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Lunedì, 29 Aprile 2024
L'appello / Ungheria

Ilaria Salis, al guinzaglio e con i piedi legati. Il papà scrive a Meloni: "Vive in condizioni disumane"

La storia dell'anarchica milanese 39enne in carcere a Budapest da febbraio: rischia una pena fino a 16 anni. Roberto Salis ha scritto alla premier, ai ministri Antonio Tajani e Carlo Nordio e ai presidenti di Camera e Senato per invocare un intervento del governo di fronte alle "violazioni di diritti umani" che sta subendo la figlia. Nessuna risposta

"Ci auguriamo che ci sia un'azione da parte del nostro governo e dei nostri canali diplomatici". È l'appello fatto all'Ansa dal padre di Ilaria Salis, anarchica milanese di 39 anni rinchiusa da quasi un anno in un carcere di massima sicurezza a Budapest, in Ungheria, con l'accusa di aver aggredito due neonazisti lo scorso 11 febbraio nella capitale ungherese durante il "giorno dell'onore", manifestazione a cui partecipano i nostalgici di Hitler. Il genitore, Roberto Salis, ha scritto una lettera alla premier Giorgia Meloni, ai ministri Antonio Tajani e Carlo Nordio e ai presidenti di Camera e Senato per invocare un intervento dell'esecutivo di fronte alle "violazioni di diritti umani" che sta subendo la figlia in carcere, dove è detenuta "in condizioni disumane", come da lei stessa denunciato in una lettera inviata ai suoi legali.

I piedi legati e il guinzaglio di cuoio

I racconti che Ilaria Salis ha fatto ai suoi avvocati in Italia delineano un quadro allarmante. Ha parlato di detenuti obbligati a stare rivolti "verso il muro" reclusi "23 ore su 24" in celle all'interno di sezioni miste uomini e donne con "cimici, scarafaggi e topi". La donna ha anche raccontato che, durante il trasporto dei detenuti (ad esempio in tribunale), gli agenti, oltre alle manette, usano un cinturone di cuoio con fibbia, e legano tra loro i piedi del detenuto con due cavigliere di cuoio, chiuse con lucchetti e unite tra loro con una catena. E infine un guinzaglio di cuoio, fissato a una manetta a uno dei polsi, tenuto all'estremità dall'agente di scorta.

Poi malnutrizione, nessun riguardo per l'igiene personale, e altro ancora. Salis è stata costretta a indossare abiti sporchi, inclusa la biancheria intima per "circa 5 settimane", fino a quando il consolato italiano non è stato autorizzato a consegnarle il primo pacco. Si parla anche di reclusi obbligati a lavorare "a tempo pieno" in carcere per 50 euro al mese, e mancate retribuzioni per i detenuti stranieri.

Ilaria Salis, l'italiana in carcere in Ungheria: "Topi in cella, abiti sporchi, detenuti al guinzaglio"

Secondo quanto riferisce il padre, la figlia rischia una pena fino a 16 anni, ben più pesante rispetto a quanto prevede il codice italiano per lesioni "guarite in 5 e in 8 giorni". Nessuna risposta, per il momento, così come nessuna risposta, ha fatto sapere il genitore, era arrivata alle prime lettere, una inviata sempre a Meloni il 22 marzo e un'altra al ministero della giustizia a dicembre per chiedere di agevolare la concessione di misure cautelari da scontare in Italia.

"È inaccettabile che un cittadino possa ritrovarsi in una situazione così irreale - ha affermato il padre - e credo sia disarmante per un italiano sapere che, qualora si trovasse in una situazione così, non può contare neanche su una risposta". I contatti tra Ilaria e la famiglia sono stati negati durante i primi sei mesi di carcere, poi da settembre i genitori hanno iniziato a comunicare con la figlia e sono andati due volte a Budapest trovandola "molto provata".

Secondo Roberto Salis i rapporti tra il governo italiano e il premier ungherese Viktor Orbán "potrebbero essere, dal nostro punto di vista, un enorme vantaggio", ma anche "un enorme svantaggio. Dipende da quali sono gli obiettivi". E anche se "ci può essere malizia nel pensare" che le difficoltà della figlia siano legate anche al fatto di essere "schierata politicamente in contrasto" con l'attuale governo, "una maggioranza illuminata - ha aggiunto - per dimostrare di esserlo, dovrebbe e potrebbe occuparsi anche dei suoi avversari".

"Ilaria non ha alcuna intenzione di sottrarsi al processo che partirà il 29 gennaio, ma noi chiediamo che possa avere i domiciliari in Italia", ha detto l'avvocato Eugenio Losco che difende la donna in Italia, sottolineando che le è già stato proposto un patteggiamento a 11 anni "che ha ovviamente rifiutato, perché si dichiara innocente e perché è una pena altissima per un reato che nel nostro paese viene punito con circa 4 anni. Faremo appello anche al Parlamento europeo affinché torni in Italia".

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