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Lunedì, 29 Aprile 2024
Diffamaizone aggravata

"Diffamò Giorgia Meloni": Luciano Canfora rinviato a giudizio, la premier si costituisce parte civile

Il processo al filologo - al quale la presidente del Consiglio ha chiesto un risarcimento di 20 mila euro -  inizierà il prossimo 7 ottobre. Con le sue parole, Canfora avrebbe causato "profondi strascichi sulla psiche e sull'immagine personale e professionale" di Meloni

La giudice Antonietta Guerra ha rinviato a giudizio il filologo e storico Luciano Canfora, imputato per diffamazione aggravata nei confronti della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. I fatti risalgono all'11 aprile 2022: Canfora, invitato a parlare nel liceo scientifico Enrico Fermi di Bari nell'ambito di un incontro sul conflitto russo-ucraino, definì Meloni "neonazista nell'anima".

All'epoca presidente del Consiglio in carica era Mario Draghi, mentre Meloni, che oggi si è costituita parte civile, sedeva ancora tra i banchi dell'opposizione. 

Le accuse

Il processo al filologo - al quale la presidente del Consiglio ha chiesto un risarcimento di 20 mila euro -  inizierà il prossimo 7 ottobre. Canfora "ha, senza giustificazione alcuna, leso l'onore, il decoro e la reputazione della persona offesa - si legge nell'atto di costituzione di parte civile - aggredendo la sua immagine, come persona e personaggio politico, con volgarità gratuita e inaudita, utilizzando volgari epiteti - imprevedibili ed estemporanei - che hanno seriamente minato la sfera intima e privata, oltre al patrimonio morale e personale della stessa persona offesa".

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L'avvocato Luca Libra, che sostituisce Andrea Del Mastro, sottosegretario alla giustizia, nella difesa della premier, ha sottolineato i "profondi strascichi sulla psiche e sull'immagine personale e professionale della parte civile" e "la lesione alla reputazione, all'onore e all'immagine" provocata dalle parole del filologo a Giorgia Meloni.

La difesa di Canfora, rappresentata dall'avvocato Michele Laforgia, ha chiesto il non luogo a procedere perché il fatto non sussiste "o comunque perché non punibile" tenuto del "diritto di critica politica di cui all'articolo 51 del codice penale in relazione all'articolo 21 della Costituzione". 

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Il procuratore aggiunto Giuseppe Maralfa e il sostituto procuratore Giuseppe Dentamaro hanno tuttavia ribadito la richiesta di avviare il processo.

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