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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Vi porto dentro l'incendio di Valencia: "In Italia ci sono molti palazzi così"

La tragedia spagnola riporta l'attenzione sui materiali combustibili usati nelle facciate degli edifici e in Italia "circa 300mila edifici sono a rischio", dice a Today.it il docente di sicurezza antincendio del politecnico di Milano Davide Luraschi

Tra le vittime dell'incendio di Valencia c'è anche una giovane coppia con i figli di tre anni e appena due settimane. Li hanno ritrovati nel bagno della loro casa, dove avevano cercato riparo dalle fiamme che hanno causato altri morti, dispersi e fatto perdere l'abitazione a centinaia di persone. È bastata mezz'ora e il fuoco ha avvolto e distrutto due condomini di 14 e 10 piani: così la tragedia spagnola riporta tristemente l'attenzione sui materiali usati nei rivestimenti di facciate e cappotti termici.

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È ancora presto per avere le idee chiare sulle cause ma, secondo gli esperti locali, il ruolo dei materiali presenti è stato decisivo nella propagazione dell'incendio. Non è la prima volta che accade ed è probabile che il problema possa ripresentarsi, anche in Italia: ne abbiamo parlato con Davide Luraschi, docente di ingegneria della sicurezza antincendio al politecnico di Milano.

Le cause dell'incendio di Valencia: alluminio e polietilene

Nelle prime ore successive all'incendio di Valencia era finito sotto accusa il cappotto termico dell'edificio per un presunto utilizzo di pannelli di poliuretano, ma non ci sono indicazioni precise sulla presenza del materiale: "Secondo le fonti spagnole che ho interpellato non si trattava di un cappotto termico, ma di un rivestimento molto simile a quello della Torre dei Moro a Milano, composto presumibilmente da due strati con anche materiale combustibile", dice a Today.it Davide Luraschi, docente del politecnico di Milano, riportando la testimonianza di uno dei periti che aveva analizzato l'edificio prima che venisse costruito.

Come si vede dalle foto sotto ottenute grazie a Google Maps  e confermate degli esperti, la facciata esterna del palazzo era rivestita da lastre di alluminio con dentro del polietilene: "Questi materiali di derivazione petrolifera fanno raggiungere all'incendio una potenza notevole e le fiamme si sviluppano in altezza e larghezza: così l'incendio si propaga anche ai lati, agli edifici limitrofi. Fosse accaduto in mezzo ad altre abitazioni, l'incendio avrebbe avuto ben altro sviluppo e forse lo spegnimento sarebbe stato più critico e con danni ancora peggiori. È il rischio che corriamo nei grandi centri urbani", spiega il professore del politecnico.

Foto dei materiali in alluminio usati nella facciata dei palazzi distrutti dall'incendio di Valencia

Non è la prima volta che un incendio di questa portata distrugge un edificio. La Grenfell Tower a Londra, l'incendio della Torre dei Moro a Milano e nel condominio di Colli Aniene a Roma i più noti: come avevamo scritto in passato, questi disastri hanno in un comune la presenza di materiali che per le loro proprietà sono definiti "combustibili" e che potrebbero aver contribuito alla propagazione delle fiamme.

I "rigorosi controlli di qualità" per i materiali usati nei due condomini di Valencia

Chi ha costruito il complesso di Valencia lo aveva presentato al pubblico come un condominio di pregio del "barrio Campanar", quartiere nella parte nordoccidentale della città. L'edificio da 138 appartamenti sorge accanto ai giardini di aranci del Tura e al parco zoologico ed è composto da due torri collegate da quello che i suoi costruttori hanno descritto come un "ascensore panoramico". È stato completato nel 2008 quando veniva offerto a 6mila euro al metro quadro, come riferito dal quotidiano spagnolo El Pais.

In un video promozionale del 2007 pubblicato dalla società costruttrice dell'edificio veniva sottolineato che la struttura aveva "facciate rivestite con un innovativo materiale in alluminio". Nella clip i due edifici sono descritti come "all’avanguardia e unici, collegati da uno spettacolare ascensore panoramico", con materiali da costruzione di "altissima qualità, impianti moderni e rigorosi controlli di qualità durante tutto il processo di costruzione".

Esther Puchades, vicepresidente del collegio degli ingegneri tecnici industriali di Valencia, ha detto all'agenzia di stampa spagnola Efe di aver precedentemente ispezionato l'edificio. A suo parere, l'esterno presentava un materiale poliuretanico, che non è più ampiamente utilizzato a causa dei timori di infiammabilità, oltre al rivestimento in alluminio. "La ragione per cui è bruciato così velocemente è a causa di questo tipo di rivestimento".

L'impresa immobiliare Fbex iniziò a costruire l'edificio nel 2005, nel pieno della bolla immobiliare, ma la società dichiarò fallimento cinque anni dopo, come riporta elDiario.es. E un'altra bolla immobiliare potrebbe portare a problemi simili in Italia.

L'incendio di Valencia potrebbe ripetersi in Italia: "300mila edifici a rischio" 

In Italia, alcuni fatti di cronaca hanno attirato l'attenzione sui materiali usati per isolare gli edifici, come l'incendio di Colli Aniene in cui erano in corso lavori di ristrutturazione del Superbonus, o quello alla Torre dei Moro a Milano che ha anche ispirato un aggiornamento della normativa antincendio. Il professor Luraschi era stato nominato tra i periti proprio per l'incendio di Milano e a suo avviso la normativa deve essere integrata "con una valutazione del rischio caso per caso unita alla deontologia dei professionisti e delle imprese che non deve mancare mai".

"Bisognerebbe trovare delle soluzioni - fa notare - sarebbe bello usare sempre di meno materiali combustibili, specialmente in edifici alti e dalla geometria complessa. Dalle prime fasi dell'incendio di Valencia si capisce: se all'interno dell'appartamento da cui è partito ci fosse stato un impianto di spegnimento forse non parleremmo di questa tragedia. Se questi tipi di impianti fossero presenti sugli edifici, specie in quelli di grande altezza, il problema si potrebbe limitare, anche in presenza di materiali combustibili". 

La moltiplicazione dei lavori di ristrutturazione spinta da bonus edilizi e Superbonus potrebbe aver contribuito a diffondere l'uso di materiali con un alto grado di partecipazione agli incendi: "Considerati i numeri - incrociando i dati Enea e quelli dei produttori ndr -, in Italia ci sono 300mila edifici che hanno utilizzato come isolanti materiale combustibile e le cui facciate, di conseguenza, possono bruciare - il monito di Luraschi - Ci vuole un diverso approccio alla gestione della sicurezza antincendio da parte di progettisti, committenti e costruttori. Ad esempio sarebbe estremamente utile fare prove di evacuazione: in caso di allarme bisogna sapere cosa fare, i primi minuti sono decisivi. E un impianto di rilevazione incendi è anche molto economico".

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Nel caso del palazzo di Valencia la dinamica sembra simile a quella della Torre dei Moro di Milano. E in tutta Italia ci sono altri edifici con rivestimenti simili permessi dalla legge: "Ci sono molti palazzi così, soprattutto precedenti al 2010: ad esempio in centro a Milano sono almeno una decina. In caso di incendio, edifici con questo tipo di rivestimento, ma non solo, possono contribuire alla propagazione delle fiamme in maniera drammatica, con il rischio di propagarle a quelli vicini".

La spesa in sicurezza antincendio andrebbe considerata al pari dell'efficientamento energetico, ma "purtroppo è ancora considerata una spesa sacrificabile: investire in sicurezza vuol dire risparmiare e, soprattutto, salvare vite umane", l'indicazione del docente del politecnico.

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