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Venerdì, 26 Aprile 2024
Economia

Pensioni, il rischio di perdere il sussidio di disoccupazione con quota 100

Naspi e quota 100: cosa succede? In attesa di una circolare dell'Inps, facciamo chiarezza

La Naspi - nuova assicurazione sociale per l'impiego - è l'indennità di disoccupazione introdotta dal Jobs Act: è riconosciuta ai lavoratori dipendenti in caso di cessazione involontaria dell'attività lavorativa e dal 2015 ha sostituito le prestazioni economiche precedentemente esistenti. Viene erogata dall'Inps per un numero di settimane pari alla metà delle settimane contributive presenti negli ultimi quattro anni. Non si calcolano i periodi contributivi che hanno già dato diritto a prestazioni di disoccupazione. Questo sussidio di disoccupazione è rimasto pressoché invariato anche per il 2019.

Pensioni, Naspi e quota 100: cosa succede?

Fin qui tutto chiaro. La domanda che ci poniamo è: la Naspi si perde con quota 100? C'è il rischio che con l’entrata in vigore del decreto 4/2019, il diritto alla Naspi si perda al compimento del 62esimo anno di età se nel contempo si hanno 38 anni di contribuzione, ossia al raggiungimento dei requisiti di Quota 100. Si tratta ancora di indiscrezioni ma, salvo diversa comunicazione da parte dell’Inps o del Ministero del Lavoro, tutto lascia pensare che sarà effettivamente così. Per capire qual è il motivo di questa "supposizione", dobbiamo partire da quanto stabilito dal D.lgs 22/2015 che disciplina l’indennità di disoccupazione Naspi. Qui si legge che in ogni caso - anche se la Naspi è in corso di godimento - il diritto all’indennità di disoccupazione si perde al raggiungimento del diritto alla pensione, ossia a 67 anni e 20 anni di contributi (pensione di vecchiaia) o in alternativa una volta raggiunti i 42 anni e 10 mesi (un anno in meno per le donne) richiesti per la pensione anticipata.

Pensioni, importo medio ed età: facciamo parlare i numeri 

C’è chi ritiene quindi che con l’introduzione di Quota 100 si aggiunge un’altra casistica che comporta la perdita della Naspi, ossia - come anticipato - quando si raggiungono i requisiti previsti (62 anni di età e 38 anni di contribuzione) per l’accesso a questa nuova opzione di pensionamento anticipato. Qualora fosse, in realtà, il diritto alla Naspi si perderebbe dopo tre mesi dal raggiungimento dei suddetti requisiti, poiché c’è da considerare anche la finestra mobile trimestrale.

Tuttavia, c’è un precedente che potrebbe cambiare le carte in tavola: nel 2015, con la circolare n°142, l’Inps ha specificato che il diritto alla Naspi non si perde una volta maturati i requisiti per l’Opzione Donna dal momento che questa va intesa come un regime facoltativo. In tal caso, quindi, l’indennità di disoccupazione si perde solamente se la lavoratrice fa domanda di accesso alla misura e solamente nel momento in cui decorre il primo assegno previdenziale. Lo stesso potrebbe valere per Quota 100, ma non è da escludere che quest’ultima venga considerata al pari di pensione di vecchiaia e anticipata comportando così la decadenza dell’indennità. Al momento, in attesa di una circolare esplicativa dell’Inps, dare una risposta definitiva in merito è cosa ardua.

Come funziona la Naspi per pensionati: tutte le cose da sapere

In tema di sussidi legati al lavoro c'è un altro caso, un altro rischio, legato stavolta al decreto che istituisce il reddito di cittadinanza. E ve ne parlavamo in questo articolo. Con il decretone istitutivo del reddito di cittadinanza sono state bloccate - già dal 29 gennaio - le richieste dell'assegno di ricollocazione, il voucher di importo fino a 5mila euro che permette ai disoccupati di riqualificarsi professionalmente e rientrare nel mondo del lavoro. A risentirne saranno i disoccupati non abbastanza poveri da rientrare nei requisiti che danno il diritto d'accesso al reddito di cittadinanza e che non potranno fare ricorso all'aiuto alla ricerca di un posto di lavoro che l'assegno di ricollocazione poteva assicurare. Ma non solo: le nuove misure di sostegno sono limitate a soggetti poco occupabili, lasciando scoperte le vittime degli esuberi aziendali (in genere 40-50enni).

Per approfondire:

I nuovi esodati del reddito di cittadinanza: non abbastanza poveri e senza più assegno di ricollocazione

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