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Domenica, 28 Aprile 2024
Il piano

Nuovo decreto Draghi per gli stipendi: cosa succede entro agosto

"Faremo un nuovo decreto legge, corposo nella quantità e nelle misure", assicura Garofoli, uomo di fiducia del premier. Palazzo Chigi pensa a un'azione complessiva per sostenere il potere d'acquisto delle famiglie: salario minimo, cuneo fiscale, reddito di cittadinanza. Tutte le ipotesi

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli, uomo di fiducia del premier Mario Draghi e vero regista dei provvedimenti che passano da Palazzo Chigi, non usa giri di parole, pur non potendo entrare nei dettagli: "A luglio faremo un nuovo decreto legge, corposo nella quantità e nelle misure". L'escutivo aspetta i dati sulla crescita: il Pil dovrebbe essere migliore del previsto e a quel punto ci saranno molte più risorse da investire rispetto agli 8-9 miliardi previsti finora. Lieviterebbe ad almeno 10 miliardi, forse anche 12. Il punto è che sembra essersi fatta definitivamente strada nell'esecutivo la convinzione che è impossibile aspettare l’autunno per alleviare il peso dell’inflazione galoppante sulle famiglie italiane. Cosa ci sarà dunque nel nuovo, "corposo", decreto? Sono previsti interventi per tagliare ancora le accise sulla benzina, ma anche una prima mossa sui salari che troverà compimento nella legge di bilancio. Draghi e Franco contano già su 8 miliardi circa di extragettito, grazie all’andamento positivo dei conti da inizio 2022.

Nuovo decreto entro fine luglio

Il 12 luglio, di mattina, Draghi riceverà a Palazzo Chigi i segretari di Cgil, Cisl e Uil per parlare di salari e inflazione. Il decreto di luglio andrà nella direzione di sostenere il potere d’acquisto delle famiglie. Ogni tema in realtà è collegato agli altri: salario minimo, cuneo fiscale, reddito di cittadinanza, misure contro la denatalità. Al tavolo con Orlando, Franco e Draghi si affronteranno anche altri spunti: gli incentivi e il welfare aziendale, i premi di produttività, il possibile detassazione degli aumenti contrattuali e dei buoni pasto, le novità possibili su cassa integrazione e smart working.

Il salario minimo sarà, se si arrivare a una quadra, "all'italiana", seguendo lo spunto messo sul tavolo dal ministro del Lavoro Andrea Orlando: considerare dunque il trattamento economico complessivo (Tec) dei contratti collettivi nazionali firmati dai sindacati più rappresentativi, come livello di retribuzione minima sotto il quale in ciascun settore non si può scendere. In tal caso servirebbe una legge a fissare il principio e sui dettagli ci sarà da discutere, ma la proposta supererebbe i veti che hanno bloccato la proposta M5s di salario minimo per legge a 9 euro. Tale compromesso eviterebbe di impantanarsi nella scrittura di una legge generale sul salario minimo legale, impresa ardua per una maggioranza ampiamente ai titoli di coda. Si tratterebbe, in sintesi, di considerare il trattamento economico complessivo dei contratti collettivi nazionali firmati dai sindacati comparativamente più rappresentativi (o maggiormente, ancora deve essere sciolto il nodo), per farne una media, che agisce da livello di retribuzione minima sotto cui non si può andare in ciascun settore. Si registra il pieno sostegno della Cgil, ma la modalità è criticata dalla Cisl, dalla Uil e da una parte delle associazioni datoriali.

Il taglio del cuneo fiscale

Il tanto discusso taglio del cuneo fiscale nei piani del Partito democratico dovrebbe portare, conti alla mano, una mensilità in più ma solo ai redditi medio-bassi. La richiesta dei sindacati è che dovrebbe essere fiscale, non contributivo, per non pesare in alcun modo sulle pensioni. Il taglio del cuneo fiscale è un tema complesso: Confindustria e tutti i partiti della maggioranza lo invocano, ma c'è un "piccolissimo problema" di vedute divergenti: il Pd e voci "di sinistra" chiedono un taglio a favore dei lavoratori, mentre Lega e Forza Italia chiedono che contestualmente vengano sgravate anche le imprese.  Secondo le imprese il problema è tutto nel “cuneo fiscale”, ossia la differenza tra quanto un datore di lavoro versa al lordo (ossia incluse tasse, contributi sociali a carico dello stesso lavoratore e del datore di lavoro, etc) e il netto, ovvero la somma che finisce nelle tasche del dipendente. Sul fronte sindacale la Cgil propone di finanziare gli aumenti principalmente tassando le rendite finanziarie. Anche istituzioni “insospettabili” come Ocse o Fondo monetario internazionale suggeriscono di spostare parte del carico fiscale dai redditi da lavoro a quelli da capitale. Per quel che riguarda le tasse che impattano sulle buste paga, i sindacati chiedono che la riduzione sia per i lavoratori ma fiscale e non contributiva, per evitare brutte sorprese dal punto di vista pensionistico. 

