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Lunedì, 29 Aprile 2024
L'ultimo passo

Antonio può accedere al suicidio assistito, ok al farmaco che lo addormenterà

Dopo quasi due anni di attese e di azioni legali, l’Azienda sanitaria ha consegnato la relazione dove sono indicati medicinale e dosaggio per il 44enne tetraplegico. Il commento: "Posso avere i miei cari accanto fino alla fine"

Dopo Federico Carboni anche Antonio, nome di fantasia di un paziente marchigiano tetraplegico dal 2014 assistito dal collegio legale dell’Associazione Luca Coscioni, potrà accedere legalmente al suicidio assistito in Italia. La commissione di esperti dell’Asur Marche ha inviato il parere che mancava sul farmaco e sulle modalità di autosomministrazione: i due punti che erano rimasti in sospeso dopo la relazione medica inviata al Comitato Etico e il relativo parere.  I legali del paziente avevano inviato una diffida legale affinché l’ordinanza del giudice del tribunale di Fermo fosse eseguita in ogni parte, inclusa la parte attinente alle modalità possibili in modo che Antonio potesse autosomministrarsi il farmaco.

La procedura per il suicidio assistito in Italia è legale solo alla presenza delle quattro condizioni indicate dalla Corte costituzionale nella cosiddetta sentenza di incostituzionalità "Cappato\Antoniani": "proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli, sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente".

"Il Tiopentone sodico e i dosaggi indicati risultano compatibili agli scopi prefissati dal sig. Antonio", si legge nel parere. E ancora: "La modalità di somministrazione è compatibile con la scelta del farmaco ed attuabile in autonomia in un contesto operativo decoroso e con effetti fisicamente non dolorosi per l’autore nel frangente del fine vita".

"Felice di avere i miei cari con me fino all'ultimo"

Antonio ha 44 anni, è marchigiano ed è tetraplegico dal 2014. Lo è diventato dopo un grave incidente stradale in moto. Antonio ha fatto richiesta di accesso al suicidio assistito e da ottobre 2020 era in attesa di una risposta."Stavo per riprendere i contatti con la struttura svizzera che avevo contattato prima di questo percorso - il commento di Antonio - ma oggi, alla notizia della conferma del farmaco e delle modalità che potrò seguire, sono felice di poter avere vicino i miei cari qui con me, a casa mia fino all’ultimo momento. Inizio ora a predisporre ogni cosa al fine di procedere in tempi brevi con il suicidio assistito".

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Nelle scorse settimane Elena, una donna veneta di 69 anni malata terminale di cancro, ha praticato il suicidio assistito in Svizzera. La procedura le era stata negata in Italia perché non era "tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale".  Da qui la decisione della donna di andare in Svizzera. Marco Cappato, tesoriere dell'associazione Coscioni, l'ha accompagnata e poi si è autodenunciato. Adesso rischia fino a 12 anni di carcere perché si potrebbe configurare l'ipotesi di reato di aiuto al suicidio.

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