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Sabato, 27 Aprile 2024
Tumore del retto

Tumore del retto, c'è speranza: pazienti completamente guariti grazie a un nuovo farmaco

Si tratta di una anticorpo monoclonale, ancora in fase sperimentale, che potrebbe rivoluzionare la cura di questo tipo di cancro

Il tumore del retto è una neoplasia maligna che insorge dalla proliferazione incontrollata di una cellula della parete del retto (parte terminale dell’intestino crasso). Si stima che, ogni anno, in Italia vengano diagnosticati 53.000 nuovi casi di tumori del colon-retto (di cui il cancro al retto è il più comune), e che questo tipo di neoplasia sia la seconda, in ordine di frequenza, fra quelle maligne, sia nell'uomo che nella donna. Attualmente, i pazienti vengono trattati con l'intervento chirurgico, la radioterapia, la chemioterapia o la cosiddetta “terapia mirata” (trattamento a base di particolari farmaci che contrastano tutto ciò che favorisce la crescita e lo sviluppo delle cellule tumorali), e il tasso di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi dipende dallo stadio del tumore (80% stadio I, 50-60% stadio II, 30-40% stadio III, inferiore al 10% stadio IV).

Una piccola grande speranza per la cura di questa neoplasia arriva da New York, più precisamente da uno dei centri più importanti al mondo per la cura contro il cancro. Al Memorial Sloan–Kettering Cancer Center è stato condotto un piccolo studio su 12 pazienti affetti da cancro al retto per testare l’efficacia di un promettente farmaco: il Dostarlimab. Si tratta di un anticorpo monoclonale anti-PD-1 (una molecola prodotta in laboratorio che attiva il sistema immunitario, stimolando la produzione delle cellule-T, contro le cellule tumorali) che - come riportano i risultati dello studio di fase 2 presentati all'ASCO Annual Meeting in corso a Chicago e pubblicati sul New England Journal of Medicine - ha dato una risposta clinica del 100% in una piccola coorte di pazienti con cancro del retto localmente avanzato. E’ la prima volta, nella storia della ricerca sul cancro, che un farmaco sperimentale abbia curato tutti i pazienti reclutati per lo studio. “Ci sono state molte lacrime di gioia per i risultati di questa sperimentazione" ha commentato la dottoressa Andrea Cercek, oncologa del Memorial Sloan. “Tuttavia - hanno dichiarato i ricercatori - è necessario un follow-up più lungo per esaminare la durata della risposta al trattamento in questa popolazione di pazienti. Si tratta di un piccolo studio, e la cautela è d'obbligo".

L’intuizione dei ricercatori

I pazienti con cancro del retto localmente avanzato, carente di riparazione del disadattamento (un sottogruppo di cancro del retto favorito da un'incapacità delle cellule sane di correggere gli errori nel materiale genetico), vengono generalmente trattati con chemioterapia standard, radioterapia e chirurgia. “Tuttavia - come ha dichiarato Andrea Cercek -, una parte di questi pazienti è resistente alla chemioterapia, alle radiazioni e alla chirurgia, in quanto, sebbene queste strategie terapeutiche risultino efficaci, si dimostrano anche molto tossiche a breve e lungo termine, comportando disfunzioni intestinali, vescicali e sessuali nei pazienti”.

Detto questo, poiché i tumori carenti di riparazione del disadattamento sono sensibili agli inibitori del checkpoint immunitario (inibitori delle molecole “di blocco” della risposta immunitaria, cioè che impediscono ai linfociti T di distruggere le cellule tumorali), i ricercatori hanno ipotizzato che il farmaco Dostarlimab, bloccando il PD-1 (proteina localizzata sulle cellule del sistema immunitario, il cui compito consiste nel frenare l'attività di tali cellule), potesse sostituire la chemioterapia e potenzialmente eliminare la necessità di radiazioni e chirurgia per la regressione del cancro in questi pazienti.

Il farmaco ha guarito tutti i pazienti

I ricercatori hanno, così, somministrato il farmaco ogni 3 settimane per 6 mesi a 12 pazienti con un’età media di 54 anni (di cui il 67% donne) con adenocarcinoma rettale di stadio II e stadio III con deficit di riparazione del disadattamento.  Al termine dei 21 giorni, i pazienti hanno mostrato tutti una guarigione completa dal tumore senza evidenza di cellule tumorali dalla biopsia, esame rettale digitale, endoscopia, PET e risonanza magnetica. Nessun paziente ha manifestato progressione o recidiva della malattia, e nessuno di loro ha avuto bisogno di chemio-radioterapia o intervento chirurgico post-trattamento. Inoltre, i ricercatori non hanno osservato alcun evento avverso grave di grado 3 o superiore. 

“Volevamo capire se il cancro del retto localmente avanzato e carente di riparazione del disadattamento - hanno dichiarato Cercek e colleghi - fosse sensibile al blocco del checkpoint e se i pazienti che hanno ricevuto il farmaco, e che hanno ottenuto una risposta completa al trattamento, potevano evitare la chemio-radioterapia e la chirurgia”.

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La prima paziente curata sta bene dopo 2 anni

La prima paziente a sottoporsi a questa cura è stata Sascha Roth, che aveva 38 anni quando è partito lo studio. A quel tempo avrebbe dovuto iniziare la chemioterapia, ma l’oncologo che l’aveva in cura era quasi certo che con il suo sottotipo di cancro al retto, la chemioterapia sarebbe risultata inutile. La signora Roth è stata, quindi, coinvolta nella sperimentazione clinica presso il Memorial Sloan–Kettering Cancer Center e grazie alla cura con il Dostarlimab, è riuscita a guarire completamente, e dopo due anni non ha alcuna traccia del cancro. Ad oggi, come Sascha, nessuno dei pazienti sottoposti alla cura ha avuto di bisogno di ricorrere alla chemioradioterapia o all'intervento chirurgico e nessun caso di progressione o recidiva è stato osservato durante il follow-up (fino a 25 mesi)

Nuove prospettive di cura

Dati i risultati promettenti del trattamento, i ricercatori credono che l'immunoterapia (che si basa sulla stimolazione dellla risposta del sistema immunitario dell'organismo contro le cellule tumorali) potrebbe sostituire in un futuro prossimo l'attuale standard di cura per il cancro del retto localmente avanzato. "Per capire se questo sarà possibile - ha affermato Cercek - stiamo proseguendo lo studio su questa popolazione di pazienti e pianificando uno studio di espansione. Stiamo anche studiando il microambiente nei campioni raccolti per capire perché abbiamo avuto questo tipo di risposte. Inoltre, stiamo studiando l'efficacia degli inibitori del PD-1 in tutti i tumori solidi allo stadio iniziale, come il cancro gastrico, il cancro del pancreas e il cancro della vescica”.

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