La certezza è che entro agosto arrivano le nuove norme contro il caro energia e per le bollette: la proroga dei crediti d’imposta energetici per le imprese e dello scontro sulla benzina che scade a inizio agosto. Dipenderà da quanti soldi ci saranno: se venisse confermato uno 0,1% di crescita, come nel primo trimestre dell'anno, la recessione non sarebbe più una prospettiva ma si continuerebbe comunque a navigare a vista, senza grossi margini di manovra. Se al contrario la crescita si aggirasse tra lo 0,3% e lo 0,5%, non solo proietterebbe il Pil annuo intorno al 3%, ma permetterebbe al governo di fare entro fine luglio un decreto più massiccio (quello di cui parla Garofoli) a sostegno della crescita.

Il decreto in arrivo a fine luglio sarà una sorta di anticipo della manovra d'autunno. Nei piani del premier, dovrebbe disinnescare gli ultimatum più o meno espliciti dei partiti di maggioranza sulle emergenze sociali. Il segretario della Cgil Maurizio Landini ieri ha ricordato di aver "lavorato molto bene con il governo Conte", mentre "quello attuale non ci ascolta". Una stilettata che non ha fatto piacere a Draghi, e la sensazione è che il presidente del Consiglio voglia rilanciare la promessa di un patto sociale, fatta un anno e mezzo fa, e poi abbandonata nel corso dei mesi. Il quadro, a causa della guerra, della crisi energetica e delle materie prime è molto complesso. E' dunque sul cuneo fiscale che dal premier potrebbe arrivare un segnale forte, evitando però di aggiungere inflazione a inflazione, caricando sui salari un'illusione monetaria.

Settimana calda per il governo

La settimana si preannuncia calda per l'esecutivo: per il decreto Aiuti oggi si vota la fiducia alla Camera (con l'annunciata astensione grillina). Giovedì tocca invece al Senato per il via libera definitivo. C'è il fronte aperto sul tema dei taxi in vista delle nuove norme contenute nel ddl concorrenza. E come se non bastasse il progetto Ius scholae (che probabilmente resterà tale) e una prima proposta di legalizzare l'autocoltivazione di cannabis agitano la sfilacciata maggioranza che sostiene il premier. "Il centrodestra continua ogni giorno a minacciare barricate sul Ius scholae e sulla mia legge sull'autocoltivazione di cannabis, che non sarebbero una priorità per i cittadini italiani. Ma per capire che si tratta solo di propaganda, anche piuttosto stucchevole, basta leggere il calendario dei lavori della Camera", commenta Riccardo Magi, presidente e deputato di +Europa. "Quasi sicuramente infatti - spiega Magi -, queste due proposte di legge, che affrontano grandi questioni sociali, non andranno al voto prima della pausa estiva: saranno rinviate per discutere di temi come la disciplina del volo da diporto, l'ottavo centenario della morte di San Francesco d'Assisi o la Giornata alla memoria dei caduti del Grande Torino".

Prima di giovedì Conte attende in ogni caso un segnale da Draghi​: impegni su reddito di cittadinanza, superbonus e salario minimo. "Non restiamo per farci schiaffeggiare", conferma il presidente del Movimento. "Da domani noi voteremo solo e soltanto quello che serve all'Italia e agli italiani, il resto lo lasciamo votare a Pd e M5S", gli fa eco il segretario della Lega Matteo Salvini.

Ma che segnale si aspettano in concreto i grillini? Come racconta oggi Repubblica,  è difficile per non dire impossibile un decreto ad hoc sul Superbonus, come veniva ipotizzato fino a venerdì nel quartier generale di Campo Marzio. Il governo sta lavorando sul tema, ma i tempi sono troppo stretti: "Ecco perché nell’inner circle contiano ieri spiegavano che in fondo andrebbe bene anche una conferenza stampa. Con un paio di aperture di Draghi a difesa del reddito di cittadinanza (su cui ieri sono tornati, via social, sia Grillo che Conte) e sui salari, dopo il vertice di domani con i sindacati". Con una sola certezza: in questa legislatura non esiste un altro governo Draghi rispetto a quello attuale, magari senza il M5s.

Anche per questo i "pontieri" del Pd sono al lavoro per evitare lo strappo. I Dem tendono una mano ai pentastellati che - consegnato il documento con le loro nove priorità al premier Mario Draghi - hanno un piede dentro e uno fuori dall'esecutivo. Basta con i politicismi, è il messaggio del partito democratico che, che indicano una via concreta per uscire dall'impasse: lavorare sui temi, "dando risposte sui salari e sul welfare". Occhi puntati dunque sul prossimo decreto: da quel testo potrebbe dipendere la sopravvivenza dell'esecutivo. Intanto si torna a parlare sul serio di politica dei redditi: non è mai una cattiva notizia.

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