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Sabato, 27 Aprile 2024
Cold case / Vibo Valentia

Uccisa e data in pasto ai maiali: la verità sulla scomparsa di Maria Chindamo

Aveva pubblicato sui social la foto con il nuovo compagno, dopo due giorni è stata uccisa. Il corpo non è mai stato ritrovato

È stata fatta luce sulla scomparsa di Maria Chindamo, l’imprenditrice 42enne di Limbadi (Vibo Valentia) di cui non si hanno più notizie dal 6 maggio del 2016. La donna è stata uccisa e il suo corpo è stato dato in pasto ai maiali mentre i resti ossei sarebbero stati triturati con la fresa di un trattore. È quanto emerso dall'inchiesta "Maestrale-Carthago" contro le cosche del Vibonese, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che ha portato all’arresto di 81 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, omicidio, scambio elettorale politico mafioso, violazione della normativa sulle armi, traffico di stupefacenti, corruzione, estorsione, ricettazione, turbata libertà di incanti, illecita concorrenza con minaccia o violenza, trasferimento fraudolento di valori, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e altri reati, tutti aggravati dal metodo mafioso. "Controllavano il battito cardiaco di un intero territorio, qualsiasi attività economica veniva controllata dalla 'ndrangheta", ha dichiarato il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri.

Secondo le rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia, a uccidere la donna sarebbe stato Salvatore Ascone, 57 anni, arrestato nel blitz. All’indagato vengono contestati una serie di reati tra i quali la partecipazione all’associazione mafiosa riconducibile alla cosca Mancuso e l’omicidio di Maria Chindamo in concorso con altre due persone, una delle quali era all'epoca minorenne mentre l'altra è nel frattempo deceduta.

Chi era Maria Chindamo

La donna sarebbe stata 'punita' per aver instaurato una relazione sentimentale con un uomo dopo un anno dal suicidio del marito, Vincenzo Puntoriero. "È stata uccisa due giorni dopo aver postato la foto con il nuovo compagno", sottolinea il procuratore di Catanzaro citando anche l'interesse economico legato ai terreni della donna: "Bruciava l'idea che i terreni fossero gestiti da una donna che addirittura si sarebbe permessa di rifarsi una vita". 

Alcune cosche di 'ndrangheta del Vibonese avevano attenzionati alcuni terreni di cui l'imprenditrice aveva acquisito la proprietà dopo il suicidio del marito. L'omicidio deciso anche per punire gli atteggiamenti di donna libera e indipendente, che si era iscritta all'università e voleva fare l'imprenditrice agricola.

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