite, impegnate e autorizzate ad adeguarsi alle 'nuove norme'.

Secondo quanto spiegato dall'Organizzazione mondiale della Sanità, al momento quasi nessun Paese risponde a tutti i criteri, ma ogni nazione deve agire sulla propria base di valutazione del rischio.

"Anche se il ritorno alla normalità sarà molto lungo, è chiaro che le misure straordinarie di chiusura non possono durare all'infinito". Lo sottolinea la "Joint European Roadmap towards lifting Covid-19 containment measures" (Roadmap europea congiunta verso la rimozione delle misure di contenimento della Covid-19), presentata oggi a Bruxelles dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e dal presidente del Consiglio Europeo Charles Michel.

Per l'Ue occorre "una valutazione continua" delle misure di contenimento in vigore, per assicurarsi che siano "proporzionate", a mano a mano che "la nostra conoscenza del virus e della malattia si evolve". Pertanto, "è indispensabile pianificare la fase in cui gli Stati membri potranno far ripartire le attività economiche e sociali, minimizzando gli impatti sulla salute delle persone e senza sovraccaricare i sistemi sanitari. Questo richiede un approccio ben coordinato nell'Ue e tra gli Stati membri".

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