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Martedì, 30 Aprile 2024
L'ammissione / Reggio Emilia

Omicidio Saman, il padre: "Non so chi l'ha uccisa e non sono mai fuggito"

Parla il padre della giovane vittima, estradato lo scorso 1° settembre nel nostro Paese. Lo fa per bocca dei suoi avvocati affermando di essere parte lesa nell'orribile delitto

Al via il processo per la tragica morte di Saman Abbas, la diciottenne pakistana barbaramente uccisa a Novellara, molto probabilmente da membri della sua stessa famiglia, dopo aver rifiutato di sposare un cugino in Pakistan. Ed è il padre, estradato dal Pakistan lo scorso 1° settembre, e rinviato a giudizio per la scomparsa e la tragica fine della figlia, a parlare. Lo fa nell'aula della corte di Assise del tribunale di Reggio Emilia, dove è in corso l'udienza del processo, tramite i suoi legali. Afferma di "non sapere chi ha ucciso la figlia, così come di non sapere il dove, né il quando".  L'uomo ammette però di "prendere atto di quello che ha dichiarato il fratello (lo zio della ragazza ndr), vale a dire che lui non solo sapeva dove si trovava il cadavere della povera Saman, ma sapeva anche chi aveva costruito il sepolcro e chi c'è l'aveva riposta". 

 Lo zio di Saman, Danish Hasnain, ritenuto l'esecutore materiale del delitto della ragazza strangolata, avrebbe del resto confermato l'omicidio. "L'ho uccisa io", avrebbe confidato a un detenuto, recluso con lui nel carcere di Reggio Emilia, che nei giorni scorsi ha chiesto di parlare con il procuratore capo di Reggio Emilia Calogero Paci.. E non è la prima intercettazione che inchioda lo zio e i cugini, ritenuti gli esecutori materiali del delitto. 

Un'evidenza filmata anche dalle telecamere di sorveglianza che hanno ripreso, la notte dell'uccisione della giovane ragazza pakistana, la giovane con uno zaino in compagnia dei genitori scomparire nel buio. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti sarebbe stata consegnata allo zio e ai due cugini che l'avrebbero poi barbaramente uccisa. 

Da chiarire il ruolo dei genitori della vittima, con la madre ancora latitante e con il marito che riferisce che quando è stato arrestato in Pakistan, "la moglie si trovava in casa". Non convince pienamente invece la versione degli avvocati sul viaggio in Pakistan intrapreso dalla coppia, immediatamente dopo l'omicidio della figlia: ''Shabbar non se n'è andato all'improvviso: ora sentiremo anche dei testimoni che riferiscono che il suo viaggio in Pakistan era programmato, quanto meno da alcuni giorni; il mio cliente, prima di acquistare i biglietti per il rientro nel suo paese d'origine il 1° maggio si era recato alcuni giorni prima da questi signori che vendono i biglietti, che saranno poi sentiti al dibattimento nuovamente, chiedendo il preventivo'' questa la versione dei legali dell'uomo. 

E sul viaggio in Pakistan e la relativa estradizione torna a parlare anche il padre di Saman: "Ero in Pakistan con mia moglie, siamo partiti insieme, ma non è vero che non avevo programmato il ritorno in Italia. Quando si è presentata la polizia a casa, io ero fuori, in un campo, mia moglie all'interno. Sono stato arrestato, portato in carcere e da quel momento non ho più avuto alcun rapporto né con mia moglie, né con nessun altro familiare, non ho più potuto parlare con nessuno''. 

Parole che dovranno essere verificate dai giudici. Restano le evidenze delle violenze che la giovane aveva denunciato da parte della famiglia, il ritorno in Pakistan dei genitori nel giorno stesso dell'omicidio, le immagini delle telecamere di sorveglianza con la giovane in compagnia dei genitori poco prima dell'omicidio, i depistaggi  e le intercettazioni che inchiodano l'uomo.

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